Stanza 32
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...guardò il viso della donna rivolto da un lato e con la bocca ancora aperta. La guardò stando in piedi per parecchi minuti... sembravano anni infiniti.
Leo si rivestì in fretta, mise la giacca e non si curò della cravatta che cadde per terra. La sua mente non emetteva nessun segnale di pensiero, sembrava un macchina, non si girò neanche a dare un ultimo sguardo a quel corpo scomposto riverso sul letto. Prese l'ascensore, attraversò la holl deserta e si ritrovò in strada.
Leo iniziò a camminare in direzione del mare. Lo guardava avvicinarsi ai suoi occhi molto lentamente come lenti erano i suoi passi, ne sentiva il profumo nell'aria e più si avvicinava più gli occhi gli si colmavano di lacrime che asciugava con il dorso della mano e pensò che quel mare nero di notte lo aspettava. Leo giunse al piccolo porticciolo e le barche assonnate facevano rientro una dopo l'altra, ma erano ancora lontane dalla banchina. Leo aveva quel mare negli occhi, nella mente, lo guardava nella sua profondità, cercava di scoprirne il segreto: - perché non mi parli? Perché non dici qualcosa? - pensò Leo mentre era seduto su un pietrone a ridosso di quel mare. Poi una vocina gli giunse dal profondo dell'anima o forse dalle profondità del mare e Leo si inarcò verso il basso per sentirla più vicina e...
Il corpo di Leo fu ritrovato dopo parecchi giorni al largo di Palermo completamente disfatto e corroso dal mare. Il riconoscimento fu affidato alla moglie la quale guardando il corpo del marito si limitò solo a confermare l'identità e poi disse: "ributtatelo a mare... lui ormai appartiene solo agli abbissi della mia memoria...".
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