Le migliori poesie inserite da Angela MORI

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Scritta da: Angela MORI

Il giardino

L'oleandro velenoso intrecciato alle tue dita,
la regina dei fiori, cagiona la mia invidia
petali bianchi di margherita
si scompigliano anelando la tua cura;
torso bronzeo tra quel verde
che concilia ai tuoi occhi,
tra l'avvenenza ed il mistero
come nera pantera ti destri
non ti accorgi che dall'alto,
freme la mia brama.
Spine scure le tue ciglia,
la tua fronte celata da dorate foglie
arbusti vivaci non temi
affonda il tuo piede nella terra annaffiata
la mano si unge di sudore e pantano
e quel'arma innocente diventa tutt'una ad essa.
Svestito al sole che risplende
sulla tua rovente pelle
stille di sudore non tengono pudore
e tra gli incavi delle tue grazie,
scorrono maliziose
mentre dai vita a ciò che non c'era,
vigore a ciò che è,
speranza a ciò che sarà...
Il balcone della brama
cela il paonazzo del mio volto,
la sgomento, la malizia e la vergogna...
solo il mio sogno resterà incolto!
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    Scritta da: Angela MORI

    Voglio un amore

    Voglio un amore che sia barlume
    che sia un eterno istante di pace;
    voglio che duri
    finché' avrò voce
    per vederlo splendido
    finché negli occhi avrò luce
    e benedire l'astruso destino
    che ha posto su di me il suo sguardo
    più onesto e indulgente.
    Voglio un amore che sia limpido;
    senza timori, senza veemenza né rabbia.
    Voglio un amore
    che si bagni di lacrime di gioia
    e non di amarezza
    che scaldi come il sole
    che sappia dolce come il miele.
    Un amore vero che pare un sogno,
    un amore che con me deve perire,
    dopo una vita passata ad amare.
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      Scritta da: Angela MORI

      Stretta a te

      Tienimi così,
      Che si son fermate le nuvole in cielo,
      Che i sospiri son diventati esuli
      Sul petto tuo.
      Tienimi così
      Che Il mondo sì e arrestato,
      Che il mare
      Ha smesso di ondeggiare
      E la brezza,
      Ha smesso il suo moto.
      Tienimi così,
      Che non esiste più lo spazio
      Che il tempo è solo un ricordo
      Che senza di te ho vissuto appena
      Gli ultimi giorni della mia vita.
      Ora potrei morire
      Semmai la morte esista
      Forse essa è solo,
      Un vivere in tua assenza;
      Una non vita,
      Acre e colma d'amarezza
      E se non vita sarà
      Non m'importa,
      Perché tu mi hai tenuto
      Dolcemente così,
      A te stretta!
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        Scritta da: Angela MORI
        Fermo il suo sguardo, come non vedesse
        Nella mano tremante,
        Il suo supporto di legno come
        Gamba finta lo sorregge...
        Stretto in quel cappotto che sa di morte
        E odora di conservante,
        Il passo lento d animale ferito
        Il grigio ormai esiguo dei suoi capelli
        Si scompiglia al freddo vento di dicembre.
        Cammina il vecchio incontro a un altro Natale
        Con l'ansia e il timore
        Che sia l'ultimo a vedere
        Con i pensieri a bambino
        Ripercorre la sua lontana infanzia
        Il ricordo dell'antica gioia
        Preludio di feste sante
        Nessuna lacrima dai rugosi occhi scende,
        Il cuore batte lento pero batte più forte
        Ancora poca passi e sull'uscio di casa
        Il nipote più paffuto e giovane l attende
        ... ride il vecchio tra gli incavi dei suoi anni.
        E il freddo di dicembre
        Non fu mai più dolce.
        ANGELA MORI.
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          Scritta da: Angela MORI

          Faccia a faccia (specchio)

          Faccia a faccia,
          Davanti ad uno specchio,
          Intrinseco di mancanze,
          Ti vedo;
          Come opera del periodo assai antico,
          Statico, inerme e raccolto,
          Mi scruti...
          Sibillino angelo senza tempo,
          Sei avvenente da fare paura.
          Carico di difetti,
          Rubi la mia forza,
          Ponendo a nudo la mia anima,
          Quante donne sulla tua strada,
          Dalla puttana alla più pura,
          in ogni luogo,
          In ogni spazio,
          Non c'è uomo che non ti odia.
          Scaltro, corruttore, artico,
          Dalla fessura dei tuoi occhi,
          Non una lacrima è mai uscita.
          Il sogghigno sul tuo viso,
          Infido, forte e suggestivo,
          Non si smorza al mio strido;
          Tu sei ciò che io non sono,
          Io sono donna, tu sei uomo!
          Ti rivedo ogni giorno in ogni specchio,
          E non t'invidio!
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            Scritta da: Angela MORI
            Avvampano le gote
            il caldo pervade,
            maligni mi sfiorano
            mentre smarrisco virtù,
            inspirando effluvio,
            di dame argentee.
            Tra psichedelici bagliori
            la fiaccola della logica si smorza,
            sotto i piedi,
            sisma tuona in spirale.
            Fuliggine vicino e voci lontane,
            sconnesso turbamento,
            scruto ciò che non avevo mai veduto
            dagli occhi bendati dalla ragione,
            l'occultato mistero
            dietro lastra ora mi appare,
            di nero ammantato,
            con occhi assenti,
            m'indaga.
            Vedo ciò che non c'era.
            Mi abbandono placidamente
            a infermità della mente,
            intanto che gira il mondo fluttuante.
            Con la percezione di sommergere
            per poi librami in etere
            odo canti africani
            tamburi e anatemi arcani
            si propagano confusi,
            intanto che negromanti e stregoni,
            volteggiano intorno,
            come dannati.
            Gola arida,
            cuore che imperversa,
            sintomo distruttivo,
            d'oblio stupefacente.
            Ora sull'uscio,
            pioggia che bagna,
            lava via lacrime e sorrisi
            dell'estrema follia.
            I tuoi passi più vicini,
            la fredda mano tua che mi sfiora,
            e tra la tua veste mi perdo per sempre;
            così in un angolo perisce,
            la mia eternità fallita.
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              Scritta da: Angela MORI

