Ode to the West Wind
Percy Bysshe Shelley (1792-1822)
O Wild West Wind, thou breath of Autumn's being-
Thou from whose unseen presence the leaves dead
Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing,
Yellow, and black, and pale, and hectic red,
Pestilence-stricken multitudes!—O thou
Who chariotest to their dark wintry bed
The wingèd seeds, where they lie cold and low,
Each like a corpse within its grave, until
Thine azure sister of the Spring shall blow
Her clarion o'er the dreaming earth, and fill
(Driving sweet buds like flocks to feed in air)
With living hues and odours plain and hill-
Wild Spirit, which art moving everywhere—
Destroyer and Preserver—hear, O hear!
Thou on whose stream, 'mid the steep sky's commotion,
Loose clouds like earth's decaying leaves are shed,
Shook from the tangled boughs of Heaven and Ocean,
Angels of rain and lightning! they are spread
On the blue surface of thine airy surge,
Like the bright hair uplifted from the head
Of some fierce Mænad, ev'n from the dim verge
Of the horizon to the zenith's height—
The locks of the approaching storm. Thou dirge
Of the dying year, to which this closing night
Will be the dome of a vast sepulchre,
Vaulted with all thy congregated might
Of vapours, from whose solid atmosphere
Black rain, and fire, and hail will burst:—O hear!
Thou who didst waken from his summer-dreams
The blue Mediterranean, where he lay,
Lull'd by the coil of his crystalline streams,
Beside a pumice isle in Baiæ's bay,
And saw in sleep old palaces and towers
Quivering within the wave's intenser day,
All overgrown with azure moss, and flowers
So sweet, the sense faints picturing them! Thou
For whose path the Atlantic's level powers
Cleave themselves into chasms, while far below
The sea-blooms and the oozy woods which wear
The sapless foliage of the ocean, know
Thy voice, and suddenly grow gray with fear
And tremble and despoil themselves:—O hear!
If I were a dead leaf thou mightest bear;
If I were a swift cloud to fly with thee;
A wave to pant beneath thy power, and share
The impulse of thy strength, only less free
Than thou, O uncontrollable!—if even
I were as in my boyhood, and could be
The comrade of thy wanderings over heaven,
As then, when to outstrip thy skiey speed
Scarce seem'd a vision,—I would ne'er have striven
As thus with thee in prayer in my sore need.
O lift me as a wave, a leaf, a cloud!
I fall upon the thorns of life! I bleed!
A heavy weight of hours has chain'd and bow'd
One too like thee—tameless, and swift, and proud.
Make me thy lyre, ev'n as the forest is:
What if my leaves are falling like its own!
The tumult of thy mighty harmonies
Will take from both a deep autumnal tone,
Sweet though in sadness. Be thou, Spirit fierce,
My spirit! be thou me, impetuous one!
Drive my dead thoughts over the universe,
Like wither'd leaves, to quicken a new birth;
And, by the incantation of this verse,
Scatter, as from an unextinguish'd hearth
Ashes and sparks, my words among mankind!
Be through my lips to unawaken'd earth
The trumpet of a prophecy! O Wind,
If Winter comes, can Spring be far behind?
Ode al Vento Dell'Ovest
O Selvaggio Vento dell'Ovest, tuo è il respiro d'Autunno-
Tu dalla quale inosservata presenza le foglie morte
son guidate, come fantasmi che fuggano da un incantatore,
Gialle, e nere, e pallide, e rosso intenso,
Moltitudini colpite dalla pestilenza! — O tu
Che conduci al loro scuro letto invernale
i semi alati, dove riposano giù al freddo,
ognuno come un cadavere dentro la sua tomba,
finché la tua azzurra sorella Primavera soffierà
il suo corno sulla terra sognante, e riempirà
(Guidando i dolci germogli come greggi da nutrire nell'aria)
con vivide sfumature ed aromi la pianura e la collina -
Spirito Selvaggio, che si sposta ovunque —
Distruttore e Preservatore — ascolta, O ascolta!
