Poesie d'Autore migliori


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie d'Autore)

Il desiderio

Io non invidio ai vati
Le lodi e i sacri allori,
Nè curo i pregi e gli ori
D'un duce o d'un sovran.
     Saran miei dì beati
Se avrò il mio crine cinto
Di serto vario-pinto
Tessuto di tua man.
     Saran miei dì beati
Se in mezzo a bosco ombroso
Il volto tuo vezzoso
Godrommi a contemplar.
     Che bel vederci allora
Mille cambiar sembianti,
E direi: O cori amanti,
Cessate il palpitar!
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    Scritta da: L'auretta XXX
    in Poesie (Poesie d'Autore)
    I cinquant'anni sono come
    L'ultima ora del pomeriggio,
    quando il sole tramontato
    ci dispone spontaneamente alla riflessione.
    Nel mio caso, tuttavia,
    il crepuscolo mi induce al peccato.
    Forse per questo,
    arrivata alla cinquantina,
    medito sul mio rapporto
    con il cibo e l'erotismo,
    le debolezze della carne,
    che più mi tentano,
    anche se, a ben guardare, non sono quelle
    che più ho praticato.
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      Scritta da: Marzia Ornofoli
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Vita nuova da rosa mistica

      Stavo dinanzi al mare arido e le onde
      Con gli spruzzi sul viso nei capelli
      Mi colpivano. Lunghi fuochi rossi
      Ardevano nel cielo, urlava il vento.
      Verso terra stridevano i gabbiani.
      "Perché" gridai "la mia vita è di dolore,
      e come il mare i miei campi turbinosi
      Non producono alcun frutto?"
      Erano lacere, squartate le mie reti.
      Tuttavia, come un ultimo dado le gettai
      Nel mare, e attesi.
      Non la fine apparve, lo splendore
      Dalle acque nere del passato
      Emerse in membra candide!
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        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La tragedia delle foglie

        Mi destai alla siccità e le felci erano morte,
        le piante in vaso gialle come grano;
        la mia donna era sparita
        e i cadaveri dissanguati delle bottiglie vuote
        mi cingevano con la loro inutilità;
        c'era ancora un bel sole, però,
        e il biglietto della padrona ardeva d'un giallo caldo
        e senza pretese; ora quello che ci voleva
        era un buon attore, all'antica, un burlone capace di scherzare
        sull'assurdità del dolore; il dolore è assurdo
        perché esiste, solo per questo;
        sbarbai accuratamente con un vecchio rasoio
        l'uomo che un tempo era stato giovane e,
        così dicevano, geniale; ma
        questa è la tragedia delle foglie,
        le felci morte, le piante morte;
        ed entrai in una sala buia
        dove stava la padrona di casa
        insultante e ultimativa,
        mandandomi all'inferno,
        mulinando i braccioni sudati
        e strillando
        strillando che voleva i soldi dell'affitto
        perché il mondo ci aveva tradito
        tutt'e due.
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          Scritta da: Rosita Matera
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          La fotocamera di Izis

          La fotocamera di Izis è una scatola magica.
          Dalle sue mani fioriscono
          come per incanto
          esseri e cose
          che si aprono e si animano
          come quei fiori di carta giapponesi che,
          posti in un bicchier d'acqua,
          diventano all'istante esseri o cose
          di un immediato passato.
          Più tardi,
          deposte fra le pagine di un libro,
          sembrano dormire nei loro letti di carta.
          Ma il lettore apre il libro
          e le ridesta alla vita quando vuole,
          e le riconosce
          anche se non le ha mai viste prima.
          Composta mercoledì 9 agosto 2017
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Inno

            Al mattino, al meriggio, al fosco crepuscolo -
            tu hai udito il mio inno, Maria!
            In affanno e letizia - nel bene e nel male -
            tu, madre di Dio, ancora rimani con me!
            Quando più liete per me scorrevan le Ore,
            e non una nuvola oscurava il mio cielo,
            la tua grazia trepida guidava a te
            l'anima mia perché non si smarrisse;
            e ora che il Destino per me più addensa
            le sue tempeste e in me confonde presente
            e passato, fa' che almeno risplenda il futuro
            e per me irraggi dolce speranza di te!
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva

              Solo, fra i mesti miei pensieri, in riva
              al mar là dove il tosco fiume ha foce,
              con Fido il mio destrier pian pian men giva;
              e muggìan l'onde irate in suon feroce.

              Quell'ermo lido, e il gran fragor mi empiva
              il cuor (cui fiamma inestinguibil cuoce)
              d'alta malinconia; ma grata, e priva
              di quel suo pianger, che pur tanto nuoce.

              Dolce oblio di mie pene e di me stesso
              nella pacata fantasia piovea;
              e senza affanno sospirava io spesso:

              quella, ch'io sempre bramo, anco parea
              cavalcando venirne a me dappresso...
              Nullo error mai felice al par mi fea.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Da "Avvento Notturno" Avorio

                Parla il cipresso equinoziale, oscuro
                e montuoso esulta il capriolo,
                dentro le fonti rosse le criniere
                dai baci adagio lavan le cavalle.
                Giù da foreste vaporose immensi
                alle eccelse città battono i fiumi
                lungamente, si muovono in un sogno
                affettuose vele verso Olimpia.
                Correranno le intense vie d'Oriente
                ventilate fanciulle e dai mercati
                salmastri guarderanno ilari il mondo.
                Ma dove attingerò io la mia vita
                ora che il tremebondo amore è morto?
                Violavano le rose l'orizzonte,
                esitanti città stavano in cielo
                asperse di giardini tormentosi,
                la sua voce nell'aria era una roccia
                deserta e incolmabile di fiori.
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