Il mio decimo compleanno
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Era il trenta aprile del 1970, quando mia madre invitò tutti i parenti e i miei compagni di scuola a festeggiare il mio decimo compleanno sotto il grande ciliegio in fiore che stava in giardino.
Quel giorno, mite e soleggiato, fu importante perché dichiarai il mio amore a Daniela, la ragazza dai riccioli d'oro che, poi, sarebbe diventata mia moglie.
Allora abitavo nella Bassa Bergamasca, in una casa circondata da un grande spazio verde, vicino al fiume Serio, che mia madre aveva ereditato dai suoi genitori.
Tutt'intorno si espandeva una natura lussureggiante, con una gran varietà di alberi: salici, pioppi, frassini, ma l'orgoglio e il vanto di tutta la famiglia era il grande ciliegio che troneggiava superbo sul lato destro della casa, nei pressi di un ruscello.
Stava lì da tanti anni, col suo alto fusto rosso-bruno con venature irregolari e la sua chioma maestosa e slanciata. L'aveva piantato il padre di mio nonno Bortolo ai primi del novecento.
Era scampato a numerosi disastri naturali e a due guerre mondiali.
Mio padre lo venerava come un totem dotato di poteri taumaturgici.
"Fino a quando ci proteggerà il ciliegio, la nostra famiglia sarà al riparo da cattive sorprese" diceva ogni volta ... [segue »]
dal libro "I dieci anni del Ciliegio" di AA. VV.
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