Jack Green
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In una fredda mattina dell'autunno del 2001, mio padre venne a mancare, ricordo questa data come se fosse oggi, una data scolpita nel petto come un tatuaggio indelebile oppure come una vecchia cicatrice difficile da risanarsi.
Ricordo che quando misi piede in quella grande struttura biancastra, sembrava aver messo piede in un grande bunker il quale si trasformava come una grandissima di champagne con me dentro, solo.
In cui odori e sapori di ospedale o di camera mortuaria si mischiano, per un attimo ti senti spaesato come una mappa senza bussola. Persone che piangevano, chi svuotava mezzo distributore del caffè per la tensione o la nervosità e cosi via...
è pensare che pochi minuti fa avevo rifiutato di abbracciare per l'ultima volta mio padre prima che partisse per il lungo viaggio, quel lungo sonno solenne. Questa volta senza di me, da solo.
Non so perché rifiutai di abbracciarlo e di vederlo per l'ultima volta, forse avevo paura o quant'altro.
Forse un giorno questo rimorso, questo dolore ti sarà utile mi esclamò una vecchia signora.
Mi chiamo Jack Green vivo in una piccola cittadina chiamata Dudley non poco distante da Birmingham, sono un ragazzo molto timido, forse anche molto solitario.
Si,... [segue »]
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