Ancor dalla mia mente echi lontani d'un caldo tramonto non cancello: t'ammiravo nella limpidezza del mare e tu mi correvi incontro sotto il concerto delle onde, musica seducente e divina. Ti sussurrai piano sotto il volo dei gabbiani: "Che fiore che sei coi raggi sul viso". Silenziosa, al mio cuore ti stringesti mentre il sole ci donava gli ultimi battiti. Non lo so, eppur di noi esiste solo un ricordo.
La cosa più superba è la Notte, quando cadono gli ultimi spaventi e l'anima si getta all'avventura. Lui tace nel tuo grembo come riassorbito dal sangue, che finalmente si colora di Dio e tu preghi che taccia per sempre, per non sentirlo come rigoglio fisso fin dentro le pareti.
Solo un mano d'Angelo intatta di sé, del suo amore per sé, potrebbe offrirmi la concavità del suo palmo perché vi riversi il mio pianto. La mano dell'uomo vivente è troppo impigliata nei fili dell'oggi e dell'ieri, è troppo ricolma di vita e di plasma di vita! Non potrà mai la mano dell'uomo mondarsi per il tranquillo pianto del proprio fratello! E dunque, soltanto una mano di Angelo bianco dalle lontane radici nutrite d'eterno e d'immenso potrebbe filtrare serena le confessioni dell'uomo senza vibrarne sul fondo in un cenno di viva ripulsa.
La vita sarebbe forse più facile se io non ti avessi mai incontrata.
Meno tristezza ogni volta che dobbiamo separarci, meno paura della prossima separazione e di quella che ancora verrà.
E anche poco di quella nostalgia impotente, che quando non ci sei vuole l"impossibile e subito, fra un istante e che poi poiché non è possibile, resta turbata e respira a fatica.
La vita sarebbe forse più facile se io non ti avessi incontrata.
Ricordo il meraviglioso istante: davanti a me apparisti tu, come una visione fugace, come il genio della pura bellezza.
Nei tormenti di una tristezza disperata, nelle agitazioni di una rumorosa vanità, suonò per me a lungo la tenera voce, e mi apparvero in sogno i cari tratti.
Passarono gli anni. Il ribelle impeto delle tempeste disperse i sogni di una volta, e io dimenticai la tua tenera voce, i tuoi tratti celestiali.
Nella mia remota e oscura reclusione trascorrevano quietamente i miei giorni senza divinità, senza ispirazione, senza lacrime, senza vita, senza amore.
Ma venne dell'anima il risveglio: ed ecco di nuovo sei apparsa tu, come una visione fugace, come il genio della tua pura bellezza.
E il cuore batte nell'inebriamento, e sono per esso risuscitati di nuovo e la divinità e l'ispirazione, e la vita, e le lacrime e l'amore.
Il nostro amore non si muove Testardo come un mulo Vivo come il desiderio Crudele come la memoria Stupido come i rimpianti Tenero come il ricordo Freddo come il marmo Bello come il giorno Fragile come un bambino.
La tua vita è la tua vita. Non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell'arrendevolezza. Stai in guardia. Ci sono delle uscite. Da qualche parte c'è luce. Forse non sarà una gran luce ma la vince sulle tenebre. Stai in guardia. Gli Dei ti offriranno delle occasioni. Riconoscile, afferrale. Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere la morte in vita, qualche volta. E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà. La tua vita è la tua vita. Sappilo finché ce l'hai. Tu sei meraviglioso gli Dei aspettano di compiacersi in te.
Bene, figliolo, te lo dirò: la vita per me non è stata una scala di cristallo. Ci furono chiodi e schegge ed assi sconnesse, e tratti senza tappeti sul pavimento nudi. Ma per tutto il tempo seguitai a salire e raggiunsi i pianerottoli, e voltai angoli e qualche volta camminai nel buio dove non era spiraglio di luce. Così, ragazzo, non tornare indietro. Non fermarti sui gradini perché trovi ardua l'ascesa. Non cadere ora perché io vado avanti, amor mio, continuo a salire e la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Lascia sempre vagare la fantasia, È sempre altrove il piacere: E si scioglie, solo a toccarlo, dolce, Come le bolle quando la pioggia picchia; Lasciala quindi vagare, lei, l’alata, Per il pensiero che davanti ancor le si stende; Spalanca la porta alla gabbia della mente, E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.