Poesie inserite da Angela MORI

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Scritta da: Angela MORI

Piccola trasgressione

Avevo voglia di tepore
che nella grigia stanza non trovavo
colma com'era
di ricordi ed ossessioni
d'amore e passione.
Avevo voglia di colore
di un bacio rubato senza cuore,
di mani calde senza timore
di scommesse folli e non false promesse d'amore.
Lui era lì,
sul ciglio della strada semivuota:
un istante ed uno sguardo
che valse forse una vita,
una sfida, un rischio
un palpito di cuore che tolse il respiro:
un bacio azzardato, voluto, impazzito ad uno sconosciuto
dagli occhi di ghiaccio e le labbra fuoco!
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    Scritta da: Angela MORI
    Ti darei il mio mondo
    Ogni emozione che ho dentro
    Ogni ricordo, desiderio o gioia
    Ma il mio mondo è anche rinuncia;
    è dolore è indecisione e sconforto.
    Ti darei la mia vita
    i miei giorni più belli
    Le mie parole da sempre taciute
    i miei pensieri più dolci
    e quelli più passionali
    Ma tu non meriti cadute
    Ed io temo di farti scivolare
    Tu sei il sole
    Ed io luna
    Il buio che mi circonda
    Spegnerebbe la tua fulgida luce.
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      Scritta da: Angela MORI
      Ora io mi fermo qui
      sulla sabbia
      mi stendo e resto zitta.
      Inerme, sola, distante.
      Io mi fermo qui,
      ad ammirare il posto
      dove tutto ha un inizio e ha una fine,
      a cercare di capire dov'è quel filo sottile
      che divide il cielo dal mare.
      Mi abbandono alla sabbia umida e fredda
      e sento il cuore palpitare
      al ritmo delle onde.
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        Scritta da: Angela MORI
        Rinchiusa nell'ombra,
        prigioniera di un passato
        Troppo bello per durare a lungo
        Taciturna ed immobile
        alla mercé di sguardi curiosi
        Ed azioni poco interessanti,
        Quella donna se ne stava.
        Avvolta nella sua vestaglia
        Con le mani sul grembo
        pareva opera d'ignoto artista.
        Seduta in quella seggiola
        In quella stanza al secondo piano
        Di un palazzo sciupato dal tempo.
        Stava così da anni,
        Dall'alba al tramonto
        Ero certa d'aver la veduta li
        Anche dopo mesi dopo aver saputo
        Che il suo cuore più non batteva
        E che il suo sguardo vuoto
        Sì era finalmente colmato d'infinito
        In un tiepido pomeriggio d'estate.
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          Scritta da: Angela MORI

          Cupido

          Scagliò con il suo ardore
          il dardo avvelenato dell'amore
          contro un cuore che taceva
          che d'amore s'innamorò
          ma di un amor che fingeva.
          Angariato e contuso,
          ora solo sta piangendo
          lacrime di sangue
          esso versa in sofferenza
          e baci sparsi nei ricordi,
          che sciupano l'essenza.
          Cuore trafitto per sbaglio,
          da un abbaglio di Cupido
          che sbadato e burlone
          ora sogghigna e dileggia.
          Per il suo svago e il suo errore,
          soffre oggi da solo, il mio cuore!
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            Scritta da: Angela MORI

            Dea

            Vulcano ha onorato i tuoi capelli
            Mettendo le sue fiamme nella sfumatura
            E Bacco ha donato alla tua bocca che baciò Cupido,
            Tingendola del colore dell'amore,
            La sua risata più frizzante,
            Ricordo del vino migliore.

            Tripudio delle selve di Diana
            Nei tuoi occhi che osservano,
            Che raggianti esplodono di scintillii,
            Come gocce di mare di Nettuno.

            Sapienza di Atena riempie la tua mente
            Tu Demetra,
            Musa di Febe,
            Divina saggezza di Minerva.

            Silente e bella come Maia,
            Te ne stai sdraiata all'ombra,
            Nel bosco dove Irene regna
            Forte come Bia,
            Sembri umana come Pandora.