              Ode ad acitrezza

              Antico miraggio e indecifrabili resti,
              Scagliati con furia per trucidare,
              Chi da Itaca aveva vagato e penato.
              Natura sublime,
              Porto senza eguali,
              Meraviglia della Perla del mare,
              Che è la tua Sicilia.
              Arcaico splendore,
              Ove dal mare come sirene,
              S'innalzano faraglioni;
              Fermi al sole o sotto la bruma,
              Vento non temono,
              E baciano la luna.
              Pescherecci attorno,
              E barche colorate,
              Sulle rive ferme,
              Come oggetti dell'opera
              Che uomo e natura,
              Creano d'accordo,
              In quel mare vissuto dai Malavoglia,
              Che raccontò Verga.
              Quanta suggestione,
              Onirico splendore!
              Tra mito e verità,
              La tua omerica Isola Lachea si mostra,
              E cinguetta attorno ad essa,
              La graziosa ballerina gialla,
              Inseguita in volo,
              Dal reale gabbiano,
              Sotto distese in fiore,
              Di carline raggio d'oro.
              Bimba dinamica di mattino,
              Donna passionale all'imbrunire,
              Fedele e devota
              Come Galetea ad Aci,
              Legata dell'amore eterno,
              Nell'incanto della notte
              E nella gioia del giorno.
              Dormi anche tu luna,
              Che Acitrezza vuol dormire,
              Dormi infinita avvenenza,
              Nel mare scuro che ti attornia,
              Dall'alto della punta,
              La Vergine Santa ti veglia.
              Composta martedì 18 giugno 2013
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                Scritta da: Angela MORI

                Bambola

                Abbigliata di pizzi e merletti,
                Nel tuo splendore di porcellana
                Coltivi disprezzo e nutri invidia...
                Gradiresti forse esser vera?
                Silente e immobile mi scruti
                Non posso non adorare il tuo sguardo
                Impenetrabile, cieca magnificenza...
                Nella tua chioma, cestino di grano,
                come bambina io mi perdo;
                mi tendi le mani attraente,
                non posso negarti un abbraccio
                Tu... cosi splendida e malinconica,
                artica come neve tra le mie mani
                non hai ne pianto ne sorriso...
                Ti ammiro contemplo e penso...
                Tu cosi bella, come puoi non aver un anima?
                Come puoi fare innamorare,
                se amore non puoi dare?
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                  Scritta da: Angela MORI

                  Aspetterei te

                  Se solo mi dicessi "aspettami"
                  mi fermerei qui
                  nei meandri delle mie memorie,
                  colorate d'azzurro
                  alla tua presenza
                  circondate d'oscura foschia
                  del mio passato.
                  Aspetterei qui,
                  distesa sulla terra calda
                  dove camminavamo insieme,
                  a respirare l'aria
                  che ha ancora il tuo sapore
                  a contemplare l'immenso cielo
                  senza bisogno di sapere
                  se è giorno o sera
                  se piove o c è sole.
                  Io ti aspetterei
                  da oggi fino a domani
                  e per sempre
                  io ti aspetterei.
                  Composta sabato 19 settembre 2015
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                    Scritta da: Angela MORI

                    Catania bambina

                    Bambina che di mattina corri,
                    Con i tuoi limoni in mano,
                    Che vendi al mercato,
                    E ti riposi sotto l’arco che ti agghinda,
                    Poi fissi l’Etna,
                    Che il continente ci invidia,
                    Incantata dallo splendore,
                    Della sua sontuosità.
                    Giovane che al tramonto scendi al litorale,
                    Dove si librano in cielo limpido,
                    Le tue alate creature,
                    Dove bagni i tuoi piedi ambrati,
                    Nella tiepida spuma.
                    Fanciulla dalla bellezza bruna,
                    Dalle mani valorose,
                    Che effigiarono i potenti romani,
                    I greci, gli spagnoli,
                    Che i normanni ammaliasti
                    Soggiogati dalla tua avvenenza,
                    Che cantarono poeti stranieri,
                    E in cui vi nacquero, illustri artisti.
                    Catania bimba che cade,
                    Si rialza con la forza dell’amore,
                    Catania giovane sirena,
                    E aggraziata popolana.
                    Arriva la notte e più dolce mi appari,
                    Mentre il sole stanco,
                    Che scaldò le acque dei tuoi mari,
                    Si spegne dentro essi.
                    Catania bimba che ora dorme,
                    Cullata sotto la luna,
                    Dalle scure onde.
                    Catania che cresce a ogni alba,
                    E di magnificenza s’ingrandisce.
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