Tu sul quale flusso, tra la scoscesa commozione del cielo,
nuvole sciolte come foglie marcescenti della terra son sparse,
scosso dai rami aggrovigliati di Cielo e dall'Oceano,
Angeli di pioggia e fulmine! Essi sono stesi
sulla superficie blu del tuo leggero ondeggiare,
come i luminosi capelli sollevati dalla testa
di qualche feroce Menade, perfino dal ciglio pallido
dell'orizzonte all'altezza dello zenith—
le chiuse della tempesta che si avvicina. Tu canto funebre
del morente anno, cui questo scorcio di notte
sarà la cupola di un vasto sepolcro,
coperto da una volta con tutta la tua adunata potenza
di vapori, dalla quale solida atmosfera
Nera pioggia, e fuoco, e grandine scoppieranno: —O ascolta!
Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l'azzurro Mediterraneo, ove esso giace,
cullato dolcemente dalle spire dei suoi ruscelli cristallini,
accanto a un'isola di pietra pomice nella baia del Baiæ,
e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri,
vibranti entro il giorno dell'onda più intensa,
tutti coperti di muschio azzurro, e fiori
cosí dolci, che il senso viene meno nel raffigurarli!
Per i cui percorsi i poteri d'equilibrio dell'Atlantico
si spaccano negli abissi, mentre lontano al di sotto
le infiorescenze marine e i fangosi boschi che indossano
il fogliame avvizzito dell'oceano, conoscono
la tua voce, e crescono subitamente grigi impauriti
e tremolano e si spogliano: —O ascolta!
Fossi io una foglia che trasporti, o vento,
fossi una nube che segue il tuo volo
fossi un'onda gonfiata dal tremendo
tuo soffio: e fossi anch'io potente, solo,
libero come te, che mai nessuno
ha incatenato! Un tempo, vagabondo,
correvo e ti seguivo lungo il cielo:
tu percorrevi a passi azzurri il mondo
e sognavo di starti al fianco. Ma ora
sanguino fra le acute spine, stanco:
ti prego, alzami, vento, come un'onda
o una foglia, o una nuvola! Io gemo,
da una catena d'ore imprigionato,
io che ero come te: orgoglioso e libero,
come te: coraggioso e mai domato.
Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie trarrà da entrambi
un profondo tono autunnale, dolce anche se triste.
Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito!
Sii tu me, o impetuoso!
Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi,
come ceneri e faville da un focolare inestinguibile,
le mie parole fra l'umanità!
Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
la tromba di una profezia! O vento,
se viene l'Inverno, può esser lontana la Primavera?
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 2) di altri utenti.
Questo sito sI presta ad essere un sito di dialogo costruttivo tra anime sensibili, e come tale io tento di utilizzarlo.
Taluni mi seguono su questa strada: e arriviamo a risultati interessanti, talvolta importanti sia in sè, sia a livello di rapporto interpersonale, quantunque limitato dalla virtualità telematica.
Per altri, viceversa, sussiste quasi una sorta di timore, di pudore quanto al proseguire nel dialogo. Sono come anime cristallizzate sotto una campana di vetro, di loro natura diffidenti ad aprirsi all'altro. Ma vanno aiutati.
Mi fanno ridere soprattutto quelle (frequentissime) dichiarazioni di voto stereotipe, consistenti in un "bravo!", o poco più, seguito poco dopo da un "grazie!" dell'autore, come in un vecchio sketch di Petrolini, in cui il bravo e il grazie si succedevano a ritmo sempre più incalzante, finché il "grazie" giungeva addirittura a precedere il "bravo".. : )))
C'è sicuramente chiusura incomunicabilità, grande solitudine in tutto questo...
Tuttavia, non bisogna disperare, Marisa.
Chi non è un cristallo, e miracolosamente ha ancora un po' di sole dentro malgrado la vita sia dura per tutti, deve con santa pazienza mettersi là, e tentare di riscaldare gli altri, finché non si sciolgano.
