Un'interminabile catena
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L'uomo costruisce una macchina, anche sofisticatissima come un computer (ne abbiam parlato che non è molto), un robot, ad esempio, od anche una macchina, poniamo, assai più complessa, avendone ormai le capacità.
Prendiamo, tanto per semplificare, uno stuolo di questi robot, e immaginiamo di mandarli, via shuttle o con altro mezzo, a colonizzare un pianeta.
Ammettiamo che, su questo pianeta, vivano esseri diversi dall'uomo che non siano in grado di comprendere simili macchine.
Ebbene, vi assicuro che nonostante tutte le più accurate quanto approfondite ricerche che potessero fare sugli arzigogolati quanto minuti e ben congegnati congegni, da questa "creature" costruite dall'uomo, questo eventuale essere diverso non potrebbe notare alcun "cervello pensante", fra quei grovigli, e nemmeno supporre che qualcuno lo possa aver costruito, dal momento che se l'è trovato fra "i piedi", caduto addirittura "dal cielo".
A questo punto l'antifona l'avete già capita; però permettetemi di completare il mio pensiero.
Era stato l'uomo a costruire letteralmente quei robot - progettando sia il soft che realizzando l'hardware, si direbbe oggi - con le proprie mani o a mezzo di altre macchine attraverso cui aveva compiuto l'ideazione, profondendo in questi esseri artificiali le proprie idee e concependone tutti i particolari, stendendone il ... [segue »]
Composto lunedì 4 novembre 1996
dal libro "Un bicchiere mezzo vuoto" di Tommaso Mazzoni
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