Le migliori poesie inserite da Angela MORI

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Scritta da: Angela MORI

Notte con lui

La notte gli cade addosso,
ombrosa e screziata d'argento;
soave il suo sonno cela,
pensieri non reali
che statici nei sogni sostano.
Dischiuse vermiglie labbra
fiato che sa d'arsura ancora,
consumato come il giorno trascorso
sul mio corpo.
Ridestarlo con un bacio vorrei,
sotto il candore della luna
che illumina il suo magnifico volto,
mentre il vento d'autunno
echeggia alla finestra,
come un perseverante canto
che tiene sveglia la mia brama.
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    Scritta da: Angela MORI
    Che cosa andiamo cercando,
    Esuli consunti e bisognosi
    Di un qualcosa di cui,
    Non conosciamo neppure il nome?
    Deportati dall'aspirazione,
    Incatenati e schiavi di essa,
    Ricercatori assiomatici universali,
    Di poca, salda certezza.
    Noi erranti nella strada maestra,
    Mai contenti della vita stessa,
    Senza rese cui poter rinunciare,
    Morsi dai vizi che servitù non arresta,
    E abbigliati di sogni illogici,
    Di fama d'amore e d'immortale giovinezza.
    Noi poeti tormentati e infiniti,
    Autodistrutti da un male privo di nome,
    Morti ancor prima dei nostri folli abbagli,
    E delle nostre nefaste verità.
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      Scritta da: Angela MORI

      La pazza

      Ho visto una pazza
      andare in giro nuda
      mentre rideva di atei sorrisi;
      sfidava il fresco ottobre
      coperta solo delle sue vergogne.
      Goffe movenze,
      quasi abominevoli i capelli arruffati,
      come velli di gatti neri
      nati dalla bocca dell'inferno.
      Grassa la pazza,
      come chi non ha un solo giorno
      patito la fame.
      Ho visto la pazza
      correre allegra in piazza,
      dove straniera gente
      la guardava divertita
      mentre le sue braccia
      lasciava danzare in aria
      che parevano grosse bandiere chiare,
      flaccide senza vento giovane a pomparle,
      nel mare dell'età' che avanza.
      Ho visto la pazza correre,
      mentre camici candidi la inseguivano,
      prima di cadere,
      sullo scuro marciapiede,
      come un tronco spianato da un fulmine,
      o un peculiare, insolito volatile
      colto in volata da un tiro funesto.
      Ho udito la pazza
      supplicare pietà,
      perché la libertà era bella
      prima di assopirsi
      con un riso sedato sulle labbra,
      tra la gente che la accerchiava,
      ridacchiava e non capiva.

      Angela mori.
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        Scritta da: Angela MORI

        Donna Poeta

        Apoteosi di bellezza
        Nelle mie vene scorreva,
        anche se dolore mi rattristiva
        Negli occhi che struggevano fatica,
        Nelle orecchie che udivano livore,
        Le spalle che pativano,
        Sogghigni di perfide iene,
        Che nella bile ora annaspano.
        Mi definivano alienata da sempre,
        Mi desinavano la carne,
        Nell'irrequietezza che mi rodeva,
        Ma ora non odo affronti,
        Sto tranquilla e compiaccio,
        Nel vedere indispettiti i loro volti,
        Mentre a testa alta avanzo,
        E narro i miei versi,
        Accompagnati dal pianto,
        Che non è sinonimo di follia,
        Ma di ottenuto coraggio,
        Che si scioglie come burro,
        E ammorbidisce la mia strada,
        Mentre le mani di chi mi amo stringo,
        E forza mi danno.
        Quella bambina attonita,
        Che sola stava e non parlava,
        Quella ragazzina strana,
        Che pensieri volgeva ai sogni,
        E splendore trovava in ogni luogo,
        Quella ragazza stramba,
        Che amore per uomo non aveva,
        E oltre lo sguardo volgeva,
        Quella creatura astrusa,
        Che leggeva e scriveva,
        Ora non è solo donna divenuta,
        Ora è POETA!
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          Scritta da: Angela MORI

          Vicino al Natale

          Piccoli abbagli di colori un anno ogni anno portano via.
          Emozioni impazzite che si ricorrono come i giorni che passano inesorabili e rapidi;
          ora lucenti, ora più cupi e spenti.
          Gironi dall'alto al basso come dall'inizio la fanciullezza
          fino a giungere
          alla completezza degli anni
          per finire, alla fine, sottoterra.
          Un albero mi sento
          ornato a festa:
          fuori luogo, rinchiuso ed inerme
          solo per compiacere a chi mi osserva.
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            Scritta da: Angela MORI

            Lui nel vento (io l'aspetto)

