Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'uccellino del freddo

Viene il freddo. Giri per dirlo
tu, sgricciolo, intorno le siepi;
e sentire fai nel tuo zirlo
lo strido di gelo che crepi.
Il tuo trillo sembra la brina
che sgrigiola, il vetro che incrina...
trr trr trr terit tirit...
Viene il verno. Nella tua voce
c'è il verno tutt'arido e tecco.
Tu somigli un guscio di noce,
che ruzzola con rumor secco.
T'ha insegnato il breve tuo trillo
con l'elitre tremule il grillo...
trr trr trr terit tirit...
Nel tuo verso suona scrio scrio,
con piccoli crepiti e stiocchi,
il segreto scricchiolettio
di quella catasta di ciocchi.
Uno scricchiolettio ti parve
d'udirvi cercando le larve...
trr trr trr terit tirit...
Tutto, intorno, screpola rotto.
Tu frulli ad un tetto, ad un vetro.
Così rompere odi lì sotto,
così screpolare lì dietro.
Oh! lì dentro vedi una vecchia
che fiacca la stipa e la grecchia...
trr trr trr terit tirit...
Vedi il lume, vedi la vampa.
Tu frulli dal vetro alla fratta.
Ecco un tizzo soffia, una stiampa
già croscia, una scorza già scatta.
Ecco nella grigia casetta
l'allegra fiammata scoppietta...
trr trr trr terit tirit...
Fuori, in terra, frusciano foglie
cadute. Nell'Alpe lontana
ce n'è un mucchio grande che accoglie
la verde tua palla di lana.
Nido verde tra foglie morte,
che fanno, ad un soffio più forte...
trr trr trr terit tirit...
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    Scritta da: Anna Alleva
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Compianto per Ignazio Sánchez Mejías - il sangue sparso

    Non voglio vederlo!
    Di' alla luna che si mostri;
    non voglio vedere il sangue
    d'Ignazio sopra l'arena.
    Non voglio vederlo!
    È spalancata la luna.
    Cavallo di calme nubi
    e circo grigio del sogno
    con salici in prima fila.
    Non voglio vederlo!
    Il mio ricordo si brucia.
    Avvisate i gelsomini
    di minuscolo candore!
    Non voglio vederlo!
    La vacca del vecchio mondo
    passava la triste sua lingua
    sopra un muso di grumi
    di sangue in terra versato.
    Ed i tori di Guisando,
    quasi morte e quasi pietra,
    mugghiaron come due secoli
    sazi di premere il suolo.
    No.
    Non voglio vederlo!
    Sale Ignazio sui gradini,
    tutta la sua morte a spalla.
    Andava in cerca dell'alba
    e l'alba non esisteva.
    Cerca il suo fermo profilo
    e il sogno lo disorienta.
    Il suo bel corpo cercava
    e trovò il suo sangue aperto.
    Non ditemi di vederlo!
    Non voglio sentire il getto
    che sempre più s'affioca;
    il getto che le tribune
    illumina e si riversa
    sopra il fustagno ed il cuoio,
    della folla sitibonda.
    Chi mi grida di mostrarmi!
    Non ditemi di vederlo.
    Non si chiusero i suoi occhi
    nel vedersi lì le corna;
    ma le terribili madri
    rizzarono allora il capo.
    Ed attraverso gli allevamenti
    corse un vento di voci segrete,
    a tori celesti gridate
    da mandriani di pallida nebbia.
    Non principe di Siviglia
    potrebbe essergli pari,
    né spada come la sua
    né cuore del suo più vero.
    Come un fiume di leoni
    il suo stupendo vigore,
    e come un torso di marmo
    la sua lineata saggezza.
    Aria di Roma andalusa
    gli dorava la testa
    dove il suo riso era un nardo
    di sale e d'intelligenza.
    Che gran torero in arena!
    Che buon montanaro ai monti!
    Quanto mite con le spighe!
    Quanto duro con gli sproni!
    Tenero con la rugiada!
    Che bagliore nella fiera!
    Quanto tremendo con l'ultime
    banderillas della tenebra!
    Ma ora dorme in eterno.
    Ora i muschi e l'erba dischiudono
    con loro dita sicure
    il fiore del suo teschio.
    E il suo sangue ora viene cantando:
    cantando per maremme e praterie,
    sdrucciolando su corna intirizzite;
    senz'anima vacilla nella nebbia.
    In migliaia di zoccoli inciampando
    come una lunga, oscura, triste lingua,
    per formare una pozza d'agonia
    presso il Guadalquivir del firmamento.
    Oh bianco muro di Spagna!
    Oh nero toro di pena!
    Oh sangue duro d'Ignazio!
    Oh usignolo delle sue vene!
    No.
    Non voglio vederlo!
    Un calice non v'è che lo contenga,
    non vi son rondinelle che lo bevano,
    non v'è brina di luce che lo geli,
    non di gigli v'è canto né diluvio,
    non cristallo che lo copra d'argento.
    No.
    Io non voglio vederlo!
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      Scritta da: Marzia Ornofoli
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Vita nuova da rosa mistica

