Ora io mi fermo qui sulla sabbia mi stendo e resto zitta. Inerme, sola, distante. Io mi fermo qui, ad ammirare il posto dove tutto ha un inizio e ha una fine, a cercare di capire dov'è quel filo sottile che divide il cielo dal mare. Mi abbandono alla sabbia umida e fredda e sento il cuore palpitare al ritmo delle onde.
Lascia che i tuoi miraggi si avverino, Lascia ce le mie mani ti sfiorino. Non hai ricordi di quel che è stato Perché navighi in acque scure E se ce li hai, li scompigli ancora Perché vuoi sempre vagare. Lascia che la tua vela si allarghi Ed io enfatizzi su di essa il mio respiro, Abbandonati al volere dell'amore E che sia lungo, Poiché non siamo più bambini. E ti so tra quelle acque stanotte, Ti so in un altro mare Come devo stare? Io sto male! Tu dici di non temere, Io pavento tu possa affondare. Se la tua cupida bocca Bevesse altra acqua, Se il tuo corpo accaldato Si saziasse d'altra linfa? Smettila di viaggiare, Stai con me, cedi solo a me Il tuo cuore sfregiato E la tua virilità ormai navigata, Che la notte non mi farà paura. Illuminerò io le tue serate, Sarò io l'oceano che hai sempre voluto, Il faro più splendente, La stella maestra, L'ancora più sicura, La sabbia più calda. Fermati e rimani, Rammenterai appena le tue viaggiate. Non hai capito ancora Che hai bisogno della terra Ed io qui ferma ti aspetto ancora!
Beviamo tutti il vino della follia, Nel calice dell'esultanza che la contiene. Miscelando alle vene, La saggezza alla frenesia. Irragionevole diventa appagato, Chi si sfama alla tavola dell'arte. Per lei si sfida il rischio, Si gioca con la sorte, S'ingoiano critiche, E ci si abbiglia ad applausi. Per lei si galoppa su cieli di terra, Ci si sdraia su terre di nuvola, Per lei si patisce, si gioisce, Si provocano il pianto altrui e il sorriso. Il sangue dell'artista è adrenalina, Il cuore batte forte a ogni creatura Che partorita viene. L'artista distingue ovunque l'armonia, Ammira l'abiezione e la bellezza, Le condivide anche quando le disprezza, Che sia cantata, letta o dipinta, Che sia suonata, ballata o interpretata, L'artista sfoggia la sua Musa, Al mondo intero spesso, Celata, schernita e disillusa.
S'imprigionava nei miei sogni ogni sera, diventava ciò che volevo fosse conversava le lingue che sapevo parlare, giocava agli spassi che volevo fare, vestiva di chiaro e mi stringeva la mano, tra prati città e spiagge lontano con lui correvo e mai mi fermavo. Passava la notte in fretta e appariva il mattino; se ne andava dissolvendosi, sfolgorando come stella nel primo respiro che da sveglia esalavo mentre il sole piano schiariva e tra le mie ciglia con i suoi raggi appariva. Cedeva sul mio cuscino una lacrima, e sulla mia guancia una carezza. Risuonava durante il giorno la sua risata, nella mia mente fiduciosa che voglia della notte mi dava e paura del buio mi contestava. Ora sono donna e sono moglie, non sogno più un gioco fanciullesco della triste realtà mi deturpo, e da bambino ora lui è uomo, la notte non aspetta gli incanti, di carne è adesso plasmato, mi prende l'anima e il corpo a suo volere, a quando era fanciullo, non è per nulla uguale, concepisce poco amore e molto astio crudele mi mortifica nel suo gioco, la mela del peccato è il frutto di cui mi sfama, di semplicità non e fatta la sua brama, non corre e non ride nel crudele sguardo, la sua risata non echeggia durante il giorno, solo le sue urla se non è assecondato nel nero della notte non brilla, e la sua mano, non lascia sul mio viso una carezza. Matrimonio frustrato che non finisce al mattino, bagna adesso una lacrima ancora, il mio cuscino.