Il paese che non c'è più
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...dirama in mille bivi una fitta rete di stradine che è il quartiere Pigneto. Un luogo che ha un’anima, la vedi, la senti, tagliata a metà, mezza ubriaca e mezza santa. Fabrizio insegnava matematica in un liceo scientifico di Torre Gaia, dove i ragazzi si disperdono lungo le fermate della metro C in direzione San Giovanni per andare a prendere il sole ai giardinetti invece che andare a scuola. Su una panchina una notte di luglio, che Roma bruciava, mi disse Ti amo stappando una Ceres e io gli credetti perché a venticinque anni l’amore era leggero, fatto di belle parole e di notti sconsiderate. Tempo dopo, inevitabilmente, la nostra vita si era allineata a quella di molti altri esseri umani che faticano a dirsi liberi. Tra le notti insonni a crescere i figli e le prime rughe sulla fronte, come la Tangenziale Est taglia il Pigneto in due metà opposte, così la maternità aveva tagliato me: metà mamma e metà donna, entrambe offuscate dalla risalita dei miasmi delle cucine di tutto il mondo.
Il mio primo pensiero fu Elvira, il secondo che fosse morta nel sonno sotto le macerie delle sua casa di Sant’Andrea. Per questo alle prime luci ... [segue »]
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