Scritta da: Barbara Brussa
in Poesie (Poesie personali)
Quando un sogno diventa tormento
forse è giunto il momento
di mollare il filo
che stretto tenevi in pugno
e lasciarlo volare
nella brezza leggera di giugno.
Composta giovedì 9 luglio 2009
Quando un sogno diventa tormento
forse è giunto il momento
di mollare il filo
che stretto tenevi in pugno
e lasciarlo volare
nella brezza leggera di giugno.
Nulla possiedo,
se non manciate di stelle
da seminare sui sogni.
La mano calma di chi ama
e la furia selvaggia
di chi inganno non tollera.
E sconfinati, acuti silenzi
a ferire il passo incosciente,
che senza rispetto calpesta
il suolo sacro di un'anima.
Nulla possiedo, se non me stessa.
Il mio essere così amabile...
e così terribile.
Sono nata libera,
e anche fra le lacrime sorrido.
Anche con le ali brutalmente strappate
e la carne annichilita,
segregata in una gabbia,
sorriderò sempre alla stupidità
di chi non sa che gli spiriti liberi
volano comunque in altre dimensioni,
irraggiungibili e inviolabili.
Se mai il destino avverso
dovesse trovarmi
in ginocchio sul pavimento,
sappia fin d'ora che l'anima mia
mai striscerà sul fango della vita,
giacché essa si muove vaporosa
in un altrove di cristallo.
Libera di volare nell'immenso.
Felicemente ancorata
a quel mio mondo interiore,
che risulta invisibile ad occhi che,
pur potendo vedere,
restano intrappolati
nella dannazione della cecità.
Uno spirito libero
che non si fa toccare da mani rozze.
Vivo in un mondo invisibile,
ma più reale e vero che mai.
Mangiami.
A piccoli morsi. Masticandomi lentamente...
Ti entrerò in circolo. Scorrerò nel tuo sangue.
Sarò nella tua mente. Sarò nel tuo corpo
e accarezzerò il tuo cuore.
Solo allora non m'importerà più dove sarai
e cosa farai...
Perché io sarò con Te. Io sarò in Te.
Abortire il pensiero di te: questo volevo.
Sentirmi libera da questa ossessione
perché non sapevo dove mi avrebbe portata.
Fuggire dalla mia anima, per non farmi più toccare.
Ma è proprio lì dentro che ho trovato la mia libertà:
Libera di amarti.
Libera di scegliere.
Libera di restare.
Ma anche di andare,
senza per forza dovermi amputare il cuore.
Spirali di fumo
si arrotolano sui fili invisibili della notte
Io, sospesa nei miei pensieri fumosi
attendo l'evaporare del superfluo
per osservare, e soppesare, ciò che resta
Nel silenzio dei pensieri fumosi
soffierò via, come cenere al vento,
quella vernice scrostata
che ricopre la tua anima:
la renderò nuda.
Ho bisogno di silenzio
per sentire quella flebile voce
che rischia di soffocare
tra chilometri di parole assolutamente inutili
La flebile voce del tuo cuore
che non vuole o non riesce a parlare.
Non è il Principe Azzurro
colui che t'inganna;
Non è il Principe Azzurro
colui che l'anima ti sbrana...
Principessa dormiente
nel regno della fantasia
ti sveglierai alla luce dell'ultimo abbaglio;
il cuore sminuzzato dagli aguzzi frammenti
d'un ambiguo amore
consumato in mille massacri
nella Terra del Cuore...
Ma ora sei sveglia
e il tuo occhio Vede:
con passi leggeri
impararei a danzare
l'appassionato tango
della Vita tua.
In questa notte fredda
di gennaio, quando il gelo
arreca danni e vento
e uragano sradicano
i tetti delle case
quando tutti sono immersi
nel riposo, io veglio
e pensieri vaghi s'intersecano
nella mente, guardando la bimba
che dorme nella culla.
Com'è quieto il suo sembiante
poiché vedo me piccina
accanto alla Chiesa e al Campanile
che rintoccava gioioso
nel dì di festa,
così mesto per il funerale...
ed io ignara giocavo sul sagrato
guardo te che dormi quieta nella culla
e penso alla quiete del mio piccolo paese
spezzata dal canto dell'usignolo
che veniva lo spirito a rallegrar
o della civetta che fermava l'occhio
sull'ombra fuggevole dell'evento infausto.
E soave giungeva la primavera e la terra
si copriva di verde, di rosa e di azzurro
dei ruscelli che tagliavano la campagna.
e seguiva l'estate e io a gambe nude
tra le spighe gonfie di pane, andavo.
abbronzandomi e cantavo a squarciagola
o quando intirizzita per il gelo
udivo il pettirosso cantare sul biancospino,
e con le mani prendevo il muschio
sulla crosta del pruno e vedevo correre
e fluttuare la driade danzante
o rotolarmi nella neve e veder le gronde
agghindarsi con le stalattiti.
Tu che dormi quieta nella culla
ignori la pena, che mi da il pensiero
che sarai grande fra le alte case
vedrai il cielo tra le antenne
e comprerai il muschio al supermercato,
vedrai fiumi isteriliti
che mandano Intorno Il lezzo di liquame.
Certo saprai suonare Il plano
ti muoverai con grazia al suono cadenzato
dell'aerobica, e sarai rossa per la tintarella
mia piccola che dormi Ignara nella culla
tu mai morderai una mela lustra
spiccata dal greve ramo.
È freddo Il radiatore
come Il mio stanco cuore
e lo spirito non muta le forme
In piacevoli essenze,
l'unico calore mi vien dal tuo resptro
mia piccola nipote
che dormi nella culla.
Ed io
seduta al tavolo
della melanconia
sbuccio ricordi
in queste sere
che hanno fame di te.
Tramonta la luna
su di noi
Le stelle si sfaldano
sulla ripa del cielo
Scivola via polvere d'oro
dalle mani
della notte stravolta
Un soffio di vento
e non rimane null'altro
che un lontano ricordo
Resto da sola a suonare
una melodia inventata
in un istante di follia
Una lacrima solitaria
senza fretta s'allunga
su un letto di labbra
andando a morire
su un sorriso a metà
che ostinato ancora sussurra
Amore mio ti amo.