Vincenzo, rifletti: se l'essere è uno e indivisibile, il molteplice è NON essere.
L'essere è autosufficiente e fuori dal tempo, la natura è divenire, nascita e mo*rte, consunzione, "non essere" (perchè non può essere prima ciò che non è poi, .nè può essere, dopo la "nascita", qualcosa che "prima" non era... L'essere non è e non può essere nel tempo, principio stesso del mutamento).
Dunque tu ed io siamo "essere" e non "non essere", insomma ESISTIAMO, solo nella misura in cui partecipiamo dell'essere.
E possiamo partecipare dell'essere solo nella scomparsa del tu ed io, nella coesione con l'essere, ed anche tra "noi"...
Se tu sei essere, la natura che nasce e muore è inganno, è percezione fallace, percezione che opera dentro di te: non sei tu dentro la natura, anche se grossolanamente così ti appare.
Solo l'essere è, il resto, ciò che diviene, non è.
Questo è Parmenide. Se convieni con lui, non puoi negare queste cose.
Ma ti prego, rifletti sulla grandiosità di questo semplice concetto:
Solo lo psichismo e, nello psichismo, anche il tuo e il mio psichismo, potrebbe, fuori dal tempo e dallo spazio, e solo a certe condizioni, "essere". E' qui la soluzione che cerchi.
Ma so già di lanciare parole nel vento... (per ora: ché tanto, "poi", ognuno conoscerà come stanno le cose ictu oculi, e senza bisogno di filosofie).
13 anni e 1 mese fa
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Ecco una fulgida e rapida esemplificazione di relativismo morale, particolarmente adatta a chiarire le già nebulose idee delle nuove generazioni.
"Le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori", canta ormai da tempo Guccini (conzone di notte n.2), e mi trova perfettamente d'accordo.
Ma non per motivi di relativismo, no, bensì per un altro e ben più valido motivo.
Il comportamento umano può avere due molle: la mera osservanza della norma, dettata il più delle volte dal timore della sanzione, oppure lo spontaneo, libero e sincero atto di volontà, indipendente da qualsiasi statuizione normativa, sia essa giuridica, morale, biblica o quant'altro.
Io sono nettamente per il secondo tipo di comportamento: preferisco un trasgressore vero e sincero, a cento osservanti repressi ed ipocriti.
Ma allora, Bea, mi chiederai: "Pino, sei dunque un completo amorale?".
Ebbene sì: per me l' UNICA MORALE E' L'AMORE. Chi non lo possiede, è meglio che si comporti in maniera spontanea, anziché osservare, per costume, timore di riprovazione sociale o (peggio) di pene infernali, comportamenti che non gli vengono spontanei dal profondo del cuore.
Del resto, già lo diceva San Filippo Neri: statevi se potete, e se non potete fate quello che volete.
Almeno - aggiungo io - sarete voi stessi.
Fine della Filippica.
13 anni e 1 mese fa
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Molta gente ci va, ma poi non si ferma... Perché spesso fermarsi è un rischio... e pochi, anzi pochissimi sono pronti a rischiare.
Quale è il rischio? Il rischio è, naturalmente, la realtà. A tutti piace sognare, ma quando i sogni si traducono in realtà, ci manca sempre qualcosa... e si preferisce tornare indietro, rifugiarsi nei sogni.
Sono meno impegnativi, più morbidi, più comodi.
Questo non vale solo per l'amore, ma in ogni campo dell'agire umano. E' veramente difficile e rischioso essere imprenditori di se stessi e delle proprie idee. Meglio affidarsi a parrucche, tonache e divise.
13 anni e 1 mese fa
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Qui l'hai azzeccata, Dario. Socrate infatti identificava la conoscenza con la virtù. Un agire intelligente e non virtuoso è in realtà privo di intelligenza. E' un non conoscere, un non sapere.
Ciò però comporta una sorta di responsabilità attenuata: chi non comprende perché "non ci arriva" non può essere, tout court, condannato: va compreso ed aiutato.
Questo è il senso profondo delle parole "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno".
13 anni e 1 mese fa
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L'essere è autosufficiente e fuori dal tempo, la natura è divenire, nascita e mo*rte, consunzione, "non essere" (perchè non può essere prima ciò che non è poi, .nè può essere, dopo la "nascita", qualcosa che "prima" non era... L'essere non è e non può essere nel tempo, principio stesso del mutamento).
Dunque tu ed io siamo "essere" e non "non essere", insomma ESISTIAMO, solo nella misura in cui partecipiamo dell'essere.
E possiamo partecipare dell'essere solo nella scomparsa del tu ed io, nella coesione con l'essere, ed anche tra "noi"...
Se tu sei essere, la natura che nasce e muore è inganno, è percezione fallace, percezione che opera dentro di te: non sei tu dentro la natura, anche se grossolanamente così ti appare.
Solo l'essere è, il resto, ciò che diviene, non è.
Questo è Parmenide. Se convieni con lui, non puoi negare queste cose.
Ma ti prego, rifletti sulla grandiosità di questo semplice concetto:
Solo lo psichismo e, nello psichismo, anche il tuo e il mio psichismo, potrebbe, fuori dal tempo e dallo spazio, e solo a certe condizioni, "essere".
E' qui la soluzione che cerchi.
Ma so già di lanciare parole nel vento... (per ora: ché tanto, "poi", ognuno conoscerà come stanno le cose ictu oculi, e senza bisogno di filosofie).
"Le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori", canta ormai da tempo Guccini (conzone di notte n.2), e mi trova perfettamente d'accordo.
Ma non per motivi di relativismo, no, bensì per un altro e ben più valido motivo.
Il comportamento umano può avere due molle: la mera osservanza della norma, dettata il più delle volte dal timore della sanzione, oppure lo spontaneo, libero e sincero atto di volontà, indipendente da qualsiasi statuizione normativa, sia essa giuridica, morale, biblica o quant'altro.
Io sono nettamente per il secondo tipo di comportamento: preferisco un trasgressore vero e sincero, a cento osservanti repressi ed ipocriti.
Ma allora, Bea, mi chiederai: "Pino, sei dunque un completo amorale?".
Ebbene sì: per me l' UNICA MORALE E' L'AMORE. Chi non lo possiede, è meglio che si comporti in maniera spontanea, anziché osservare, per costume, timore di riprovazione sociale o (peggio) di pene infernali, comportamenti che non gli vengono spontanei dal profondo del cuore.
Del resto, già lo diceva San Filippo Neri: statevi se potete, e se non potete fate quello che volete.
Almeno - aggiungo io - sarete voi stessi.
Fine della Filippica.
Quale è il rischio? Il rischio è, naturalmente, la realtà. A tutti piace sognare, ma quando i sogni si traducono in realtà, ci manca sempre qualcosa... e si preferisce tornare indietro, rifugiarsi nei sogni.
Sono meno impegnativi, più morbidi, più comodi.
Questo non vale solo per l'amore, ma in ogni campo dell'agire umano. E' veramente difficile e rischioso essere imprenditori di se stessi e delle proprie idee. Meglio affidarsi a parrucche, tonache e divise.
Ciò però comporta una sorta di responsabilità attenuata: chi non comprende perché "non ci arriva" non può essere, tout court, condannato: va compreso ed aiutato.
Questo è il senso profondo delle parole "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno".