Scritto da: Alessio Fabretti

Vivere è morire


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...faccia avere al più presto un rapporto più dettagliato. L'ispettore chiede solo di essere lasciato in pace e lavorare a suo modo e di non essere intralciato, che presto otterrà dei risultati. Ritorna nella stanza, dove è rinchiuso il presunto assassino, che mostra evidenti segni di aver fame. Manda l'agente di servizio a prendere dei panini e del caffè di posare il vassoio e di andarsene. Siede a cavalcioni di una sedia e addentando un panino chiede "Allora sapete di cosa siete responsabile?", rivolto all'uomo. Il panino che stava addentando gli si ferma a mezz'aria, fa cenno di no, anche se dai discorsi frammentari nell'ambulanza, aveva carpito frasi. Omicidio. È lui l'assassino.
"Allora ve lo dico io" aggiunge l'ispettore. "Come mai stavate sulla spiaggia svenuto, poco lontano dalla testa decapitata di una ragazza e dove in un bungalow c'era un trincetto sporco di sangue? Siete stato voi?" L'uomo continua a negare. L'ispettore ora osserva più attentamente chi gli è di fronte e che ora morde il sandwich con avidità. Nonostante la barba non fatta e l'aspetto generale disfatto, non sembra un vagabondo. Ha le mani curate e il modo di esprimersi è quello di un uomo di una certa cultura.... [segue »]
Composto martedì 19 marzo 1968

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