Non condivido questo suo pensiero. Chiunque abbia provato a scrivere qualcosa di non banale sa quanto lo scrivere sia un viaggio più profondo della semplice lettura.
13 anni e 10 mesi fa
Risposte successive (al momento 8) di altri utenti.
Posso capire una certa avversione verso la poesia, nella misura in cui "distoglie" gli uomini dal pratico e dall'utile, anche se ritengo derivi solo dalla distorsione che ne fa il pubblico lettore. Però l'intenzione del poeta è tutt'altra. Il poeta non scrive per nutrire il popolo di specchi ed illusioni, quello è il mestiere dei politici, ma piuttosto per una sua patologica filosofia interiore. Non capisco per quale motivo il poeta non possa mischiare all'arte la filosofia, anzi i grandi poeti ne sono esperti! Alcuni versi possono sembrare meno felici, intrisi d'un senso cupo e malinconico, ma spesso il motivo è che vi si celano profondi spunti riflessivi. La riflessione è una cosa seria, non è un galleggiare sulla superficie e non fa sorridere generalmente. Se leggi un Leopardi non vedi questi due aspetti convivere? Magari Leopardi è troppo deprimente, ma allora che ne dici dei romanzi di Musil? L'uomo senza qualità ha probabilmente più filosofia di quanta ne abbiano "fatta" moltissimi filosofi messi insieme. Oppure Thomas Mann?
Poi è chiaro che le persone debbano distinguere l'arte dalla vita: l'arte non è mai utile in senso scientifico. L'arte non guarisce, l'arte non costruisce ponti, l'arte non progetta. Al massimo l'arte è placebo, un po' come la religione (ma migliore di quest'ultima!). E allora? e allora facciamo poesia e leggiamo poesia, se ciò accade senza motivo non importa, purché accade. Ora ti scrivo con la mia "sfera" scientifica. Non c'è motivo per cui succede alcunché, si può solo constatare che qualcosa accade e descrivere come accade. La scienza fondamentalmente ride della volontà, della scelta, delle sensazioni, perché constata l'infondata pretesa comune di darle per scontate. Il problema è che non esiste il volere, né lo scegliere. Le prossime righe che scriverò, non le scriverò perché vi ho pensato sù (anche se in senso scientifico ho elaborato informazioni), le scriverò e basta. Non esiste la scelta. Ma non esiste neanche la Verità. Avevano ragione i sofisti, paradossalmente "tutto è relativo", anche la frase "tutto è relativo" lo è. Si cade nel paradosso? Non c'è problema, il mondo "ama" il paradosso, qualsiasi linguaggio matematico sguazza nel paradosso (e la matematica è l'assiomatizzazione del pensiero!). Basterebbe citare i Teoremi di Incompletezza di Godel. Alla fine di tutta questa manfrina? Bè non resta nulla. Si fa fuori la poesia, l'arte, la medicina, la verità, la scelta, la filosofia e la scienza stessa. Scienza è ciò che è falsificabile. Abbiamo appena Annientato tutto. La realtà sarebbe questa, con tutto il suo ché di paradossale. Io tranquillamente l'accetto, però mi diverte mascherarmi col volto della poesia, della filosofia e di tutte queste cose che mi stuzzicano, che sembrano divertirmi! Il vino fa male, ma lo beviamo! La religione fa male, ma lasciamo predicare. La poesia non fa male praticamente a nessuno, lasciamola vivere!
Alessandro ti ringrazio dell'opinione. In realtà il mio secondo "cambiare" riguarda principalmente l'ambito estetico. Forse la poesia non può migliorare il mondo, anzi, sicuramente non può, però riesce a renderlo piacevole ed a pennellarlo d'attimi di godimento intellettuale.
14 anni e 1 mese fa
Risposte successive (al momento 3) di altri utenti.
Poi è chiaro che le persone debbano distinguere l'arte dalla vita: l'arte non è mai utile in senso scientifico. L'arte non guarisce, l'arte non costruisce ponti, l'arte non progetta. Al massimo l'arte è placebo, un po' come la religione (ma migliore di quest'ultima!). E allora? e allora facciamo poesia e leggiamo poesia, se ciò accade senza motivo non importa, purché accade. Ora ti scrivo con la mia "sfera" scientifica. Non c'è motivo per cui succede alcunché, si può solo constatare che qualcosa accade e descrivere come accade. La scienza fondamentalmente ride della volontà, della scelta, delle sensazioni, perché constata l'infondata pretesa comune di darle per scontate. Il problema è che non esiste il volere, né lo scegliere. Le prossime righe che scriverò, non le scriverò perché vi ho pensato sù (anche se in senso scientifico ho elaborato informazioni), le scriverò e basta. Non esiste la scelta. Ma non esiste neanche la Verità. Avevano ragione i sofisti, paradossalmente "tutto è relativo", anche la frase "tutto è relativo" lo è. Si cade nel paradosso? Non c'è problema, il mondo "ama" il paradosso, qualsiasi linguaggio matematico sguazza nel paradosso (e la matematica è l'assiomatizzazione del pensiero!). Basterebbe citare i Teoremi di Incompletezza di Godel. Alla fine di tutta questa manfrina? Bè non resta nulla. Si fa fuori la poesia, l'arte, la medicina, la verità, la scelta, la filosofia e la scienza stessa. Scienza è ciò che è falsificabile. Abbiamo appena Annientato tutto. La realtà sarebbe questa, con tutto il suo ché di paradossale. Io tranquillamente l'accetto, però mi diverte mascherarmi col volto della poesia, della filosofia e di tutte queste cose che mi stuzzicano, che sembrano divertirmi! Il vino fa male, ma lo beviamo! La religione fa male, ma lasciamo predicare. La poesia non fa male praticamente a nessuno, lasciamola vivere!