Scritta da: Jessica Piermatti
in Poesie (Poesie personali)
Sussulto,
di bacio rubato.
Vergogna,
e uno sguardo negato.
Le bocche si toccano
e i sospiri non fanno rumore.
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Sussulto,
di bacio rubato.
Vergogna,
e uno sguardo negato.
Le bocche si toccano
e i sospiri non fanno rumore.
In silenzio l'ha vista arrivare.
Senza dire nulla
ha visto tutto c'ho che è accaduto,
ha sentito ogni parola,
ha visto ogni lacrima
ma non ha mai provato a fermarmi.
Non avrebbe potuto comunque.
Lui non svela i miei segreti,
né quegli episodi che nessuno racconta mai.
Ha visto che non l'ho voluta,
mi ha visto provare a combattere,
ha visto come urlavo,
ha ascoltato i silenzi.
Ha visto tutti gli orrori
anche quelli che io non riesco a fronteggiare.
Ha visto il sangue e annusato gli odori,
ma è stato li
e non se n'è andato.
Quando era tutto finito ed ero sola
l'ho stretto forte ed è stato lì ad ascoltarmi
mentre parlavo di quel dolore che era mio.
È forse banale,
o forse anche stupido,
perché è solo un gatto,
che mangia, graffia
e fa disastri in ogni angolo della casa,
ma è il mio unico conforto,
il mio amico della notte,
l'unico da cui non mi devo nascondere mai.
È il mio Amico, l'unico vero che ho.
E se continuassi a cadere?
Caro Diario,
ti scrivo con le lacrime agli occhi, oggi non sono forte.
Oggi. Come ieri e l'altro ieri.
Penso di aver buttato al vento tante cose,
ho creduto troppo in quei sogni e in me stessa.
E ora? Mi sento terribilmente inutile e fallita.
E se continuassi a cadere?
Dovrei riprendere il mio cammino, un passo per volta
ma non ho la forza nemmeno di arrivare a domani.
E se continuassi a cadere?
Io posso farcela, niente è perduto, vero?
Vero che sono ancora in tempo?
Ma se continuassi a cadere?
Rispondimi, ti prego.
La tregua è stata davvero troppo piccola,
non poteva durare ancora un giorno in più?
Il volo è cominciato da molto in alto
e ho sbattuto la faccia contro il pavimento
colorato da tutto ciò che è troppo facile immaginare.
Perché non si accontenta mai
e ogni volta che faccio il primo passo
ricomincia con i suoi eventi del cazzo
che sempre tutti insieme arrivano,
come un pullman pieno di trenta persone
affamate e curiose con la fotocamera appesa al collo.
Mi sento gli occhi puntati addosso,
in ogni strada, in ogni luogo,
perché le piace torturarmi
e se ne fotte della mia stanchezza
perché sa che non getterò mai la spugna.
Sono stanca
ma eccomi di nuovo qua,
con la vita in un sacco
a risalire di nuovo tutte quelle scale.
Perché mi spetta qualcosa di bello alla fine
anche solo per un secondo
ma so che sarà bello.
Ricordi
di attimi mai vissuti,
di pelle mai toccata,
di notti di lacrime senza un abbraccio,
di occhi mai visti.
Ricordi,
solo di un telefono
e di qualche parola.
C'è un mostro che graffia.
Si nutre, beve e mi assaggia.
Ha gli occhi grandi
e pupille che riflettono l'infinito.
Dita lunghe e unghie scheggiate
che tranciano la notte.
Quando dorme, io vivo bene:
mi alzo alla mattina,
faccio colazione con i mei sogni,
burro di emozioni
e marmellata di vento
sopra fette biscottate fatte di nuvole.
Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo,
corro a perdifiato lungo la collina
fino a che ogni respiro è fuoco
e ogni battito di ciglia sabbia.
Corro a perdifiato verso una meta
che non conosco
ma che vedo in lontananza.
Torno alla mia casa
di marzapane e stelle
e mi riposo
cercando di fare miei tutti i momenti del giorno.
Intanto assaggio la notte.
Poi si sveglia.
Sento i denti allargarsi in un ringhio.
Tutti denti uguali, tutti canini,
le unghie lacerano a fondo
mentre gli occhi si voltano a guardarmi.
Lo stomaco si apre in un buco nero,
le braccia faticano a muoversi
e le dita cigolano.
La testa si svuota
mentre il nero nelle viscere
inizia il suo gioco.
Non posso fermarlo.
Ci provo ma è troppo forte.
Mi tengo la testa tra le mani
e cerco di urlare.
Sento i capelli muoversi al vento
e capisco che ha preso il controllo.
Bastassero almeno
quelle poche briciole
di amore
che ci vengon tirate
a sfamare un cuore
che ha sempre più fame
di un amore
che neanche
ha davvero mai conosciuto.
Da domani lo giuro farò,
sarò, non so
ma in qualche modo
migliorerò,
partirò,
ricomincerò,
continuerò
darò quello che so,
qualche cosa mi inventerò
ma domani.
Quello che di me non so?
qual è il mio scopo,
la faccia del destino
come in un gioco,
scrivo quel che vivo
come in un salto nel vuoto,
ecco! l'istinto
lascio a domani le risposte.
Che si risolva da sé.
Torno verso domani,
ma a che ora non so.
Da domani lo giuro sarò
più matura,
più sincera,
meno dura,
più sicura.
Giuro domani farò,
sarò,
giuro che non giurerò,
mai cambierò.
Da domani prometto,
sarò,
farò
ma se poi ci rifletto,
non avrò niente perfetto,
e proverò, vedrò,
ma domani.
Darei piccoli colpi alle lancette
per far terminare le giornate
una dietro l'altra
per arrivare al giorno con te.
E poi tornerei indietro
per utilizzare al meglio
il tempo perduto.
Avrei preferito vivere con l'illusione
che il ricordo mi dava.