Aria
Ogni tanto sentiva la necessità di vederla, anche di nascosto. Di sentirla, anche solo per un secondo. Anche con la scusa più inutile e nel modo più stupido. Ascoltare le telefonate che le faceva sua sorella, spiarla dalla finestra quando passava sotto casa, passarle accanto in macchina.
Perché lei alla fine per lui era come l'aria. Poteva essere passato tanto tempo, poteva odiarla, ferirla, starle lontano, stare con altre ragazze, provare a non pensarla, ma la sua dose di lei ogni tanto gli serviva. Ne sentiva il bisogno. E lui lo sapeva. Anche se non l'avrebbe mai ammesso. Non l'avrebbe mai detto a nessuno, né tanto meno a lei. Ma a lui la sua dose di lei serviva. Lei era il suo angelo, la sua la sua medicina. Ne era dipendente.
La odiava, la insultava, malediceva il giorno in cui l'aveva incontrata, la accusava di avergli rovinato la vita.
Ma la verità era che lui senza di lei non poteva stare. Non era nessuno. Poteva fingere che non fosse così. Poteva convincersi che lei fosse una brutta persona, che lei si fosse comportata male, che meritasse quel suo atteggiamento terribile, quelle sue parole pungenti come spine. Poteva credere che al mondo ci fossero milioni di ragazze migliori di lei. Poteva dirsi che sicuramente era così. Lei, in fondo, era una semplice ragazza. Niente più.
Ma lei era la sua aria e quando lui si sentiva soffocare non c'era nient'altro e nessun altro, gli bastava solo respirarla un po'.
Composto venerdì 16 novembre 2012
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