Il pensiero d'oro
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Erano da poco passate le sette e ormai la notte si era impadronita della campagna innevata. Giulio, come ogni sera, osservava le due o tre luci lontane, immaginando i conversari dei conoscenti che sicuramente erano ancora a tavola. Gli piaceva pensare al tepore che avvolgeva come una coperta calda uomini e donne, con i loro figli, allo scoppiettio della legna nei camini, agli odori e ai profumi della cena, ai sapori di quei piatti semplici ma buoni, così veri e tanto desiderati.
In quei momenti ogni possibile elemento di separazione fisica o di pensiero, come il vetro appannato davanti ai suoi occhi, le poche miglia che lo dividevano da quei casolari, l'incolmabile differenza tra ciò che lo attorniava e quanto invece poteva solo immaginare dietro quelle finestrelle, non contava più nulla, era completamente svanito.
Il suo corpo era lì, immobile come il telaio della finestra, guardava dritto davanti a lui esplorando il buio e il suo respiro era lento e impercettibile; il suo cuore e i suoi pensieri, però, erano là dietro quegli altri vetri gialli... proprio come se fosse possibile essere contemporaneamente in due luoghi.
Come se si potesse avere il proprio corpo in una casa, nella fredda penombra ... [segue »]
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