L'anno del tempo pazzo
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...giù sessanta bambini cinesi e ripartirono.
Poi ecco la nebbia. Non si vedeva al di là del proprio naso. L'unico che camminava tranquillo era Enea che aveva il naso lungo ventotto centimetri. Giravamo tutti con un faro antinebbia in testa e la notte spesso ci sbagliavamo di casa e non era poi male, perché c'erano sempre delle sorprese nel letto.
La cosa più pericolosa erano i camion che passavano in mezzo al paese ai centoventi, perché per i camionisti la nebbia non è un problema. Bisognò fare dei ponti tra tetto e tetto per attraversare, e dei passaggi sotterranei. Alla fine decidemmo di costruire un bel muro in mezzo alla strada e camionisti non se ne videro più, solo qualche pezzo.
Ed ecco che venne l'inverno e subito nevicò venti giorni di fila. Ben presto il paese fu sommerso dalla bianca visitatrice. Sbucavano solo i camini. Ma non ci perdemmo d'animo. A squadre andavamo a spalare la neve: noi di Sompazzo di sotto la spalavamo su Sompazzo di sopra e viceversa, così la neve era sempre alta uguale ma ci scaldavamo.
Ettore il fornaio continuava a lavorare in mutande, perché i fornai sono atermici, e ogni mattina passava e buttava ... [segue »]
dal libro "Il bar sotto il mare" di Stefano Benni
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