La massima sinceramente mi appare scarna, senza pretese, intesa a suscitare il sorriso più che la riflessione; insomma non meritevole di tanto arguto (e, talora, anche inquie*to) commentare.
E allora, se di donne proprio si vuole parlare, vorrei ricordare che già 2600 e passa anni fa un tal Semonide di Amorgo andò famoso, tra i lirici greci, per uno scritto in cui distingueva varie tipologie di donne. Trattandosi di una vera chicca, ve la rammento, in una gustosissima traduzione quasi letterale:
Fin da principio il dio
ha creato l'indole della donna
una diversa dall'altra.
Una dalla scr*ofa
dai lunghi peli, che ha
per la casa tutte le cose
intrise nella spor*cizia
senza ordine
e rotolano per terra;
lei stessa poi spor*ca
in vesti non lavate ingr*assa,
standosene tra le immo*ndizie.
Un'altra il dio l'ha fatta
dalla mali*gna vol*pe,
donna esperta di tutto;
nulla le sfugge
nè del male
nè del bene.
Infatti degli stessi spesso
dice il male ed il bene;
ha carattere
volubile.
Un'altra dalla ca*gna,
malv*agia, simile alla madre,
che vuole sentire tutto,
e sapere tutto,
ficcando il naso dovunque
e gironzolando
continua ad abba*iare,
anche se non vede
nessun uomo;
neppure mina*cciandola
il marito può farla smettere,
neppure se, adi*rato,
le ro*mpe i denti con una pietra,
neppure se le parla dolcemente
nè se si trova seduta
tra estranei;
ma persevera
nell'incessante bac*cano.
Avendone modellata poi una
di terra gli Olimpi
hanno dato all’uomo
qualcosa d’inerte;
siffatta donna infatti
non sa fare nulla
né di cat*tivo né di buono;
tra le attività poi
ne conosce solo una,
mangiare.
Neppure se il dio manda
un inverno rigido,
sebbene intirizzita porta
la sedia più vicina al fuoco.
Un’altra dal mare
la quale in cuor suo
pensa in due modi:
un giorno infatti
ride ed è gaia;
un estraneo vedendola
in casa penserà:
“non c’è altra donna
migliore di questa
né più bella sulla Terra”;
un altro giorno invece
insopp*ortabile
e da non guardare negli occhi
né da avvicinare
ma allora infu*ria
fo*lle come
una capra intorno ai figli,
per tutti diventa
aspra ed anti*patica
sia per i ne*mici che per gli amici;
come il mare spesso
sta calmo, innocuo,
gran gioia per i naviganti
nella stagione dell’estate,
spesso invece infuria
tur*bato da cupe onde;
a questo tale donna
assomiglia molto nel carattere.
il mare infatti ha
aspetto diverso.
Un’altra dall’asi*na
cinerea e basto*nata
che con la costri*zione
e con mina*cce, a fatica
alla fine accetta di fare
tutto ciò che può piacere
e lo affronta.
Ma fino a quel momento
mangia in un angolo;
notte e giorno
mangia sul focolare.
Così pure per l’amore
accetta come compagno
chiunque capiti.
Un’altra dalla donnola
Tri*sta stirpe
Mes*china.
Essa infatti non ha
nulla di bello né di grazioso
né di dolce né di amabile.
E’ inconti*nente
in amore,
procura nau*sea
all’uomo che le è vicino,
la*dra com’è, procura
ai vicini molti mali,
spesso divora anche
le carni sacre non sacrificate.
La cavalla elegante
Dalla lunga criniera
ne fece nascere un’altra
che schiva
il lavoro ser*vile
e la fatica,
e non toccherebbe
la macina
né alzerebbe lo staccio
né toglierebbe la spazza*tura
da casa, né starebbe
presso il forno
per evitare la caligine;
per opportunità si tiene
buono il marito,
si lava dello spo*rco
ogni giorno
due volte, talora tre
e si unge coi profumi;
ha sempre
la chioma fluente
ben pettinata
ornata di fiori.
Bella visione
Dunque per gli altri,
siffatta donna
però diventa un gu*aio
per chi la possiede
a meno che uno non sia
o tira*nno o scettrato
che si compiace in cuore
di tali soddisfazioni.
Un’altra ancora dalla scim*mia;
questa Giove soprattutto
dette come compagna agli uomini
come scia*gura massima;
orri*bile d’aspetto,
tale donna se ne va
per la città oggetto di riso
per tutti gli uomini;
piccola com’è
a fatica si muove col capo,
senza na*tiche
e sca*rna di membra,
pove*retto il marito
che stringe tra le braccia
un simile mo*stro.
