Lui piangeva: Il suo cuore da bambino amava e perdeva. Lui tremava: La paura era più forte dei gemiti Che nel cuscino affogava. Non sentire voleva Quei fragori della vita, Che lo circondava senza affetto, Ma nelle sere il vento della solitudine Si tramutava lento Nella sua voce; Lei gli mancava! Solo al buio rimaneva In quel tetro degli anni, cresceva. Chissà cosa pensava Quando la individuava tra i vetri appannati, Nella notte che il cielo riversava O nei sorrisi falsi di chi lo ingannava, Al rosso dei tramonti Che il tempo aumentava. Chissà come la vedeva, Nei suoi sogni mentre la cingeva E il suo cuore da bambino sperava In un rientro che mai sopraggiungeva. Cresceva e amava Senza forza ormai di sperare, Adulto diventa e solo rimane Senza di lei cha tanto amava.
Ho visto una pazza andare in giro nuda mentre rideva di atei sorrisi; sfidava il fresco ottobre coperta solo delle sue vergogne. Goffe movenze, quasi abominevoli i capelli arruffati, come velli di gatti neri nati dalla bocca dell'inferno. Grassa la pazza, come chi non ha un solo giorno patito la fame. Ho visto la pazza correre allegra in piazza, dove straniera gente la guardava divertita mentre le sue braccia lasciava danzare in aria che parevano grosse bandiere chiare, flaccide senza vento giovane a pomparle, nel mare dell'età' che avanza. Ho visto la pazza correre, mentre camici candidi la inseguivano, prima di cadere, sullo scuro marciapiede, come un tronco spianato da un fulmine, o un peculiare, insolito volatile colto in volata da un tiro funesto. Ho udito la pazza supplicare pietà, perché la libertà era bella prima di assopirsi con un riso sedato sulle labbra, tra la gente che la accerchiava, ridacchiava e non capiva.
Mi sfamo di baci razziati, Spogli d'enfasi, Insipidi baratti di possessi. Mi lascio come foglie, Portar via da passionali correnti, In un luogo senza spazio nel tempo, Nel rapido sentiero che convoglia, Alla sua gioia, Mentre non lindi commenti, Della gente, Non offrono al mio fegato fiele, Ma fluiscono addosso, Come temperata acqua d'occidente. Increspano le mie fronde Un tempo adornate di purezza, I vermi del peccato, L'esaltante accettazione del male, Unge ora la mia carne che sfavillava, Come scintilla di sole meridionale, E la gente ancor non crede, Che il mio cuore resta puro, in ogni caso puro, In ogni palpito puro, In ogni atto puro, Tra le strade della notte, Le decine di mani, Sono lecitamente quelle di uno sposo, I baci che puzzano di vino, Quelli del primo amore, I lemmi plebei e alteri, Sono canti da genitore. Chiudo gli occhi, L'avido affetto diviene ricompensa, Ma la gente asserisce e, Mi denomina "Maddalena".
Ti amo perché sai piangere, Dentro e fuori di te, Perché sei un sogno Che non muore all'alba E un pensiero che non si scalda Solo a meridione. Sei un inquieto sospiro Al rosso del crepuscolo, E una frenesia audace nell'oscurità, Prima che giunga il sonno. Ti amo perché sai sorridere, Eclissato nel silenzio Dei tuoi giorni. Tu sei potente e sei tenue, Solitario nell'eremo Che attorno a te hai costruito E la mia presenza verso te, È silente e assidua Come un'ombra che non chiede e ama. Me ne sto ad adorarti, Mentre la notte si consuma Sul tuo volto, Che non vedo ma sfioro, Con un bacio e una preghiera.
Infinito, incommensurabile, inesauribile, Questo amore, Come universo, cresce e si espande:, Dall'istante che la passione Fu al culmine e si assopì dopo un orgasmo, Non potevo considerare che già esistessi, Che tra la mia carne crescevi, Nel mio ventre ti nutrivi, Che il tuo cuore pulsava, Al ritmo del mio, Che ti plasmavi della mia stessa materia, Che spasimavi i miei dolori Ed esultavi le mie letizie. Infinita l'attesa di poterti stringere e cullare, Infinita la felicità del primo sguardo, Infinito sarà per sempre l'amore, Che per ho per te. Nove mesi dentro e poi, Per l'eternità infinita, Tu dentro il mio cuore, Tu nella mia mente, Nella mia anima, nella mia vita, Benedicendo ogni giorno il Cielo Per averti avuto. Tu per sempre, Amore Mio Infinito! Angela Mori.