      Stavo dinanzi al mare arido e le onde
      Con gli spruzzi sul viso nei capelli
      Mi colpivano. Lunghi fuochi rossi
      Ardevano nel cielo, urlava il vento.
      Verso terra stridevano i gabbiani.
      "Perché" gridai "la mia vita è di dolore,
      e come il mare i miei campi turbinosi
      Non producono alcun frutto?"
      Erano lacere, squartate le mie reti.
      Tuttavia, come un ultimo dado le gettai
      Nel mare, e attesi.
      Non la fine apparve, lo splendore
      Dalle acque nere del passato
      Emerse in membra candide!
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        Scritta da: Rosita Matera
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La fotocamera di Izis

        La fotocamera di Izis è una scatola magica.
        Dalle sue mani fioriscono
        come per incanto
        esseri e cose
        che si aprono e si animano
        come quei fiori di carta giapponesi che,
        posti in un bicchier d'acqua,
        diventano all'istante esseri o cose
        di un immediato passato.
        Più tardi,
        deposte fra le pagine di un libro,
        sembrano dormire nei loro letti di carta.
        Ma il lettore apre il libro
        e le ridesta alla vita quando vuole,
        e le riconosce
        anche se non le ha mai viste prima.
        Composta mercoledì 9 agosto 2017
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          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Più degna di vederlo, potrò essere
          Perché il lungo Impedimento - la Grazia - in Me -
          Con Estati, e con Inverni, farà crescere,
          Trascorso qualche Anno - Un aspetto mi darà

          Da farmi la più bella della Terra -
          l'Attesa - allora - apparirà così preziosa
          Che attribuirò una pena dimezzata
          Alla colpa di esser stata scelta - allora -

          è tempo di pregustare il Suo Sguardo -
          Dapprima - Delizia - e poi - Sorpresa -
          Quel volgersi ripetuto al mio volto
          Per Accertare che sia la Grazia -

          Lasciata dietro di sé Un Giorno - Tanto minore
          Da cercare la Prova, che Quella - sia Questa -

          Io devo solo non diventare così nuova
          Da farlo sbagliare - e chiedere di me
          a me - quando subito verso la Porta
          Andrò - per non andare più Altrove -

          Io devo solo non tramutarmi in così bella
          Da farlo sospirare - "l'Altra - Lei - Dov'è?"
          L'Amore, tuttavia, m'istruirà a dovere
          Sarò perfetta - ai Suoi occhi -

          Se Egli percepirà l'altra Verità -
          In una più Eccellente Gioventù -

          Com'è dolce non essersi privata Invano -
          Ma guadagnare - con la perdita - Col Dolore - ottenere -
          La Bellezza che Lo compensi al meglio -
          La Bellezza della Domanda - Acquietata.
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