Conosce poi
ogni astu*zia e furb*eria
come la scimmia
né le importa il riso
né farebbe del bene
a qualcuno, ma a questo mira
e questo pensa
tutto il giorno,
come potrà danne*ggiare
nel modo pe*ggiore qualcuno.
Un’altra dall’ape;
chi la sposa
è fortunato;
a lei sola infatti
non spetta il bia*simo,
per opera sua
fiorisce e aumenta
l’agiatezza; amata
invecchia con lo sposo
che continua ad amarla
dopo aver partorito una prole
bella e rinomata;
è famosa tra tutte le donne
ed una grazia divina
l’avvolge.
Non si compiace
di stare tra le donne,
quando fanno
discorsi d’amore.
Tali donne le migliori
e le più sagge
Giove le concede
come grazia agli uomini.
Morale (per Vincenzo): se già 2600 anni fa sussisteva quanto alle donne, pur in una società masch*ilista, un distinguo così articolato, come puoi mai ritenere un qualsiasi tratto caratteriale proprio di TUTTE le donne?
Ragione piena dunque a Rossella nella disputa con Vincenzo.
Quanto a Semonide, non credo possa sorgere disputa. Un analogo elenco potrebbe stilarsi a livello maschile; e d’altra parte, quanto a donne, potrei garantire di averne viste all’opera almeno una per ogni tipo; e forse anche di tipi ulteriori. : (
13 anni e 4 mesi fa
Risposte successive (al momento 16) di altri utenti.
Il dolore, da solo, non conduce con certezza a Dio; anzi, può avere un effetto contrario, perché può indurre a pensare: "Come ha potuto Dio permettere tutto questo?"
Ma il dolore vissuto con serenità nella certezza di un destino superiore, il dolore che riesce a valicare l' evento contingente, e a proiettarsi nell' assoluto: quello sì che ha una forza trascinante irresistibile.
E' un dono. E' Dio in persona.
Sei stata molto fortunata, Dana. Anzi, più che fortunata: prescelta. Hai davvero incontrato Dio, in quella casa. : )))))
PS: queste cose le conosco. Hai fatto piangere anche me. Di gioia.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 15) di altri utenti.
Non ci resta che piangere... SEMBRA facile !!!
Quantunque talvolta liberatorie, io sono comunque contro le lacrime.
Anche perché ne sono tutt'ora letteralmente sommerso...
Dario, per pietà, non ti ci mettere pure tu... : )))))
13 anni e 4 mesi fa
Risposte successive (al momento 12) di altri utenti.
Chi non ha l'intelligenza non è (solo) lo scemo, che più o meno presto si svela per tale, ma il mediocre. Spesso il mediocre è anche furbo; e il gioco è fatto.
Esempio tipico è l'Università, dove per decenni sono andati avanti figli nipoti e leccapiedi dei baroni. Eserciti di mediocri hanno letteralmente occupato la cultura italiana. E hanno formato schiere di ignoranti e mediocri peggio di loro. Oggi l'Università italiana difficilmente è in grado di riconoscere chi realmente vale, perché ai vertici vi sono gli asini.
Vedi, Lucia, basta una ingiustizia iniziale. Fai diventare professore universitario, o dirigente, o deputato, o qualsiasi cosa un mediocre anziché uno che lo meritava. Dopo 4 o 5 anni, il mediocre, "bene o male", avrà imparato a "muovere" alcune leve del comando, avrà tenuto i comandi della "Ferrari", leve che saranno rimaste totalmente sconosciute alla persona che meritava. Finché quest'ultima davvero potrà dirsi "peggiore" dell'altra. E' un po' come non fare studiare un ragazzo del popolo intelligente, e mandare a Oxford un mediocre. Ne uscirà un laureato, ma non ciò che sarebbe potuto diventare il primo.
Tutto questo è stato oltretutto favorito dai populisti che avversavano la "selezione" come criterio per progredire negli studi. Col bel risultato che criteri di selezione sono divenuti il censo, la raccomandazione, l'intrallazzo, se non anche il sesso,come dappertutto. Tutti diplomati, tutti laureati, tutti a piedi, salvo i raccomandati. Bel risultato...
Gli "scemi", naturalmente, sono fuori discussione. Eppure, se tu vai a vedere, anche questi ultimi si mimetizzano molto bene: i mass media lavorano a regola d'arte, la gente non è smaliziata, non è competente, non si accorge del trucco, e questo aiuta molto. Così capita ad esmpio che taluni mediconzoli siano veri e propri killer con licenza di uccidere.
