Lui nacque così con il primo tetto di stelle io vidi lui e poi più niente lui mi promise tutto dalle gocce di maggio al moriremo insieme. Poi ogni parola fù una bugia strappata alle mie poesie così dimenticò tutti i miei treni ripresi a malapena e quel nostro unico chiar di luna così forse mi diede tanto con due baci rubati al buio e qualche sogno sussurrato. Così cancello i nostri giorni pian piano così allontanò le nostre vite come i passi lenti di un vecchio rubando al cielo ogni mio tormento e velando il mio sguardo di tristezza Così lottò contro di me e vinse la sua battaglia.
Io ti conosco, tristezza ti ho vista negli occhi del ragazzo che tendeva la mano nello sguardo di una madre in attesa del ritorno del figlio sul volto aggrinzito posato sulle ginocchia dell'uomo di colore. Ti ho vista nell'ombra notturna che su di me si chinava negli occhi del vecchietto dal passo incerto Ti ho sentita negli accordi di una vecchia canzone nel vento improvviso che faceva cadere le foglie Ho tentato di sfuggirti ma mi hai inseguito.
Era bello vederli passeggiare il passo incerto la schiena leggermente ricurva sotto il peso di una vita non facile. I vestiti un po' fuori moda ma dignitosamente puliti le loro mani unite incrociate, come a formarne una sola. I loro occhi guardarsi per ripetere all'infinito meno male che ci sei ancora.
Mi piacerebbe tornare bambina "bianca", in un pomeriggio di sole o in una sera di neve. Buio, luce, solitudine, lacrime mi piacerebbe essere quello che ero e non sono più "bianca".
Cuore, batti piano lui potrebbe sentirti ed io arrossire rallenta, ti prego e fallo presto le mie emozioni lui non può percepire non può vedere se le lacrime che bagnano i miei occhi sono di gioia o dolore non può capire che il tremare incessante delle mie gambe non derivi dal freddo. Non sente le parole della mia anima. Cieco, sordo, muto? No cuore mio è solo che non mi ama e chi non ama è indifferente. Rallenta cuore mio è ora di arrendersi.
Questa notte senza te che smania dentro il cuore ti cerco non ci sei domani vorrei no ora averti qui giro e mi rigiro in questo letto è passato solo un giorno sembra un secolo nel buio della notte mi addormento solo così sei a me vicino.
Che cos'è questa inquetudine, questi momenti di malinconia che stringono la gola quasi a togliermi il respiro. Saranno i raggi di sole che entrano prepotenti dalle persiane sarà questa aria tiepida e i gridi di rondine a farmi star male sarà la crescita di qualche colorato fiore le urla di felicità dei bambini nel cortile. Sarà il pensiero di aver perso tutto sarà il non poter più correre gridare cantare e guardare il sole sarà l'ingenuità che è andata via il rompersi delle mie ali a farmi odiare tutto ciò che è luce.
Mi ha fatto male la tua indifferenza forse lo sbaglio è stato mio ma come si fa a respingere un sentimento? Mi ha ferito ancora di più la tua ironia mi parli e sembra che tu mi voglia far capire che per te tutto è come prima. Se ciò è vero, perché non parli basterebbero quattro parole"è stato un gioco" ed io tornerai a guardarti come tutti gli altri e forse riuscirei a pensare a qualcun'altro.
La mia vita un incubo di notte un volo di fantasia il giorno. Sono stanca di volare vorrei qualcuno che mi accarezzi la fronte e mi sussurri piano amore. Vivo tra la gente eppure non la conosco e nessuno mi conosce. La mattina passeggio per le strade ancore intirizzite dal freddo e vedo solo passanti frettolosi se qualcuno si fermasse e mi dicesse "buongiorno"e mi regalasse un sorriso. Nessuno mi conosce ed io non conosco nessuno e quando finirò di volare di notte negli incubi di giorno nella fantasia allora troverò la forza di morire o di vivere ancora senza più la mia anima.
Credimi il mio mondo era diverso, distese verdi piene di fiori circondavano il paese rallegrato da urla di bimbi che felici riempivano le strade. Nei vicoli il vocio delle comari intente a sfrerruzzare coperte come un'eco arrivava fino al campanile. I lenzuoli stesi battevano sulle mura delle case tutte piccole e piene di vita. L'odore acre dei camini si spandeva nell'aria ribollivano i fagioli nelle pignatte mentri i carri rientravano stanchi e affamati dalla campagna. Poi mille lumicini accendevano il paese, cadeva il silenzio e nella quiete esso riposava.