Poesie generazionali


Scritta da: Susan
in Poesie (Poesie generazionali)
Malinconia,
maledetta malinconia,
che arrivi dolce e calma
ad affuscare il mio
pensiero,
maledetta malinconia
di te,
tu che con calma e
dolcezza
mi abbracci,
tu che arrivi silenziosa
come un oceano di
calma apparenza
arrivi tu in punta di
piedi,
dolce,
maledetta malinconia
che arrivi ad offuscare
l'anima mia!
malinconia tu,
che mi lasci
nell'oblio del dolore,
tu,
malinconia,
prima o poi
dovrai pur
andare via!
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    Scritta da: Susan
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Ci sono lacrime che
    non potrai mai
    asciugare,
    non importa chi
    ti sorriderà,
    quelle lacrime
    hanno scavato
    dentro l'anima
    tua
    un vuoto
    che lascia poco
    respiro,
    e parole
    che soffocano
    la stessa anima,
    e quelle lacrime
    a cui non dai senso
    sono amare,
    com'è amaro
    il perche?
    che resta in bilico,
    senza risposte,
    e, nessuno
    nessuno potrà
    mai
    asciugare quelle
    lacrima
    così amare!
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      Scritta da: Susan
      in Poesie (Poesie generazionali)
      Inatteso, improvviso,
      dopo tanta
      stanchezza e
      disperazione,
      persa in quei sensi
      senza sensi
      sei arrivato tu,
      quasi ti avessi
      dipinto,
      sconvolgendo
      la mia vita,
      eri tu,
      quasi divino
      questo amore che
      mi ha abbracciata
      in silenzio senza fare
      rumore, come
      due gocce d'acqua in
      un oceano eravamo noi,
      e come due goccie d'acqua
      in quell'immenso oceano
      di noi, resta
      null'altro che una lacrima
      dispersa
      nell'infinito dell'oceano,
      di un dì,
      noi!
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        in Poesie (Poesie generazionali)

        L'ultima figura vista

        Mi guardi
        ma di sfuggita.
        Mi ascolti
        ma per educazione.
        Io non so neppure più
        quello che sto dicendo.
        Mi sei di fronte
        ma i tuoi piedi
        sono già voltati all'indietro,
        sono impazienti di portarti via,
        tu con le tue valigie.
        Io parlo al passato
        dico mille volte
        "ti ricordi..."
        "mi ricordo..."
        Ma tu invece
        hai ben chiaro il tuo futuro.
        Mi faccio quasi schifo
        col mio inutile parlare,
        ti faccio perdere tempo e basta.
        Forse
        il fatto che io non sia riuscito mai a cambiare
        ti ha tolto dall'impiccio,
        ti ha dato la scusa che cercavi
        per mollare.
        Eppure
        sapessi quanto mi è costato
        non riuscire a fare
        neppure quel niente che mi hai sempre rinfacciato.
        Certo che sei bella,
        chissà
        come hai fatto a contentarti
        per tutto questo tempo,
        o forse c'è sempre stato l'aiuti di qualcuno,
        magari un consigliere di bella presenza...
        Meglio che non sappia
        meglio che non veda.
        O forse no,
        è meglio che ci pensi spesso
        in questo tempo che mi aspetta.
        Pensare tutto il male su di te
        mi impedirà di fare male a me,
        forse.
        Ma non mi sono accorto
        che avevo smesso di parlarti,
        e tutte queste cose
        le avevo solo in mente.
        E so come sei fatta,
        non hai aspettato
        che mi risvegliassi dai pensieri
        e mi hai lasciato qui da solo.
        Ma adesso sono cosi stanco,
        mi butto un po' sulle lenzuola sfatte
        però prima di cercare di dormire
        prendo la mia autostima ed il mio amore
        e li metto sotto il letto
        a macerare,
        accanto alle mie scarpe ed alle tue pantofole,
        e non li tolgo più da li,
        neppure per pulire.
        Composta martedì 8 ottobre 2013
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          in Poesie (Poesie generazionali)