In conclusione: il mondo di oggi è dei violenti, dei furbi, degli arroganti, dei mediocri in cordata: l'intelligenza non è nè ambita, nè riconosciuta; e non serve a nulla in questo universo alla rovescia, salvo sia di natura criminale.
13 anni e 4 mesi fa
Risposte successive (al momento 17) di altri utenti.
E allora, se di donne proprio si vuole parlare, vorrei ricordare che già 2600 e passa anni fa un tal Semonide di Amorgo andò famoso, tra i lirici greci, per uno scritto in cui distingueva varie tipologie di donne. Trattandosi di una vera chicca, ve la rammento, in una gustosissima traduzione quasi letterale:
Fin da principio il dio
ha creato l'indole della donna
una diversa dall'altra.
Una dalla scr*ofa
dai lunghi peli, che ha
per la casa tutte le cose
intrise nella spor*cizia
senza ordine
e rotolano per terra;
lei stessa poi spor*ca
in vesti non lavate ingr*assa,
standosene tra le immo*ndizie.
Un'altra il dio l'ha fatta
dalla mali*gna vol*pe,
donna esperta di tutto;
nulla le sfugge
nè del male
nè del bene.
Infatti degli stessi spesso
dice il male ed il bene;
ha carattere
volubile.
Un'altra dalla ca*gna,
malv*agia, simile alla madre,
che vuole sentire tutto,
e sapere tutto,
ficcando il naso dovunque
e gironzolando
continua ad abba*iare,
anche se non vede
nessun uomo;
neppure mina*cciandola
il marito può farla smettere,
neppure se, adi*rato,
le ro*mpe i denti con una pietra,
neppure se le parla dolcemente
nè se si trova seduta
tra estranei;
ma persevera
nell'incessante bac*cano.
Avendone modellata poi una
di terra gli Olimpi
hanno dato all’uomo
qualcosa d’inerte;
siffatta donna infatti
non sa fare nulla
né di cat*tivo né di buono;
tra le attività poi
ne conosce solo una,
mangiare.
Neppure se il dio manda
un inverno rigido,
sebbene intirizzita porta
la sedia più vicina al fuoco.
Un’altra dal mare
la quale in cuor suo
pensa in due modi:
un giorno infatti
ride ed è gaia;
un estraneo vedendola
in casa penserà:
“non c’è altra donna
migliore di questa
né più bella sulla Terra”;
un altro giorno invece
insopp*ortabile
e da non guardare negli occhi
né da avvicinare
ma allora infu*ria
fo*lle come
una capra intorno ai figli,
per tutti diventa
aspra ed anti*patica
sia per i ne*mici che per gli amici;
come il mare spesso
sta calmo, innocuo,
gran gioia per i naviganti
nella stagione dell’estate,
spesso invece infuria
tur*bato da cupe onde;
a questo tale donna
assomiglia molto nel carattere.
il mare infatti ha
aspetto diverso.
Un’altra dall’asi*na
cinerea e basto*nata
che con la costri*zione
e con mina*cce, a fatica
alla fine accetta di fare
tutto ciò che può piacere
e lo affronta.
Ma fino a quel momento
mangia in un angolo;
notte e giorno
mangia sul focolare.
Così pure per l’amore
accetta come compagno
chiunque capiti.
Un’altra dalla donnola
Tri*sta stirpe
Mes*china.
Essa infatti non ha
nulla di bello né di grazioso
né di dolce né di amabile.
E’ inconti*nente
in amore,
procura nau*sea
all’uomo che le è vicino,
la*dra com’è, procura
ai vicini molti mali,
spesso divora anche
le carni sacre non sacrificate.
La cavalla elegante
Dalla lunga criniera
ne fece nascere un’altra
che schiva
il lavoro ser*vile
e la fatica,
e non toccherebbe
la macina
né alzerebbe lo staccio
né toglierebbe la spazza*tura
da casa, né starebbe
presso il forno
per evitare la caligine;
per opportunità si tiene
buono il marito,
si lava dello spo*rco
ogni giorno
due volte, talora tre
e si unge coi profumi;
ha sempre
la chioma fluente
ben pettinata
ornata di fiori.
Bella visione
Dunque per gli altri,
siffatta donna
però diventa un gu*aio
per chi la possiede
a meno che uno non sia
o tira*nno o scettrato
che si compiace in cuore
di tali soddisfazioni.
Un’altra ancora dalla scim*mia;
questa Giove soprattutto
dette come compagna agli uomini
come scia*gura massima;
orri*bile d’aspetto,
tale donna se ne va
per la città oggetto di riso
per tutti gli uomini;
piccola com’è
a fatica si muove col capo,
senza na*tiche
e sca*rna di membra,
pove*retto il marito
che stringe tra le braccia
un simile mo*stro.
Conosce poi
ogni astu*zia e furb*eria
come la scimmia
né le importa il riso
né farebbe del bene
a qualcuno, ma a questo mira
e questo pensa
tutto il giorno,
come potrà danne*ggiare
nel modo pe*ggiore qualcuno.
Un’altra dall’ape;
chi la sposa
è fortunato;
a lei sola infatti
non spetta il bia*simo,
per opera sua
fiorisce e aumenta
l’agiatezza; amata
invecchia con lo sposo
che continua ad amarla
dopo aver partorito una prole
bella e rinomata;
è famosa tra tutte le donne
ed una grazia divina
l’avvolge.
Non si compiace
di stare tra le donne,
quando fanno
discorsi d’amore.
Tali donne le migliori
e le più sagge
Giove le concede
come grazia agli uomini.
Morale (per Vincenzo): se già 2600 anni fa sussisteva quanto alle donne, pur in una società masch*ilista, un distinguo così articolato, come puoi mai ritenere un qualsiasi tratto caratteriale proprio di TUTTE le donne?
Ragione piena dunque a Rossella nella disputa con Vincenzo.
Quanto a Semonide, non credo possa sorgere disputa. Un analogo elenco potrebbe stilarsi a livello maschile; e d’altra parte, quanto a donne, potrei garantire di averne viste all’opera almeno una per ogni tipo; e forse anche di tipi ulteriori. : (
Ma il dolore vissuto con serenità nella certezza di un destino superiore, il dolore che riesce a valicare l' evento contingente, e a proiettarsi nell' assoluto: quello sì che ha una forza trascinante irresistibile.
E' un dono. E' Dio in persona.
Sei stata molto fortunata, Dana. Anzi, più che fortunata: prescelta. Hai davvero incontrato Dio, in quella casa. : )))))
PS: queste cose le conosco. Hai fatto piangere anche me. Di gioia.
Quantunque talvolta liberatorie, io sono comunque contro le lacrime.
Anche perché ne sono tutt'ora letteralmente sommerso...
Dario, per pietà, non ti ci mettere pure tu... : )))))
Esempio tipico è l'Università, dove per decenni sono andati avanti figli nipoti e leccapiedi dei baroni. Eserciti di mediocri hanno letteralmente occupato la cultura italiana. E hanno formato schiere di ignoranti e mediocri peggio di loro. Oggi l'Università italiana difficilmente è in grado di riconoscere chi realmente vale, perché ai vertici vi sono gli asini.
Vedi, Lucia, basta una ingiustizia iniziale. Fai diventare professore universitario, o dirigente, o deputato, o qualsiasi cosa un mediocre anziché uno che lo meritava. Dopo 4 o 5 anni, il mediocre, "bene o male", avrà imparato a "muovere" alcune leve del comando, avrà tenuto i comandi della "Ferrari", leve che saranno rimaste totalmente sconosciute alla persona che meritava. Finché quest'ultima davvero potrà dirsi "peggiore" dell'altra. E' un po' come non fare studiare un ragazzo del popolo intelligente, e mandare a Oxford un mediocre. Ne uscirà un laureato, ma non ciò che sarebbe potuto diventare il primo.
Tutto questo è stato oltretutto favorito dai populisti che avversavano la "selezione" come criterio per progredire negli studi. Col bel risultato che criteri di selezione sono divenuti il censo, la raccomandazione, l'intrallazzo, se non anche il sesso,come dappertutto. Tutti diplomati, tutti laureati, tutti a piedi, salvo i raccomandati. Bel risultato...
Gli "scemi", naturalmente, sono fuori discussione. Eppure, se tu vai a vedere, anche questi ultimi si mimetizzano molto bene: i mass media lavorano a regola d'arte, la gente non è smaliziata, non è competente, non si accorge del trucco, e questo aiuta molto. Così capita ad esmpio che taluni mediconzoli siano veri e propri killer con licenza di uccidere.
In conclusione: il mondo di oggi è dei violenti, dei furbi, degli arroganti, dei mediocri in cordata: l'intelligenza non è nè ambita, nè riconosciuta; e non serve a nulla in questo universo alla rovescia, salvo sia di natura criminale.