La vita che non conosco.
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...aver inavvertitamente staccato qualche macchinario, e mi rendo conto in quell'istante del suo corpo così fragile; se solo dovessi staccare un filo forse sarebbe spacciata in pochi minuti. Tremo al solo pensiero di questa responsabilità.
Mi sono offerto volontario ad assisterla la notte, un po' per alleviare il peso sulle spalle di mia madre, un po' perché sono un animale notturno, e andare a letto alle 6 di mattina è la routine dei miei week end, quindi quello che per i miei sarebbe uno sforzo fisicamente inumano per me è un'inezia.
Nell'offrirmi in questo delicato compito, c'era un po' la sensazione di essere utile e un po' di incoscienza. Non avevo minimamente pensato ai sensi di colpa, di responsabilità, di impotenza che mi stavano ora riempendo la testa.
Aspetto.
Continuo a guardare il magistrale Jack dimenarsi sullo schermo, ogni tanto controllo che la nonna sia sveglia, poi che la flebo sia ancora piena, ripeto nervosamente il gesto quattro o cinque volte.
Voglio che dorma, voglio non sentirmi la responsabilità, voglio pensare da solo, i minuti non passano più.
Improvvisamente," Nicolò mi giro sul fianco e provo a dormire. ".
" Va bene, nonna. ". Le do un bacio, spengo ... [segue »]
Composto martedì 25 giugno 2013
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