Scritto da: Antonio D.

Partenze d'infanzia


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...al corridoio informa che si sta viaggiando a 300 km orari. Vorrei scambiare qualche parola, non tanto per necessità, quanto per l'inconscio desiderio di perpetrare un rituale, così come avrebbe fatto anche mio padre, ma dopo aver data una ennesima rapida occhiata agli altri viaggiatori mi rendo conto che non ci sono le condizioni per un minimo dialogo dal momento che chi non è alle prese con un computer, pensa bene di isolarsi dal mondo circostante infilandosi nelle orecchie un paio di auricolari. Ogni volta mettendo piede su di un treno, provo la stessa emozione che da bambino, ma se qualcuno di quei passeggeri posasse per un attimo il suo sguardo amorfo sul mio, noterebbe un'espressione forse a lui incomprensibile: è nostalgia. Nostalgia di quei discorsi fatti di mille dialetti, di quei volti, si abbrutiti dalle fatiche, ma addolciti dalla speranza o dall'ansia di tornare a casa, volti sui quali le profonde rughe scolpite dalle sofferenze in un attimo sapevano fare da cornice ad un affettuoso sorriso. Nostalgia di quando si scendeva dal treno con le mani ed il viso anneriti dalla fuliggine ma con dentro un grande carico di umanità. Così dopo quasi 60 anni mi ritrovo ancora ad osservare oltre il vetro del finestrino un mondo che come il treno corre sempre più veloce, così come più veloce corre pure il mio tempo.

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