Poesie inserite da Michele Gentile

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Scritta da: Michele Gentile

In Viaggio

Sii sempre la meta del tuo viaggio
e del viaggio
assaporane l'essenza
le assenze lungo il sentiero.
Governa i passi ma
lascia sempre correre
libero lo sguardo.
Alimenta i giorni del cammino
con il grano della curiosità
e dissetati con le piogge della solitudine.
Sentirai parlare di te
dal vento del mattino,
ti guiderà la saggezza del crepuscolo.
Sii sempre la ragione del tuo viaggio
e nessuna strada mai
sarà stata inutile.
Composta mercoledì 6 giugno 2018
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    Scritta da: Michele Gentile

    L'Altrove

    Lo sconforto di braccia
    stanche di abbracciare.
    L'amarezza di occhi
    disinteressati alla vita.
    In alto le città non hanno nome
    né fossili,
    né strade per il ritorno.
    Tuttavia accade, non di rado
    di ritrovare il sapore di questo frutto
    negli archivi storici della sera
    quando la luce muore
    lasciando al mare
    i vincoli del buio.
    Se tutto ciò fosse vero,
    sarebbe uno scherzo ben riuscito
    se tutto questo non fosse vero
    sarebbe uno scherzo di pessimo gusto.
    Composta venerdì 1 giugno 2018
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      Scritta da: Michele Gentile

      Primo binario

      La notte
      Sempre
      mi dissangua.
      Restano tracce di noi?
      Ricordiamo davvero la speranza
      nascosta nei sorrisi?
      Polvere sulle dita quando ricalco
      quei giorni, imprigionati in un futuro
      che dovevamo esaudire.
      Ma quest'alba, inattesa
      ci restituisce la preghiera
      di un'irrisa felicità, l'amaro
      della rinuncia.
      Quanti treni passati
      inconsapevoli,
      balenati nel buio della stanza.
      L'ultimo, al primo binario
      non ci ha neppure provato.
      Abbiamo perso tempo
      o il tempo si è scansato
      per farci cadere.
      Composta giovedì 22 febbraio 2018
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        Scritta da: Michele Gentile

        Esecuzione capitale

        Perderò la testa
        per mastro titta
        per uno struggente tramonto
        in soffitta.
        Vilipeso tra
        un sconfitta in trasferta
        e il leggendario gra
        questo è un popolo in continuo movimento,
        in perenne migrazione;
        dal senso civico e la buona educazione
        agli alti pascoli della più cupa rassegnazione.
        Che di ottavi monarchi ne ho piene le tasche
        come gli spiccioli di questa fontana
        come le ore perse ad una fermata
        come a dire "a chi tocca nun sé ngrugna"
        porgendo l'altra guancia alla vergogna
        se solo mandi giù bocconi amari
        e ti rimane un filo di voce impigliato nelle mani.
        Ce ne sono di escrementi, di voragini, prestanome e cardinali
        neroni che incendiano la rabbia
        per questo castello sulla sabbia
        chiamato Roma, chiamato urbe
        di lupe e volpi poco furbe
        per decidere qualcosa di sensato
        senza darsi troppe arie su pè l naso.
        Non è pasquino che è tornato.
        È solo il canto stupido e spaesato
        di chi di quest'eterna capitale
        n'è ancora tutto sommato innamorato.
        Ma lorsignori saran d'accordo
        su questo fastidioso corso degli eventi
        che qui di fulgido e glorioso
        sono rimasti solo i monumenti.
        Il barcarolo va contro corrente
        parla ma non dice niente,
        fra le sponde e i ponti sul biondo incedere
        medita che in fin dei conti
        ciascuno ha quello che si merita.
        "Bonanotte popolo"
        l'eco finalmente si risente
        "torna a dormì e lassa perde
        tutte ste faccenne. Aricordete ora e ancora
        che nun ce stà nisuna assoluzione
        e che stamo e ce staremo sempre
        nell'anno der signore!"
        Composta mercoledì 17 gennaio 2018
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          Scritta da: Michele Gentile

