in Poesie (Poesie d'Autore)
E se le nostre mani
si stringessero
in un altro sogno
noi costruiremo
un'altra torre
... nel Cielo.
Composta domenica 21 novembre 2010
E se le nostre mani
si stringessero
in un altro sogno
noi costruiremo
un'altra torre
... nel Cielo.
C'è aria confusa e luce
dura tra gli oggetti
colorati che riempiono
immobili i mattini
i pomeriggi di case
in ombra dietro
strade trafficate
dal disordine che
lento divora
il tempo
nei labirinti delle stanze
delle mani
tese nell'ombra ad aspettare
che
passi questa noia.
Miché...
Guarda il cielo,
c'è una stella con le ali!
-No, non la vedo!
Miché...
Guarda! Sta venendo verso a noi con le ali stese
-No, non la vedo!
Miché...
Guarda! Ha le ali grandi bianchi che scintillano argentino nell'azzurro,
-No, non la vedo!
Miché...
Guarda! Si è posato sulla mia mano e mi inonda di luce bianca rutilante,
-No, non la vedo!
Miché... Si!
No la vedi, sono certa,
non sei uno di noi,
una luminosa stella con le ali,
un soave benedetto
Angelo!
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Ed è già ricordo
l'altro ieri
e giocavamo
ad immaginare,
i bimbi
nel salotto
ed erano felici.
Giocando a nascondino, scoprirono
la vita che stavano vivendo.
Fuori c'era il sole, ma d'entro me
il buio di un ricordo andato.
Si perde lo sguardo nel firmamento terreno
un calmo, lontano, colore unico.
Ben riconoscibili i versi di cornamuse,
sentori di vita, misti a sentori di sale.
Un vento freddo di Norvegia,
tanti fili d'erba mi urlano
la bellezza del mio mondo
sotto la pioggia di impavide onde.
Bussa alla porta dei sogni la realtà...
"ho di nuovo le ali, salterò nel vuoto per essere libera".
E mi sento solo,
solo alla ricerca di un bacio
tra i raggi dorati della luna,
perso nell'orizzonte
di un sorriso scomparso
fra le onde del mare,
l'amore vero dov'è?
Chissà se il vento mi salverà,
che significato ha la verità
se nel mio cuore non ho spazio
nemmeno per un altro amore.
Colori e giardini vagano nei miei pensieri,
voglio precipitare,
fuggire ed essere sotterrato
dalla pioggia fredda e bastarda
di quella notte di Novembre,
quanti sbagli hanno perseguitato
la mia innata adolescenza lasciandola
navigare fra le lacrime
di un povero naufrago
disperso nei confini
e gli orizzonti di un altro
lontano destino immerso ancora nei suoi occhi.
Ho voglia di soffrire ancora
di morire ancora
ma perché io piango
e tu non sei accanto a me,
io piango solo con le mie stelle
ormai scadute,
nascoste tra le conchiglie e la sabbia
che odora ancora di lacrime
salate e scomparse nelle mie mani
che nel inferno del mio strano passato
ricercavano ancora una volta
i tuoi sorrisi stuprati dai miei sospiri.
Fai la valigia e parti
porta con te solo il necessario.
Portati un sorriso,
una coperta calda,
un libro e un foglio bianco,
portati l'amore, quello che ti è rimasto...
e inizia il viaggio.
Regala il tuo sorriso a chi ne ha più bisogno,
e nutriti di quel che gli altri danno,
recati in ogni posto,
non tralasciare niente,
ascolta tutti suoni e guarda attentamente.
Dona tutto l'amore che hai portato,
vedrai che sarà più di quel che pensi.
Ascolta quel che l'animo ti dice
e tornerai felice.
Reciso resta a guardare il mondo.
Il colore scorre su quella mano che lo osserva.
Profumo di una vita,
respiro di dolcezza.
Petali di velluto segnano il cuore con il loro calore.
Un gesto improvviso,
una spina tagliente.
Una goccia di sangue.
Scorre lentamente.
Viaggio di dolore.
Cammino di quel colore che come fuoco, incendia l'anima.
Fiore che lentamente avvizzisce.
Ma che splendidamente
fa dono di se.
Un cespuglio,
un tappeto di foglie stese
sul pavimento umido e macchiato
dalle mille lacrime
di noi angeli senza ali
e stelle da perseguitare
C'era una volta un signore
seduto su quella panchina
abbandonata da un Dio scomparso
tra le onde del mare,
mi fermai e l'osservai
mi fece avvicinare
e mi raccontò la sua storia,
osservai i suoi occhi pieni di lacrime
trattenute da rimpianti e dolori
nascosti nel profondo del suo cuore,
con aria assorta e sofferente
mi disse: "osserva quel giardino
arancione, osserva i tulipani
e i girasoli che lo consacrano
e regnano tra le erbe
e il fango di mille diamanti sospesi
da quel raggio di sole che sostiene
perfino i nostri innoqui sentimenti,
ragazzo in questo giardino
dormiva una donna con mille
speranze e pochi sogni,
dimenticata dal cielo, dal mondo
e dalla sua anima,
fra le mani un coltello
e una sigaretta spenta e devastata
dalla paura di un amore che fa male,
pioggia e lampi sconfinarono l'infinito
quella notte di Settembre,
il vento ululava più forte
e un angelo dalle ali bianche
raccolse la donna e la porto con lui,
ragazzo, da quel giorno ogni notte
la terra smette di girare
e dal cielo un raggio color verde smeraldo
penetra l'orizzonte più lontano,
cade sul terreno umido
ed è proprio li ragazzo,
che la donna morì,
ci sono ancora le sue lacrime,
il suo sangue e i suoi mille
tulipani e girasoli avvolti
ancora dal dolore e dal respiro
della sua anima".