Un crostino di verità in un'insalata di ortiche
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"Ciao", disse mentendo.
"Buongiorno", rispose limando le distanze.
"Siediti."
"Si sieda, vorrà dire."
"Lo vorrò."
"Usi la sedia per mettere una distanza tra lei e la terra: si sentirà migliore."
"Non penso. Meglio l'ironia. Io per sentirmi migliore uso l'ironia come veicolo per trasportare carichi emotivi troppo pesanti."
"Interessante. Lei è un tipo strano, lo sa?"
"Lo so. Sono un tipo strano. Anche lei lo è."
"Sarà per via della mia fronte sfuggente, che scivola sul naso leggermente arcuato. Una linea pulita, come il muso curvo di una capra, o forse di una pecora. Sì, di profilo assomiglio proprio a una pecora."
"Sarà per quello. Un profilo che viene da lontano, da un mondo ovino d'altri tempi."
"Direi proprio di sì. Ogni tanto mi guardo allo specchio, non solo per contemplarmi il profilo ma, soprattutto, per vedere se sono sempre io. Non si sa mai. Sarebbe allucinante trovarmi riflesso qualcun altro. Ho sempre un po' paura di perdermi, alla mia età. Sa quanti anni ho?"
"Non lo so. Potrebbe averne sessanta portati male, o ottanta portati bene."
"È vero. Né più né meno di quelli. Si vede che lei ha occhio. L'occhio di chi riesce a guardare vicino."
"Io invece ho cinquant'anni.... [segue »]
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