Guardo dalla finestra il mio terrore incredibile inesorabile lacera la carne, spacca l'anima urlo, ma non basta stramazzo, ma non basta chiudo gli occhi ed è lì mi alzo, e non mi abbandona. Voglio arrendermi in oblio senza sogni in culla di liquido fetale.
Sull'albero di persistenza un'accorta bestia arruffata e guercia guarda il mondo con occhi dissimili, profuma di essenze legnose e osserva me. In quel di Anghiari, nave scuola di antichi segreti, un giorno sereno mi fu donato da fanciulla gioiosa che disse: "portalo con te, vedrai!" Il mio amuleto è color dell'autunno, tra umiltà e povertà vola al centro della Terra, fauci di fuoco ardore nel rostro vista dorata quieta letizia. Caro vecchio saggio, conducimi nel giusto.
I giorni dedicati ai nostri cari, supermercati di fiori e profumi, parcheggio completo ed entrata affollata.
Davanti ad ogni abito marmoreo, chiacchiere di sguardi e scambi di saluti.
Mi accerto che siano sempre lì, dove li ho lasciati l'anno scorso, e che fiori freschi lascino, almeno per due giorni, un ricordo del mio venire.
Cari e sconosciuti, il dialogo è nel cuore, nel passaggio rispettoso, nel silenzio dei giorni imprevisti e deserti, nei gesti imparati con amore, nelle parole ripetute a distanza, nella nostalgia dei ricordi, nello scoprire sui vostri sorrisi un accenno alla mia anima.
Mi sono ritrovata, e non accadeva ormai da tempo, su di una carrozza assai affollata.
Sguardi assonnati, ombrelli gocciolanti, e una signora che, parlando con un'altra, attira su di sé l'attenzione di tutti.
Prima sorrisi, poi risate e il mio viaggio si trasforma in un piacevole incontro di anime alleggerite dai consueti rituali quotidiani, distratte da un tono diverso e bisognose di contatto umano.