            Lo vidi,
            Seduta, non molto distante,
            Era alto e lasciava librarsi la camicia,
            Slacciata contro il vento.
            Braccia larghe all'orizzonte,
            Sembrava ingoiasse nuvole,
            E fiatasse l'infinito;
            Il mare sotto di lui,
            Che su una rupe stava in piedi,
            Era scuro ma non aggressivo,
            Temibile ma non orribile.
            Aguzzai la vista e i suoi capelli,
            Sembravano petali arrendevoli,
            E sottomessi alla brezza.
            Rideva e blaterava,
            Parole che non comprendevo,
            A un tratto cantava,
            E venerava il cielo.
            Era bello, bello davvero,
            Una visione colma di letizia,
            In quello spazio solitario,
            Straordinario e pacifico,
            Anche il sole sembrava,
            Tramontasse calmo per ammirarlo.
            Pareva un angelo,
            Appena caduto sulla terra,
            O fenice da spoglie risorta;
            Sembrava quasi fosse partorito dal mare,
            E fosse l'anima del sole.
            Pativo il cuore esplodere nel petto,
            Credei d'innamorarmi per un istante,
            Di quel folle che stornellava al vento.
            Si voltò di scatto,
            Udendo i miei passi sui sassi,
            Gli andai incontro,
            Felice e controvento.
            Pochi varchi ancora,
            E avrei inteso l'eterno,
            Abbracciato il sole,
            E lambito Apollo,
            Che instancabile,
            Cantava al vento.
            Spasimava anche lui,
            Ne ero sicura,
            Avrebbe stretto una donna,
            Che per lui aveva proceduto nel vento.
            Mentre il mare sotto di noi,
            Frastagliava ora più violento.
            Mi sorrise per un secondo,
            Notai stille sul viso splendido,
            E pensai fossero di gioia.
            Un fuggevole sguardo,
            Pochi passi appena,
            E lo vidi alzarsi in volo;
            Sembrava energico come falco,
            Soave come cigno,
            Chiaro come gabbiano,
            Mentre rasentava le onde rapidamente,
            Tra bagliori e cerchi d'oro e d'argento,
            Accompagnato dal vento.
            Tra le acque lui, sta adesso,
            E tra un po' verrà ad amarmi,
            Ghindato di bronzo e di brillanti.
            Salirà innalzato dalle acque,
            A mani stese verso me, nel vento.
            Sono qui che aspetto,
            Da assai anni dicono i passanti,
            O forse più ma non cosa importa?
            Il mio amore che nel vento canta,
            Da un flutto uscirà contento.
            Io l'aspetto, seduta qui su la riva,
            E non la smetto.
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              Scritta da: Angela MORI

              Amore e condanna

              Amare l'amore
              che non si può amare
              è una infelice condanna
              la mente spera
              e nel sonno sogna,
              il corpo brama
              e il cuore sanguina;
              agli occhi lacrime calde
              e sulle labbra
              immaginari, sensuali baci
              senza nessun sapore.
              Amar l'amore di un altro amore,
              rende immortale ogni singolo ricordo
              rende superfluo ogni sensato consiglio
              ed inutile ogni nuovo giorno.
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                Scritta da: Angela MORI

                Il suono dell'incanto

                Sussulto e delizia,
                Stupore allo scontro
                Nell'anima mia e del mio silenzio.
                Meraviglia in frantumi
                Come lapilli al suolo,
                Da cuoi s'aprono boccioli
                O volo di passero
                Che taglia il cielo scuro,
                Liberando il sole e creando il giorno.
                Arpa fatata nel vuoto,
                Uragano nel querceto
                Petardo in città che dorme
                Sento il sapore dell'anima tua
                Voce senza presenza!
                Di quale rosso è la sfumatura
                Delle labbra che ti emettono?
                Ti sento e non vedo
                La modernità ha ideato
                Un indiscreto incanto.
                Tu sei corpo al mio intelletto
                E non massa al mio occhio,
                Sospiro senza vento,
                Luce senza bagliore
                E suono che giunge al cuore,
                Al mio allettato orecchio
                E non al mio sconfortato sguardo.
                Composta mercoledì 28 gennaio 2015
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                  Scritta da: Angela MORI

                  Dea

                  Vulcano ha onorato i tuoi capelli
                  Mettendo le sue fiamme nella sfumatura
                  E Bacco ha donato alla tua bocca che baciò Cupido,
                  Tingendola del colore dell'amore,
                  La sua risata più frizzante,
                  Ricordo del vino migliore.

                  Tripudio delle selve di Diana
                  Nei tuoi occhi che osservano,
                  Che raggianti esplodono di scintillii,
                  Come gocce di mare di Nettuno.

                  Sapienza di Atena riempie la tua mente
                  Tu Demetra,
                  Musa di Febe,
                  Divina saggezza di Minerva.

                  Silente e bella come Maia,
                  Te ne stai sdraiata all'ombra,
                  Nel bosco dove Irene regna
                  Forte come Bia,
                  Sembri umana come Pandora.

                  Apri la mia anima,
                  Coraggiosa come Ippolita,
                  Non temere il peccato che a me non spaventa,
                  Tu perpetua Dea
                  Cadi tra le mie braccia,
                  Calde come l'Auriga d'Apollo
                  E splendi come Luna nel firmamento.

                  Baciami coma essa fece con Ermione,
                  Giunonica e immensa bellezza,
                  Amami come Calliope amò Omero.

                  Ti vedo a pochi passi e non ti raggiungo,
                  Venere resistente alla mia orazione
                  Sii mia e illumina la mia ragione,
                  Persuadi in me la verità
                  Seppur divenissi
                  Non diletta e non seguita come Cassandra.

                  Mostrami la vera bellezza,
                  Guida la mia mano alla ricerca
                  Della narrazione a te più adatta.
                  Poesia è musica che ammalia,
                  Ed io di te voglio esser piena.

                  Poesia è il tuo corpo
                  Che in me si addentra,
                  E resta in me,
                  Finché non avrò steso l'opera
                  Che tu mi consigliasti.
                  Composta mercoledì 20 gennaio 2016
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