Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Elisa Iacobellis
in Poesie (Poesie d'Autore)
Onde dorate, e l'onde eran capelli,
navicela d'avorio un dì fendea;
una man pur d'avorio la reggea
per quaasi errori preziosi e quelli;

E mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l'or de le rotte fila Amor cogliea,
per formarne catene à suoi ribelli.

Per l'aureo mar, che rincrespando apria
il procelloso suo biondo tesoro,
agitato il mio core a morte gìa.

Ricco naufragio, in cui sommerso ì moro,
poich'almen fur ne la tempesta mia
di diamante lo scoglio e 'l golfo d'oro.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Gesù Bambino

    Gesù Bambino, come dobbiamo essere
    Se vogliamo vedere Dio Padre:
    accordaci allora di rinascere

    come puri infanti, nudi, senz'altro rifugio
    che una stalla, e senz'altra compagnia
    che un asino e un bue, umile coppia;

    d'avere infinita ignoranza
    e l'incommensurabile debolezza
    per cui l'umile infanzia è benedetta;

    di non agire senza che nonnulla ferisca
    la nostra carne tuttavia innocente
    ancora perfino d'una carezza,

    senza che il nostro misero occhio non senta
    dolorosamente perfino il chiarore
    dell'alba impallidire appena,

    della sera che cade, suprema luce,
    senza provare altra voglia
    che d'un lungo sonno tiepido e smorto…

    Come puri infanti che l'aspra vita
    destina – a quale meta tragica
    o felice? – folla asservita

    o libera truppa, a quale calvario?
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Parabola

      Il bimbo guarda fra le dieci dita
      la bella mela che vi tiene stretta;
      e indugia - tanto è lucida e perfetta -
      a dar coi denti quella gran ferita.

      Ma dato il morso primo ecco s'affretta:
      e quel che morde par cosa scipita
      per l'occhio intento al morso che l'aspetta...
      E già la mela è per metà finita.

      Il bimbo morde ancora - e ad ogni morso
      sempre è lo sguardo che precede il dente -
      fin che s'arresta al torso che già tocca.

      "Non sentii quasi il gusto e giungo al torso! "
      Pensa il bambino... Le pupille intente
      ogni piacere tolsero alla bocca.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Odi che il bronzo rimbombando langue,
        E l'ultimo momento
        Morte si strappa, e sul tuo volto esangue
        Stende le man:... sei spento.

        Urlan le furie accapigliate, e intorno
        Stanti con folta notte,
        Chè alfine di putredine il soggiorno
        Con gli abissi t'inghiotte.

        O tu, folle! sperasti altro compenso
        Dall'empietà che teco
        Negra impresa di sangue, e volo immenso
        Tentò eretta del cieco

        Ardir su l'ali? accumulare i scempi
        Dè tiranni piú rei,
        Non re, sapesti; ma percoton gli empi
        Non chimerici Dei.

        Invan gloria sognasti, il grido invano
        Tu dè secoli udisti,
        Ch'or plausi turpi d'uno stuolo insano
        A esecrazion van misti.

        Vincesti? e invan; regnasti? e invan, superbo,
        Chè con destra di possa
        Dè giusti il Dio del tuo comando acerbo
        La catena ha già scossa.

        Veggio l'empio seder amplo in suo orgoglio
        Qual di monte ombra in campo;
        Sublime al par di cedro erge suo soglio;
        Ma squarcia l'aer un lampo;

        Tosto il veggio tremar, piombar, sotterra
        Cacciarsi al divin foco;
        Invan lo sguardo mio cercandol erra,
        Nemmen conosco il loco.
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          Scritta da: Katy X
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Me ne sono andato io,
          è vero.
          Io non ho voluto combattere
          la mia battaglia,
          non ho saputo difenderti
          fino in fondo.
          Ma a volte
          se penso a dove potresti
          essere ora, o con chi...
          se immagino che magari
          stai baciando un altro
          o lo stai andando a prendere
          perché lui ha preparato una sorpresa...
          provo un dolore,
          una piccola fitta di gelosia.
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            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Perché l'età ne'nvola
            il desir cieco e sordo,
            con la morte m'accordo,
            stanco e vicino all'ultima parola.
            L'alma che teme e cola
            quel che l'occhio non vede,
            come da cosa perigliosa e vaga,
            dal tuo bel volto, donna, m'allontana.
            Amor, ch'al ver non cede,
            di nuovo il cor m'appaga
            di foco e speme; e non già cosa umana
            mi par, mi dice, amar...
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              Scritta da: Marzia Ornofoli
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              È pieno inverno

              È pieno inverno, sono nudi gli alberi
              Tranne là dove si rifugia il gregge
              Stringendosi sotto il pino.
              Belano le pecore nella neve fangosa
              Addossate al recinto. La stalla è chiusa
              Ma strisciando i cani tremanti escono fuori,
              Scendono al ruscello gelato. Per ritornare
              Sconsolati indietro. Avvolti in un sospiro
              Sembrano i rumori dei carri, le grida dei pastori.
              Le cornacchie stridono in cerchi indifferenti
              Intorno al pagliaio gelato. O si acquattano
              Sui rami sgocciolanti. Si rompe il ghiaccio
              Tra le canne dello stagno dove sbatte le ali il tarabuso
              e allungando il collo schiamazza alla luna.
              Saltella sui prati una povera lepre,
              Piccola macchia scura impaurita
              e un gabbiano sperso, come una folata improvvisa
              Di neve, si mette a gridare contro il cielo.
              Composta martedì 11 agosto 2009
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Quasi un madrigale

                Il girasole piega a occidente
                e già precipita il giorno nel suo
                occhio in rovina e l'aria dell'estate
                s'addensa e già curva le foglie e il fumo
                dei cantieri. S'allontana con scorrere
                secco di nubi e stridere di fulmini
                quest'ultimo gioco del cielo. Ancora,
                e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
                degli alberi stretti dentro la cerchia
                dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
                e sempre quel sole che se ne va
                con il filo del suo raggio affettuoso.

                Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
                la memoria risale dalla morte,
                la vita è senza fine. Ogni giorno
                è nostro. Uno si fermerà per sempre,
                e tu con me, quando ci sembri tardi.
                Qui sull'argine del canale, i piedi
                in altalena, come di fanciulli,
                guardiamo l'acqua, i primi rami dentro
                il suo colore verde che s'oscura.
                E l'uomo che in silenzio s'avvicina
                non nasconde un coltello fra le mani,
                ma un fiore di geranio.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie d'Autore)

                  A mia madre dalla sua casa

                  M'accoglie la tua vecchia, grigia casa
                  steso supino sopra un letto angusto,
                  forse il tuo letto per tanti anni. Ascolto,
                  conto le ore lentissime a passare,
                  più lente per le nuvole che solcano
                  queste notti d'agosto in terre avare.

                  Uno che torna a notte alta dai campi
                  scambia un cenno a fatica con i simili,
                  infila l'erta, il vicolo, scompare
                  dietro la porta del tugurio. L'afa
                  dello scirocco agita i riposi,
                  fa smaniare gli infermi ed i reclusi.

                  Non dormo, seguo il passo del nottambulo
                  sia demente sia giovane tarato
                  mentre risuona sopra pietre e ciottoli;
                  lascio e prendo il mio carico servile
                  e scendo, scendo più che già non sia
                  profondo in questo tempo, in questo popolo.
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