Le migliori poesie inserite da Angela MORI

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Scritta da: Angela MORI

Bambola

Abbigliata di pizzi e merletti,
Nel tuo splendore di porcellana
Coltivi disprezzo e nutri invidia...
Gradiresti forse esser vera?
Silente e immobile mi scruti
Non posso non adorare il tuo sguardo
Impenetrabile, cieca magnificenza...
Nella tua chioma, cestino di grano,
come bambina io mi perdo;
mi tendi le mani attraente,
non posso negarti un abbraccio
Tu... cosi splendida e malinconica,
artica come neve tra le mie mani
non hai ne pianto ne sorriso...
Ti ammiro contemplo e penso...
Tu cosi bella, come puoi non aver un anima?
Come puoi fare innamorare,
se amore non puoi dare?
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    Scritta da: Angela MORI
    Fermati tempo in quel sorriso,
    di quei baci a seguire
    non voglio sentir sapore,
    bloccati, un attimo prima dell'amore,
    un solo eterno battito del cuore,
    è ciò che voglio udire...
    Frenati tempo,
    In quelle foglie alzate dal vento,
    In quel rosso, freddo tramonto
    Non farmi morir di lui,
    l'interprete dei miei pensieri
    blocca la sua voce in quel ultimo "ti amo"
    e poi spazza via da me,
    ogni suo singolo ricordo.
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      Scritta da: Angela MORI

      Catania bambina

      Bambina che di mattina corri,
      Con i tuoi limoni in mano,
      Che vendi al mercato,
      E ti riposi sotto l’arco che ti agghinda,
      Poi fissi l’Etna,
      Che il continente ci invidia,
      Incantata dallo splendore,
      Della sua sontuosità.
      Giovane che al tramonto scendi al litorale,
      Dove si librano in cielo limpido,
      Le tue alate creature,
      Dove bagni i tuoi piedi ambrati,
      Nella tiepida spuma.
      Fanciulla dalla bellezza bruna,
      Dalle mani valorose,
      Che effigiarono i potenti romani,
      I greci, gli spagnoli,
      Che i normanni ammaliasti
      Soggiogati dalla tua avvenenza,
      Che cantarono poeti stranieri,
      E in cui vi nacquero, illustri artisti.
      Catania bimba che cade,
      Si rialza con la forza dell’amore,
      Catania giovane sirena,
      E aggraziata popolana.
      Arriva la notte e più dolce mi appari,
      Mentre il sole stanco,
      Che scaldò le acque dei tuoi mari,
      Si spegne dentro essi.
      Catania bimba che ora dorme,
      Cullata sotto la luna,
      Dalle scure onde.
      Catania che cresce a ogni alba,
      E di magnificenza s’ingrandisce.
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        Scritta da: Angela MORI

        La passione di cappucetto rosso

        La passione di cappuccetto rosso.
        L'ho voluto io quest'incubo,
        cercandoti tra i fitti tralci di un bosco,
        intrecciati e umidi di bruma
        nel tetro della notte.
        Li ho voluti io quei graffi sulla pelle,
        con spine di cupe rose
        e foglie putride e ingiallite,
        sotto la vecchia faccia della signora in cielo,
        che spiava gelosa ogni respiro.
        Ho corso a lungo,
        seguendo il tuo ululato,
        Forte da graffiar l'udito...
        Ho voluto togliermi di dosso
        la seta di un rosso mantello,
        sporcar di rossetto la tua bocca,
        lambire cosi l inferno,
        farmi posseder dal vento
        che bruciava dentro te.
        Ho cercato e voluto
        i tuoi palmi forti su di me,
        Il tuo sapore d odio e rabbia,
        ho voluto sdraiarmi su pozze di fango,
        contaminare il mio corpo con il tuo
        ho voluto amarti in nemesi di gioia,
        in quella notte di smania e trasgressione,
        tra le creature che popolano gli incubi,
        con te che corrodi il mio cuore
        e ti nutri del mio dolore.
        Composta venerdì 26 luglio 2013
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          Scritta da: Angela MORI

          Lingua

          Disgusto mi dai
          Aspide vermiglio,
          Fermati e muori
          In quella sporca prigione
          Che odora di fumo e liquore
          Non dimenarti più
          Cercando di sputar rancore.
          Raggrinzito e livido
          Prova a gustar
          Il sapore del miele
          Non solo fiele
          Deve esser tuo vitto,
          Della crudeltà dei tuoi pensieri,
          Io voglio fuggire.
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            Scritta da: Angela MORI

            Ciò che sento

            Se solo sapessi
            di cosa si nutre la mia pena,
            che si accresce dentro,
            con infinito male,
            arriverei forse a mitigare l'amarezza,
            procurando cura all'anima che singhiozza.
            Corre il mio corpo,
            e la mente è vuota,
            evado tra il vento
            che tumultua tra i capelli.
            Gli occhi che bruciano
            e gli urli alla gola,
            dimmi cos'è che mi divora?
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              Scritta da: Angela MORI

              A te che amo tacendo

              Ti amo perché sai piangere,
              Dentro e fuori di te,
              Perché sei un sogno
              Che non muore all'alba
              E un pensiero che non si scalda
              Solo a meridione.
              Sei un inquieto sospiro
              Al rosso del crepuscolo,
              E una frenesia audace nell'oscurità,
              Prima che giunga il sonno.
              Ti amo perché sai sorridere,
              Eclissato nel silenzio
              Dei tuoi giorni.
              Tu sei potente e sei tenue,
              Solitario nell'eremo
              Che attorno a te hai costruito
              E la mia presenza verso te,
              È silente e assidua
              Come un'ombra che non chiede e ama.
              Me ne sto ad adorarti,
              Mentre la notte si consuma
              Sul tuo volto,
              Che non vedo ma sfioro,
              Con un bacio e una preghiera.
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                Scritta da: Angela MORI
                Che cosa andiamo cercando,
                Esuli consunti e bisognosi
                Di un qualcosa di cui,
                Non conosciamo neppure il nome?
                Deportati dall'aspirazione,
                Incatenati e schiavi di essa,
                Ricercatori assiomatici universali,
                Di poca, salda certezza.
                Noi erranti nella strada maestra,
                Mai contenti della vita stessa,
                Senza rese cui poter rinunciare,
                Morsi dai vizi che servitù non arresta,
                E abbigliati di sogni illogici,
                Di fama d'amore e d'immortale giovinezza.
                Noi poeti tormentati e infiniti,
                Autodistrutti da un male privo di nome,
                Morti ancor prima dei nostri folli abbagli,
                E delle nostre nefaste verità.
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