            Apri la mia anima,
            Coraggiosa come Ippolita,
            Non temere il peccato che a me non spaventa,
            Tu perpetua Dea
            Cadi tra le mie braccia,
            Calde come l'Auriga d'Apollo
            E splendi come Luna nel firmamento.

            Baciami coma essa fece con Ermione,
            Giunonica e immensa bellezza,
            Amami come Calliope amò Omero.

            Ti vedo a pochi passi e non ti raggiungo,
            Venere resistente alla mia orazione
            Sii mia e illumina la mia ragione,
            Persuadi in me la verità
            Seppur divenissi
            Non diletta e non seguita come Cassandra.

            Mostrami la vera bellezza,
            Guida la mia mano alla ricerca
            Della narrazione a te più adatta.
            Poesia è musica che ammalia,
            Ed io di te voglio esser piena.

            Poesia è il tuo corpo
            Che in me si addentra,
            E resta in me,
            Finché non avrò steso l'opera
            Che tu mi consigliasti.
            Composta mercoledì 20 gennaio 2016
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              Scritta da: Angela MORI

              Dal sogno alla realtà

              S'imprigionava nei miei sogni ogni sera,
              diventava ciò che volevo fosse
              conversava le lingue che sapevo parlare,
              giocava agli spassi che volevo fare,
              vestiva di chiaro e mi stringeva la mano,
              tra prati città e spiagge lontano
              con lui correvo e mai mi fermavo.
              Passava la notte in fretta
              e appariva il mattino;
              se ne andava dissolvendosi,
              sfolgorando come stella
              nel primo respiro che da sveglia esalavo
              mentre il sole piano schiariva
              e tra le mie ciglia con i suoi raggi appariva.
              Cedeva sul mio cuscino una lacrima,
              e sulla mia guancia una carezza.
              Risuonava durante il giorno la sua risata,
              nella mia mente fiduciosa
              che voglia della notte mi dava
              e paura del buio mi contestava.
              Ora sono donna e sono moglie,
              non sogno più un gioco fanciullesco
              della triste realtà mi deturpo,
              e da bambino ora lui è uomo,
              la notte non aspetta gli incanti,
              di carne è adesso plasmato,
              mi prende l'anima e il corpo a suo volere,
              a quando era fanciullo, non è per nulla uguale,
              concepisce poco amore e molto astio
              crudele mi mortifica nel suo gioco,
              la mela del peccato è il frutto di cui mi sfama,
              di semplicità non e fatta la sua brama,
              non corre e non ride nel crudele sguardo,
              la sua risata non echeggia durante il giorno,
              solo le sue urla se non è assecondato
              nel nero della notte non brilla,
              e la sua mano, non lascia sul mio viso una carezza.
              Matrimonio frustrato che non finisce al mattino,
              bagna adesso una lacrima ancora,
              il mio cuscino.
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                Scritta da: Angela MORI

                In quel giorno non mio

                Ti vedo tra la folla
                mentre campane
                suonano a festa;
                tieni quella mano non mia
                nella tua
                scosti quel bianco leggero
                dalla fronte sua
                poggiando le labbra su essa
                giurando poi sul metallo
                davanti a Dio
                ciò che non giurerei a me.
                Ti scorgo tra la folla
                e ricordo ogni singolo istante
                sento ognuna delle tue bugie
                e piango amore vestito di rabbia
                mentre perdo per sempre
                e tra le lacrime,
                ogni speranza
                in quel giorno non mio.
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                  Scritta da: Angela MORI

                  Vicino al Natale

                  Piccoli abbagli di colori un anno ogni anno portano via.
                  Emozioni impazzite che si ricorrono come i giorni che passano inesorabili e rapidi;
                  ora lucenti, ora più cupi e spenti.
                  Gironi dall'alto al basso come dall'inizio la fanciullezza
                  fino a giungere
                  alla completezza degli anni
                  per finire, alla fine, sottoterra.
                  Un albero mi sento
                  ornato a festa:
                  fuori luogo, rinchiuso ed inerme
                  solo per compiacere a chi mi osserva.
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