Il paese che non c'è più
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...dell’alba svegliai il portiere del palazzo per chiedergli se avesse il numero di telefono di Giovanni, compaesano di Elvira che ogni anno trascorreva insieme a lei ferie estive a Sant’Andrea. A Elvira era stato diagnosticato un inizio di Alzheimer e quindi, dopo una vita passata a Roma le era venuta la nostalgia di casa, di quando da bambina poteva guardare le cime dei monti disegnare con le nuvole in cielo cavallini, streghe e foreste incantate. Torna a dormire va, mi aveva detto, sbattendomi in faccia la porta della guardiola. A quell’ora del mattino io ero una povera pazza e Elvira una povera vecchia, forse morta - ma a chi importava - a lui no di certo, ma a me si: lei era mia amica.
Caramelle, confetti, berretti di lana all’uncinetto, bottiglie mignon di Nocino a Natale. Sartù di riso, timballo di pasta, ciambellone variegato al cacao e lei, che mi aspettava sulla porta con un piatto caldo, fumante tra le mani. Lo faceva perché attraverso le pareti indiscrete delle nostre case aveva sentito che piangevo, che lui non parlava e che la televisione era accesa. No, Elvira non mi giudicava. Le voci dei miei bambini erano come musica per le ... [segue »]
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