Il muro racconta
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...dentro alla sua testa, e si era interrotta non appena la mano si era scostata.
Non era stata una sensazione sgradevole, anzi, gli aveva trasmesso impressioni piacevoli, e lui, incuriosito, decise di riprovare ad appoggiare la mano, e stavolta ve la tenne per qualche secondo. Le parole – perché di parole si trattava – erano aliene, ma il significato, per qualche ragione, era chiaro: si trattava di frasi d'amore. Il professore non potè fare a meno di ricollegarle ai graffiti che stava toccando: che questi gli stessero facendo arrivare un messaggio da epoche remote? O, più semplicemente, forse c'era qualcosa in quel tratto speciale di muro, che conservava la memoria di antiche tenerezze e la condivideva con i mortali che lo toccavano. Perplesso, appoggiò entrambe le mani alla superficie metallica, e ve le mantenne per un po' di tempo. Dopo qualche momento gli sembrò di estraniarsi da quel posto, anzi da quel tempo, e di vedere il mondo con gli occhi delle creature che percepiva attraverso il baratro dei millenni. Sentiva parole d'amore sussurrate, frasi e promesse scambiate tra innamorati seduti sul muro a guardare il tramonto. Vide il sole, un sole di un antico colore alieno, calare nel suo eterno viaggio dietro l'Oceano.
Il professor Rodríguez sedette con le gambe penzoloni sullo strapiombo e sorrise pensando a suo padre: dopotutto un muro non è sempre fatto per dividere. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal suono di quelle parole d'amore che amanti vissuti secoli prima si erano scambiati guardando il tramonto dalla panchina più lunga del mondo.
Composto lunedì 15 luglio 2019
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