Il ministro Calderoli è seduto al tavolino di un bar di un paese dell'alto Veneto. Vede un passante che si porta dietro, legato con una cordicella, un tacchino. Si rivolge all'uomo.
"Qui siamo ancora in Padania, vero?"
"Non lo so, credo di no".
"Come non lo sa? I confini vanno sempre allargati, d'ora in avanti questo paesucolo farà parte della nostra grande famiglia. Così ho deciso".
L'uomo scrolla le spalle, mentre Calderoli fissa da vicino il tacchino.
"E tu non ti senti padano?"
L'animale apre il becco come se volesse dire qualcosa, poi scappa via, seguito a stento dal passante.
"Stupida bestia! Ah, se avessi la mia intelligenza!", tuona Calderoli guardandosi un uno specchietto e facendo delle smorfie.
Passano due persone di colore. Il ministro si sfila una maglietta e sotto ne compare un'altra con la scritta: "Via di qui, slavi!"
I due uomini sembrano perplessi. Calderoli impreca, rendendosi conto di aver esibito la maglietta sbagliata.
Passa in rassegna tutte quelle che ha, almeno una quindicina, tutte con delle frasi offensive verso i popoli di altre nazionalità.
Il ministro tira fuori un foglietto.
"Già che ci sono lavorerò un poco... ci sono tante leggi da semplificare..."
Calderoli esamina con gli occhi spalancati il contenuto del foglietto.
"Come si va a semplificare? Ho la mente troppo complessa per un'operazione del genere. Tanto vale cancellare tutte queste stupide leggi, così non sbaglio di sicuro".
Scarabocchia il foglietto che poi getta via. Intanto arriva il cameriere che gli porta una birra (la nona in due ore), e due bottiglie di vino frizzante.
Calderoli beve e ride sguaiatamente.
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