Scritta da: Marianna Mansueto
in Poesie (Poesie d'Autore)
Dateci dèi. Oh, dateceli!
Dateci dèi.
Siamo stufi d'uomini
e di potenza motrice.
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Dateci dèi. Oh, dateceli!
Dateci dèi.
Siamo stufi d'uomini
e di potenza motrice.
A chi pensate in una notte di luna brillante?
Cosa sognate quando il sonno vi rapisce?
Quando afferrate il pennello,
capita mai che scriviate di me?
Siete stato felice di avermi incontrata?
Credete nel mio amore?
Pensandovi divento curiosa di ogni cosa.
Chissà se voltarvi a guardarmi
quando siete occupato ci scoccia o vi piace...
Chissà se anche quando cinguetto come un passero
provate affetto per me...
Giace il re dell'Asia, colui che fu potente signore di eserciti come un albero abbattuto dal fulmine, un tronco abbandonato, un corpo senza nome.Commenta
Amici, se disertando la guerra a noi prossimaCommenta
voi e io fossimo destinati a vivere per sempre
senza conoscere alcun decadimento, lo faremmo,
non sarei fra i primi a combattere, non vi manderei
nella battaglia che porta la gloria.
Ma ora, stando così le cose, con i ministri della morte
pronti attorno a noi a migliaia, che nessun uomo
nato per morire può sfuggire e nemmeno evadere,
andiamo.
Il mio desiderio
è di stendermi tranquillo
accanto alla balaustra
quel giorno che tornerà
la primavera.
Guardarti per tutta la notte
e raccontarti di quella
nostalgia
che segue la separazione.
Sete di te m'incalza nelle notti affamate.
Tremula mano rossa che si leva fino alla tua vita.
Ebbra di sete, pazza di sete, sete di selva riarsa.
Sete di metallo ardente, sete di radici avide.
Verso dove, nelle sere in cui i tuoi occhi non vadano
in viaggio verso i miei occhi, attendendoti allora.
Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.
Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda atroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perché esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perché esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.
Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,
passiamo la notte nei villaggi.
Di buon mattino andremo nelle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:
là ti darò le mie carezze!
Amore! se potessimo, tu e io, con lui cospirare
per afferrare tutt'intero quest'infelice schema delle cose
non vorremmo forse frantumarlo - e poi
formarlo di nuovo, più simile al desiderio del cuore?
Se questa cosa che chiamiamo mondo
è stata prodotta per caso dagli atomi
che non si consumano,
anche se senza sosta turbinano,
come si può spiegare
che tu sia così bella e io ti ami?
"Addormentarsi adesso
svegliarsi tra cento anni, amor mio..."
"No,
non sono un disertore.
Del resto, il mio secolo non mi fa paura
il mio secolo pieno di miserie e di scandali
il mio secolo coraggioso grande ed eroico.
Non ho mai rimpianto d'esser venuto al mondo troppo presto
sono del ventesimo secolo e ne son fiero.
Mi basta esser là dove sono, tra i nostri,
e battermi per un mondo nuovo..."
"Tra cento anni, amor mio..."
"No,
prima e malgrado tutto.
Il mio secolo che muore e rinasce
il mio secolo
i cui ultimi giorni saranno belli
la mia terribile notte lacerata dai gridi dell'alba
il mio secolo splenderà di sole, amor mio
come i tuoi occhi..."