L'anno del tempo pazzo
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...certe scoregge che sembrava di essere in guerra, e il nonno Fagioli prendeva le più grosse con un retino da pescatore e le rimetteva nella pentola per non sprecare niente.
A fine anno la neve era alta sette metri e il fornaio aveva finito la farina, così chiedemmo aiuto alla città e ci mandarono tre elicotteri, ma non erano un granché da mangiare, tranne forse i sedili. Eravamo allo stremo delle forze quando Nonno Celso sentenziò che l'unico che poteva salvarci era Ufizéina.
Ufizéina era un meccanico che sapeva riparare tutto, da una gru idraulica a un biberon, e non c'era a memoria di sompazzese un guasto che l'avesse messo in difficoltà. Gli spiegammo il problema: e cioè che c'era da riparare nientemeno che il tempo. Ufizéina ci pensò un po' su e poi disse: "Se è guasto s'aggiusta."
Studiò la situazione, prese un cric, due pezzi di copertone, del mastice e una pompa, e sparì all'orizzonte.
Alla sera era già di ritorno. Spiegò che il problema era semplice: il sole, venendo giù all'alba da Monte Macco, si era impigliato in un albero scheggiato dal fulmine, e si era forato. Infatti stava di là, sull'altro versante, sgonfio da far pena. Ufizéina l'aveva vulcanizzato e poi gli aveva attaccato la pompa. Entro poco tempo si sarebbe gonfiato e avrebbe ripreso a salire. Infatti poco alla volta ecco il sole, dapprima fioco, poi sempre più rotondo e splendente, salire su da Monte Macco e riscaldare tutto.
La neve si sciolse e ogni cosa tornò normale, meno noi.
dal libro "Il bar sotto il mare" di Stefano Benni
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