L'ultima parola
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Nella penombra di una stanza anonima Maria osserva i pochi oggetti che riesce a malapena a distinguere anche perché una strana nebbia le impedisce di dar loro immediatamente un nome.
Vicino alla finestra, un piccolo lavandino, bianco, come tutto il resto, gocciola scandendo i secondi e interrompendo i silenzi mentre davanti alla barra cromata che sostiene la maniglia e il filo col pulsante per chiamare l'infermiera, un minuscolo tavolino ospita un piccolo vaso di fiori e le poche stoviglie che potrebbero far pensare ad un pasto appena consumato.
Ma Maria non se ne ricorda; solo una piccola macchia accanto al primo bottone della sua camicia da notte potrebbe far pensare ad una goccia della minestrina
- mandata giù un po' a fatica anche se con l'aiuto di una mano gentile - appena scivolata via dal pesante cucchiaione d'argento, unico segno di valore fra tanti oggetti utili ma comuni.
Lo sguardo si poggia ora sull'uno ora sull'altro oggetto, dalla parete al soffitto cercando ogni possibile indizio che le possa far capire quale sia il luogo che la accoglie, sdraiata e immobile. L'odore prevalente è acre, forte, penetrante: sarà un disinfettante o un altro prodotto che però non è fra quelli tipici di ... [segue »]
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