Non ricorderò gli anni, Solo gli attimi valorizzeranno i mesi, i giorni. Blande visioni in dissolvenza, Offuscheranno la vita Che vide la mia stessa esistenza. Sigillo di ciò che è stato, Dal primo all'ultimo sospiro. I sogni rimarranno sconnessi, Le promesse perderanno la loro virtù, I sogni che avevo, Voleranno via da me Liberi come farfalle, Non più incarcerate In uno scrigno di vetro terso. Gli occhi vista smarriranno E tra le bionde ciglia Ritroverò passato e presente, Mentre il futuro sarà chiaro in avanti. Passeranno gli inganni, I dolori, i pianti, I sorrisi e le incertezze, Nell'attimo morente Del mio ultimo vivo istante.
Se solo sapessi di cosa si nutre la mia pena, che si accresce dentro, con infinito male, arriverei forse a mitigare l'amarezza, procurando cura all'anima che singhiozza. Corre il mio corpo, e la mente è vuota, evado tra il vento che tumultua tra i capelli. Gli occhi che bruciano e gli urli alla gola, dimmi cos'è che mi divora?
La notte gli cade addosso, ombrosa e screziata d'argento; soave il suo sonno cela, pensieri non reali che statici nei sogni sostano. Dischiuse vermiglie labbra fiato che sa d'arsura ancora, consumato come il giorno trascorso sul mio corpo. Ridestarlo con un bacio vorrei, sotto il candore della luna che illumina il suo magnifico volto, mentre il vento d'autunno echeggia alla finestra, come un perseverante canto che tiene sveglia la mia brama.
Beviamo tutti il vino della follia, Nel calice dell'esultanza che la contiene. Miscelando alle vene, La saggezza alla frenesia. Irragionevole diventa appagato, Chi si sfama alla tavola dell'arte. Per lei si sfida il rischio, Si gioca con la sorte, S'ingoiano critiche, E ci si abbiglia ad applausi. Per lei si galoppa su cieli di terra, Ci si sdraia su terre di nuvola, Per lei si patisce, si gioisce, Si provocano il pianto altrui e il sorriso. Il sangue dell'artista è adrenalina, Il cuore batte forte a ogni creatura Che partorita viene. L'artista distingue ovunque l'armonia, Ammira l'abiezione e la bellezza, Le condivide anche quando le disprezza, Che sia cantata, letta o dipinta, Che sia suonata, ballata o interpretata, L'artista sfoggia la sua Musa, Al mondo intero spesso, Celata, schernita e disillusa.
Mite il tuo corpo dorme, Mentre il primo bagliore del mattino, Rasenta il tuo profilo. Adagiato in dissolvenza il chiaro lenzuolo, Copre appena la nudità del tuo ardito vigore. Svegliarmi nell'incavo delle tue ciglia ogni mattino, Questa non e la sola smania, Ancora sete di te non si placa E brucia dentro. Ridestati e tienimi stretta, al chiarore dove tutto inizia. Tra le mie marmoree gambe insinuati Come fiume tra le rocce, Come refolo di vento tra corolle di primavera. Brulicano in me arroventati umori, Sovente sotto l'influsso del tuo fervore, Vorrei anche adesso elargirmi a te. Tu silfide edenica, Tu onirica lussuria, Tu pensiero osceno Tu nivea ambra Tu che non aspetti consenso, Tu che guidi le mie mosse, Con trascinante maestria Tu che come me, Non ti appaghi mai Che mi spingi oltre i miei confini E nei miei ansimi trovi gioia, Mentre le mie mani sulla tua schiena Scivolano come piume di fuoco, Tu che risiedi nel mio cuore, Tu che baci i miei sospiri, intanto che mi usufruisci, Che cospargi di estasi, Il mio proibito. Tu svegliati, Tu defraudami di ogni innocenza, Tu prendimi, amami, incantami, Tu, completami.