          Il giardino dei tigli

          Tace questo inverno di ingratitudine
          in equilibrio sulle paure.
          Considero le carezze della malinconia
          un penoso spreco di sangue.
          Mento con la voce dell'allegrezza
          mentre scavo più mansueti orizzonti.
          Dal silenzio dei boschi sino al fruscio delle onde
          il sole compie il suo giogo
          incredulo dinanzi ai nostri travagli.
          Perdiamoci nel giardino dei tigli;
          cogliamo il dolce grappolo
          prima che i venti
          ne assaporino la carne.
          Da questo naufragio
          possiamo salvarci
          stringendoci intorno al fuoco.
          Composta giovedì 11 gennaio 2018
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            Scritta da: Michele Gentile

            Semplicemente Auguri

            Semplicemente Auguri
            alla terra e
            ai mari,
            ai cieli amari e
            alle stelle cadenti,
            ai perdenti
            ai potenti
            alle porte chiuse e
            alle aurore deluse.
            Semplicemente Auguri
            ai tramonti e
            alle lacrime
            agli alberi e alle vette
            alle fonti
            alle solitudini costrette.
            Semplicemente Auguri
            alla poesia,
            alla nostalgia
            alla malinconia
            di rive perdute e
            alla frenesia di
            di queste mani legate.
            All'uomo, alle sue dimore
            alla follia,
            all'utopia
            di un mondo migliore.
            Alla notte e alle stagioni
            ai sovrani e ai giullari
            al silenzio dei fiori
            al vento di domani
            semplicemente Auguri.
            Composta giovedì 21 dicembre 2017
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              Scritta da: Michele Gentile

              Ordalia

              Sventurata terra mia
              non basta la sera quando
              sboccia l'oblio.
              Non ha fine il crudele duello,
              un midollo di spine
              ci porterà a tradire
              il tempo che rimane.
              Voglio raccontare
              un fremito
              di furibonda luna,
              dimenticato per sempre,
              spazzato via dalla carne.
              Disperati noi dimoriamo
              il tormento
              che ci ha risparmiati;
              in questo ventre
              di nuove liturgie
              non esistiamo,
              dai giorni
              che lenti si consumano
              affiora solo la pietra.
              Composta lunedì 4 dicembre 2017
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                Scritta da: Michele Gentile

                Appunti di viaggio

                Le mie stanche vele
                le tue arse rive,
                l'inevitabile deriva.
                Il mio cielo sporco
                il tuo cieco pentirti
                il mio centesimo errore.
                La folle indulgenza
                l'amichevole inganno
                la squallida misericordia
                di lascivi monarchi.
                La tua parola
                la mia condotta
                la statura della verità,
                le semplici differenze
                che ci allontanano.
                Appunti di viaggio
                presi in fretta
                senza pensarti.
                Composta martedì 31 ottobre 2017
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                  Scritta da: Michele Gentile

                  A Pierluigi Cappello

                  L'ultima, notturna ora
                  prima delle strade piene
                  del traffico di fiori
                  di lancinanti scuse,
                  la dedico a te,
                  come scalpello a cui
                  importi soltanto accadere
                  la incido sulla dura pietra
                  della poesia.
                  Quella poesia che non tradisce
                  che stride e mite
                  ci accompagna al crepuscolo.
                  Ora l'assenza inizia
                  a trafiggermi,
                  sapientemente mi accoltella
                  i respiri,
                  poi i tuoi versi immortali
                  sul greto sgualcito
                  di una lacrima.
                  Composta martedì 3 ottobre 2017
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                    Scritta da: Michele Gentile

                    In riva alla sera

                    Ho incontrato un uomo
                    in riva alla sera.
                    Mendicava il tramonto
                    in fila con i suoi tormenti,
                    probabilmente in pena
                    o semplicemente stanco
                    di assomigliare.
                    Curvo dinanzi al passato,
                    attento a non farsi sentire
                    masticava l'amaro del tempo
                    stonando una vecchia canzone.
                    Ad un tratto, un bimbo
                    giunto lì per caso
                    gli donò una manciata di sabbia.
                    L'uomo lo ringraziò con una promessa
                    e tornò a farsi cercare.
                    Seppi poi dalle solite voci
                    che fu visto piangere
                    in compagnia della notte.
                    Lo ritrovarono abbracciato al mare
                    appena i venti cessarono
                    di spargere tra i ricordi
                    polline di dolore.
                    Composta mercoledì 9 agosto 2017
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