Scritto da: Andrea Bidin

Le fiamme della vergogna


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...nell'accorgersi del mio silenzio, si zittirono inaspettatamente. Ed intanto venne dato fuoco a Stella che urlava e si dimenava terribilmente: uno spettacolo agghiacciante. Terribile. Se avessero potuto sanguinare, i miei occhi lo avrebbero fatto.
E mentre ella ci abbandonava, mentre Eritreo inneggiava alla giustizia divina ed alla fantomatica edificante punizione per quell'eretica, il silenzio si spandeva attorno a me, a macchia d'olio: inesorabilmente, una dopo l'altra tutte quelle persone smettevano di urlare.
Seguivano la folla, seguivano la massa, come sempre, anche in quel caso.
Lentamente tutta la piazza si trovò ammutolita. E Stella non c'era più.
Eritreo si osservava stupito attorno.

Io presi per mano Giulio, e lo invitai a seguirmi. Decisi d'allontanarmi dal luogo del delitto. Dal posto in cui un'altra persona a me cara mi era stata portata via con la forza, spinta dal senno assurdo di quelle persone. Questa volta senza spintoni, senza dover far forza: la folla si allargava e faceva strada, inebetita dal nostro incomprensibile atteggiamento.
Stupiti, quasi sconvolti.
Quelle persone probabilmente non capirono mai quale fu la vera causa di quel silenzio, come fosse possibile che tutti si fossero immobilizzati nell'arco di un minuto o poco più.
Quel giorno sperai solo che, una volta giunti a casa quel senso di schifo, d'orrido, di ripugnanza verso loro stessi e ciò che erano, e che non ammettevano d'essere, li tormentasse per il resto dei loro giorni.

Perché quel silenzio fu la loro ammissione.

Quel giorno, in quella piazza, non fu solo Stella a morire.
Composto lunedì 8 febbraio 2010

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