Scritto da: Tonino Valeriani

A mio nonno


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...era a pochi chilometri, ma in quel luogo ameno rinfrescato dal vento di libeccio, fra i profumi del pesco ed il silenzio di ogni essere vivente, umano od animale, tra le pietre di uno sperduto casolare dove qualcuno cacciava qualcuno. Poi quando il sole volgeva ad ovest e le ombre del giorno allungavano i contorni del luogo, soddisfatti, i prodi guerrieri tornavano ai loro destrieri di ferro ed acciaio e lanciando la loro sfida, scomparivano nella polvere. Quasi nulla fosse accaduto, quasi nessuno fosse venuto. L'unica traccia del loro passaggio era lo scempio dell'aia, l'assenza degli animali che, ignari, scorrazzavano veloci inseguendosi ed il pianto di chi era restato, seduto a guardare quello che non si poteva vedere. Poi, quando il buio era profondo, silenziosamente riaffioravano i volti noti, i mariti abbracciavano le mogli, i figli le madri. Si tenevano stretti i più piccoli, quasi addormentati e incoscienti, ignoranti di quello che era successo, delle corse tra i campi di quel buio e lungo tunnel che sapeva di terra e scendeva... scendeva e non sembrava mai finire. Gli uomini si muovevano nel buio e lentamente ponevano ordine nel disordine, le mani ruvide e segnate accarezzavano le donne al loro fianco ... [segue »]

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