Il paese che non c'è più
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...la vidi tornare sottobraccio con Giovanni lungo il viale di casa, sembrava in gran forma, la guardai e la scrutai, era tutta intera, composta e fiera come se nulla fosse. Mi accomodai su una seggiola e origliai alle pareti finché lui non se ne fu andato, dopodiché bussai alla sua porta:
Sei viva! - le urlai, strabuzzando gli occhi
Lei scoppiò a ridere - Ti sembro morta? - rispose, facendomi cenno di entrare
Ho chiamato Giovanni, la polizia, gli ospedali, tutti questi giorni, potevi farti viva tu! Come stai?- le rovesciai addosso un fiume di parole che suonavano come una brutta canzone, tanto la mia voce era falsata dalla commozione
Sto bene, stiamo tutti bene. Fa un rumore che non ti immagini - disse, rovistando in un borsone adagiato al centro della stanza.
Cosa?
Il terremoto. Fa buuuuuu , come un tuono, un boato buuuuuu.
- Buuuuu?
Sì, che spavento figlia mia, sapessi. Per fortuna mi sono detta Alzati, o adesso o mai più. Tieni - aggiunse, porgendomi un oggetto maldestramente avvolto nella carta di giornale.
Una pietra?
Sì, una pietra di casa mia.
Ah
Sant’Andrea non esiste più, sai, l’ha detto pure il sindaco. Ma finché ci sono io esiste.
L’importante è che tu stia bene…
No! promettimi che la terrai sempre con te
Te lo prometto - risposi, ma a quel punto lei piangeva - Mi sei mancata tanto - aggiunsi e le carezzai il viso
Stupidaggini, cosa ci fai con una vecchia come me?
Cosa ci faccio senza di te, volevi dire, nonna.
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