          piccole risposte da un sigaro acceso

          Sono seduto al tuo tavolo da scrittura.
          Quando non ci sei lo faccio mio.
          Ma sembra che lo sappia
          che da adesso sarà mio per un bel po',
          o forse per un bel sempre,
          il legno è più rilassato.
          Tu ci battevi sopra i pugni troppo spesso,
          gli facevi del male.
          Vedo dalla finestra
          a pulire in spiaggia
          pigri operai
          con divise luccicanti
          ed occhi spenti.
          Hanno la testa china,
          non so
          se sia in segno di umiltà
          o per cercare fortuna in basso,
          ai loro piedi.
          Usano i rastrelli
          come pettini di barbieri.
          Sanno di fare un lavoro inutile,
          ed anche i rastrelli lo sanno.
          Non si possono togliere
          le vergogne della gente in mutande d'estate.
          E poi
          lo sporco d'autunno
          è già alle loro spalle
          che avanza.
          Fra qualche giorno
          sarà tutto come prima.
          La luce
          passa a tratti nello studio,
          illumina i titoli dei libri,
          ma solo per un attimo,
          la luce non chiede permesso.
          La sfrontatezza del potere
          o dell'anarchia,
          oppure
          sanno che io non conto un cazzo,
          chissà chi li ha informati,
          forse la prima stampa.
          Il cielo è molto scuro,
          un culo di bottiglia
          si direbbe.
          Virgole di fuoco chiaro,
          lampi di flash.
          Forse dall'alto
          mi scattano qualche foto
          con una Rolleiflex
          ed un vecchio flash Metz.
          Sarò famoso,
          o saranno foto tessera
          per il passaporto all'al di là.
          Ma il primo tuono
          mi fa pensare che mi sbagliavo.
          Non sono famoso,
          se non per la mia nullità,
          e per l'al di là
          non servono foto tessera,
          basta smettere di respirare.
          Mentre io ed il mio amabile sigaro acceso,
          acceso
          dove tu non volevi,
          dialoghiamo fra sordi
          già piove.
          Ma sono al coperto.
          Mi fa compagnia il tuo cane
          che non ho più.
          Con la tua partenza
          ha capito
          che con me non sarebbe stata una facile convivenza.
          Non ci siamo mai capiti,
          io e lui,
          come del resto io e te.
          Forse si è reso conto che non lo amavi
          o non lo amavi più come prima,
          oppure ha capito
          che non lo avevi mai amato.
          So di cani
          che si sono lasciati morire
          sulla tomba del padrone,
          che brutta parola
          la parola "padrone"
          per definire il padrone di un cane.
          Chissà se un cane si è mai suicidato?
          Se non tornerà saprò che lo ha fatto
          e che la colpa è la tua.
          Intanto distendo le gambe
          sotto il tuo tavolo da scrittura,
          guardo fuori
          solo per un attimo.
          Stasera
          non accenderò nessuna luce in casa,
          accenderò solo sigari.
          Per illuminare
          quel poco che mi serve
          i lampi di fuori mi bastano,
          speriamo che durino a lungo
          e non facciano danni,
          o li facciano alle persone giuste.
          ma questo è chiedere troppo,
          dovrebbero scatenarsi per anni.
          Ma non è un mio problema,
          a me danno luce innocente,
          luce dal cielo,
          luce da lontano.
          Intanto
          sul tavolo brilla
          il giallo importante
          del mio bicchiere di whisky.
          Grazie per avermi lasciato solo
          donna che ho lasciato scappare.
          Composta domenica 6 ottobre 2013
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            Scritta da: Susan
            in Poesie (Poesie generazionali)
            Nel bacio di
            questo giorno
            provo a sorridere...
            non mi è facile
            non lo e mai
            quando il buio
            pervade nell'anima
            vuoi una ragione
            un senso a quella
            ragione ché non da
            scampo a questa vita
            che non dà pace...
            sorriso finto
            anche nella speranza.
            Tutto è finto
            anche l"amore sembra
            finto
            come il tempo
            come la vita che
            passa attimo
            dopo attimo e
            tutto resta finto
            solo la morte
            non è finta,
            quella viene
            inaspettata
            ti abbraccia,
            ti prende la mano e,
            vieni andiamo,
            è il tuo momento,
            allora sai
            che non esistono
            attimi
            se non l'attimo
            della morte.
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              Scritta da: Susan
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Il gabbiano

              Ti osservo
              Te ne stai fermò
              Li sotto la pioggia
              Il vento non ti spaventa.
              Cos'è che vedi?
              Ti osservo..
              Dimmi ti prego
              Cosa vedi?
              Un mondo bello.?
              Ti osservo,
              sei bello
              Mentre la pioggia
              cade
              Il vento urla tu,
              Tu resti fermo
              Sei bello sai!
              No non andare via
              Resta ancora un po'
              Lascia che ti guardi
              Sotto questa pioggia
              Lascia che anche io
              Veda quel che vedi tu,
              Lascia che anch'io veda
              Il mondo come lo
              Vedi tu!
              Perché mi guardi?
              Ecco ho capito
              Sei Pronto a volare
              Aspettami
              Arrivo!
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