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Certe volte sembra che la vita e la mia anima sia fuori di me, e che io sto qui a guardarla, come se io l'avessi lasciata da parte. Ma dov'è, e dove sto io? E che mi spetta fare? Mi rimetto nuovamente a gli altri o alle regole per aderire. Ma niente al di fuori può sapere il da farsi, è la vita stessa a dire cosa devo fare e svelarsi, e rendere noto e comunicare come, impulso, come sentimenti.
Il tempo entra e vive in me, lo spazio ci riempie e io la riempio di infinito. Le forze vitali della vita mi accompagnano e mi animano. Se non c'è più nessun padreterno, mi trovo nell'ebrezza nei rendiconto diretto con la vita e con la mia. Mi muovo a volte spinta da una smania, o in cerca di un compiacimento. Ma so perfettamente che niente potrà soddisfare, che la felicità non si trova nel compiacimento.
Ma nell'accoglienza, e nella nella presa in carico nel martirio: qui che si può essere genitori di se stessi. Nel tentativo ogni volta di rimettersi al mondo nelle indagini, nel confronto e adempiere e poi elaborare a fondo nel valico e nel supplizio. E poi,... [segue »]
Composto domenica 1 gennaio 2006
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