Il padrino
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Salvatore Giovanni Tripodo, detto Salvino, da Cosenza e giovane chirurgo presso il nosocomio di Chieri in provincia di Torino, guadagnò la hall-biglietteria della stazione Termini in Roma. Si avvicinò ad una delle ormai rare ed obsolete postazioni telefoniche pubbliche ed afferrò, staccandola dal suo supporto, la cornetta dell'apparecchio.
Odiava i cellulari di per sé e ben sapeva che in certi casi era buona norma non usare quei diabolici oggetti, facilmente intercettabili, dalle dimensioni ormai tanto minute da renderli anche poco pratico manovrarli. In particolar modo si asteneva dall'usare il suo apparecchio personale – causa la professione che svolgeva non poteva permettersi il lusso di farne a meno – quando contattava quello "sicuro" del padre.
"Papà, sono a Roma ma non sarà da te prima di un paio d'ore perché, ovviamente, il Freccia Rossa non ferma a Scauri ed il primo convoglio disponibile lascerà Termini fra circa un'ora".
"Tranquillo" - ribattè il padre Antonio, detto "Totonno 'o cecato" e boss 'ndranghetista di buona parte del sud pontino e dell'alto casertano - "Acquista un biglietto per Napoli Centrale, poi risali sul treno e non preoccuparti. Il Freccia Rossa probabilmente fermerà a Scauri per un controllo di carattere tecnico. Fidati!".
Salvatore non se ... [segue »]
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