Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

I tre santi Re Magi dall'Oriente

I tre santi Re Magi dall'Oriente
Chisedono in ogni piccola città:
"Cari ragazzi e giovinette, dite,
la strada per Betlemme è per di qua? "

Ma i giovani ed i vecchi non lo sanno
E i tre Re Magi sempre avanti vanno;
ma una cometa d'oro li conduce
che lassù chiara e amabile riluce.

La stella sulla casa di Giuseppe
Ecco s'arresta: là devono entrare.
Il bovetto muggisce, il bimbo strilla,
e i tre Re Magi prendono a cantare.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Vede perfettamente onne salute

    Vede perfettamente onne salute
    chi la mia donna tra le donne vede;
    quelle che vanno con lei son tenute
    di bella grazia a Dio render merzede.
    E sua bieltate è di tanta vertute,
    che nulla invidia a l'altre ne procede,
    anzi le face andar seco vestute
    di gentilezza, d'amore e di fede.
    La vista sua fa onne cosa umile;
    e non fa sola sé parer piacente,
    ma ciascuna per lei riceve onore.
    Ed è ne li atti suoi tanto gentile,
    che nessun la si può recare a mente,
    che non sospiri in dolcezza d'amore.
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      Scritta da: Marzia Ornofoli
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Les silhouettes

      Il mare è sriato di sbarre grig,
      Stonato e cupo è il vento.
      Come una foglia appassita, la luna
      Passa sulla baia di tempesta.
      Tagliandosi sulla sabbia pallida
      Resta una barca nera: un ragazzino
      Ridendo vi si arrampica,
      Le mani bagnate luccicanti.
      E là dove stridendo gli uccelli,
      Sull'erba scura passano
      i giovani abbronzati mietitori,
      Come silhouettes contro il cielo.
      Composta venerdì 7 agosto 2009
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        Scritta da: Antonella Marotta
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        A volte mentre vado al sole
        e gli aspetti del mondo accolgo e il cuore
        quasi m'opprime l'amorosa ressa,
        ombra il sole ecco farsi l'ombra, gelo.

        Un cieco mi par d'essere che va
        lungo la sponda d'un immenso fiume.
        Scorrono sotto l'acque maestose;
        ma non le vede lui: il poco sole
        lui si prende beato. E se gli giunge
        a tratti mormorar d'acque, lo crede
        ronzio d'orecchi illusi.

        Perché a me par vivendo questa mia
        povera vita, un'altra rasentarne
        come nel sonno; e che quel sonno sia
        la mia vita presente.

        Un vago sentimento allor mi coglie,
        uno sgomento pueril.
        Mi siedo
        dove sono, sul ciglio della strada,
        miro il misero mio angusto mondo
        e carezzo con man che trema l'erba.
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          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori,
          Le cortesie, l'audaci imprese io canto
          Che furo al tempo che passano i Mori
          D'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
          Seguendo l'ire e i giovenil furori
          D'Agramante lor re, che si diè vanto
          Di vendicar la morte di Troiano
          Sopra re Carlo imperator romano.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Al sole

            Scritto e pubblicato nel 1797.

                 Alfin tu splendi, o Sole, o del creato
            Anima e vita, immagine sublime
            Di Dio, che sparse la tua faccia immensa
            Di sua luce infinita! Ore e Stagioni,
            Tinte a vari color danzano belle
            Per l'aureo lume tuo misuratore
            De' secoli, e de' secoli scorrenti,
            Alfin tu splendi! tempestoso e freddo
            Copria nembo la terra; a gran volute
            Gravide nubi accavallate il cielo
            Empian di negre liete, e brontolando
            Per l'ampiezza dell'aere tremendi
            Rotolavano i tuoni, e lampi lampi
            Rompeano il bujo orribile. - Tacea
            Spaventata natura; il ruscelletto
            Timido e lamentevole fra l'erbe
            Volgeva il corso, nè stormian le frondi
            Per la foresta, nè dall'atre tane
            Sporgean le belve l'atterrita fronte. -
            Ulularono i venti, e ruinando
            Fra grandini, fra folgori, fra piove
            La bufera lanciosse, e riottoso
            Diffuse il fiume le gonfie e spumose
            Onde per le campagne, e svelti i tronchi
            Striderono volando, e da’ scommossi
            Ciglion dell'ondeggianti audaci rupi
            Piombàr torrenti, che spiccati massi
            Coll'acque strascinarono. Dal fondo
            D'una caverna i fremiti e la guerra
            Degli elementi udii; Morte su l'antro
            Mi s'affacciò gigante; ed io la vidi
            Ritta: crollò la testa e di natura
            L'esterminio additommi. - In ciel spiegasti,
            O Sol, tua fronte, e la procella orrenda
            Ti vide e si nascose, e i paurosi
            Irti fantasmi sparvero.... ma quanti
            Segni di lutto su i vedovi campi,
            Oimè, il nembo lasciò! Spogli di frutta,
            Aridi, e mesti sono i pria sì vaghi
            Alberi gravi, e le acerbette e colme
            Promettitrici di liquor giocondo
            Uve giacciono al suol; passa 1'armento
            E le calpesta; e istupidito e muto
            L'agricoltore le contempla e geme.

                 Intanto scompigliata, irta e piangente
            Te, o Sol, ripriega la Natura, e il tuo
            Di pianto asciugator raggio saluta;
            E tu la accendi, e si rallegra e nuovi
            Prometto frutti e fior. Tutto si cangia,
            Tutto père quaggiù! Ma tu giammai,
            Eterna lampa, non ti cangi? mai?
            Pur verrà dì che nell'antiquo vòto
            Cadrai del nulla, allor che Dio suo sguardo
            Ritirerà da te: non più le nubi
            Corteggeranno a sera, i tuoi cadenti
            Raggi su l'Oceàno; e non più l'Alba
            Cinta di un raggio tuo, verrà su l'Orto
            Ad annunziar che sorgi. Intanto godi
            Di tua carriera: oimè! ch'io sol non godo
            De' miei giovani giorni: io sol rimiro
            Gloria e piacere, ma lugubri e muti
            Sono per me, che dolorosa ho l'alma.
            Sul mattin della vita io non mirai
            Pur anco il Sole; e omai son giunto a sera
            Affaticato; e sol la notte aspetto
            Che mi copra di tenebre e di morte
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Il Sole

              Lungo il vecchio sobborgo, ove le persiane pendono dalle
              catapecchie rifugio di segrete lussurie, quando il sole
              crudele batte a raggi raddoppiati sulla città e i campi, sui
              tetti e le messi, io mi esercito tutto solo alla mia fantastica scherma, annusando dovunque gli imprevisti della rima,
              inciampando nelle parole come nel selciato, urtando
              qualche volta in versi a lungo sognati.

              Questo padre fecondo, nemico di clorosi, sveglia nei campi
              i vermi e le rose, fa svaporare gli affanni verso il cielo,
              immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a
              ringiovanire coloro che vanno con le grucce e a renderli
              allegri, dolci come fanciulli, lui a ordinare alle messi di
              crescere e maturare entro il cuore immortale che vuol
              sempre fiorire.

              Quando, simile a un poeta, scende nelle città, nobilita le
              cose più vili e s'introduce da re senza rumore, senza paggi,
              entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.
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