E allora: delle 4 tattiche che ti sono venute in mente, l'urlo no, tanto meno il silenzio: insistere e scuotere, quello sì.
Con amore, e grande pazienza.
BEL PENSIERO, BRAVA !!! : )))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 2) di altri utenti.
Nell'addormentarsi, prima del sonno, la mente può letteralmente creare mondi e situazioni da favola. *****
Mi fai venire in mente Danny Kaye, e il suo famoso film "Sogni proibiti".
In effetti, li si può fare anche ad occhi aperti.
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 1) di altri utenti.
Molto bella, ma non del tutto sincera, per il malcelato eufemismo del mutare in respiro un sospiro.
Mah... può anche darsi che fosse realmente un respiro...
Assolta col beneficio del dubbio. : ))
13 anni e 7 mesi fa
Risposte successive (al momento 8) di altri utenti.
Ma allora cernie e merluzzi non c'erano ancora!
Come dunque ha fatto la cernia a prendersela con il mare?
(Non c'è niente da fare, è sempre Giulio a portarmi fuori strada...)
13 anni e 6 mesi fa
Risposte successive (al momento 10) di altri utenti.
Secondo me non vi capite perché l'una parla di muli (nobili animali umani, capaci di tirar dritto e far da traino tra ogni genere di difficoltà), l'altra, sotto metafora, della perseveranza nell'errore, cioè di quanto notoriamente rende l'errore cosa diabolica.
Il problema è però individuare con certezza se si tratti o meno di errore…
Quanto al coraggio, mi sembra ce ne voglia sia per desistere, sia per andare avanti e lanciarsi nel burrone....
O forse no...
No, non ci siamo. Non è coraggio.
E' più probabile che l’una parli di muli, l'altra di ciechi.
Nel dubbio mi vien da pensare, alla maniera di Totò: chi è senza pietre, scagli il primo peccato... : (((
O (forse ancor meglio, in una prospettiva meno filantropica): fattela con chi è peggio di te, e fagli pagare le spese.!!
…Eziandìo..!! : //
13 anni e 6 mesi fa
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Percy Bysshe Shelley (1792-1822)
O Wild West Wind, thou breath of Autumn's being-
Thou from whose unseen presence the leaves dead
Are driven, like ghosts from an enchanter fleeing,
Yellow, and black, and pale, and hectic red,
Pestilence-stricken multitudes!—O thou
Who chariotest to their dark wintry bed
The wingèd seeds, where they lie cold and low,
Each like a corpse within its grave, until
Thine azure sister of the Spring shall blow
Her clarion o'er the dreaming earth, and fill
(Driving sweet buds like flocks to feed in air)
With living hues and odours plain and hill-
Wild Spirit, which art moving everywhere—
Destroyer and Preserver—hear, O hear!
Thou on whose stream, 'mid the steep sky's commotion,
Loose clouds like earth's decaying leaves are shed,
Shook from the tangled boughs of Heaven and Ocean,
Angels of rain and lightning! they are spread
On the blue surface of thine airy surge,
Like the bright hair uplifted from the head
Of some fierce Mænad, ev'n from the dim verge
Of the horizon to the zenith's height—
The locks of the approaching storm. Thou dirge
Of the dying year, to which this closing night
Will be the dome of a vast sepulchre,
Vaulted with all thy congregated might
Of vapours, from whose solid atmosphere
Black rain, and fire, and hail will burst:—O hear!
Thou who didst waken from his summer-dreams
The blue Mediterranean, where he lay,
Lull'd by the coil of his crystalline streams,
Beside a pumice isle in Baiæ's bay,
And saw in sleep old palaces and towers
Quivering within the wave's intenser day,
All overgrown with azure moss, and flowers
So sweet, the sense faints picturing them! Thou
For whose path the Atlantic's level powers
Cleave themselves into chasms, while far below
The sea-blooms and the oozy woods which wear
The sapless foliage of the ocean, know
Thy voice, and suddenly grow gray with fear
And tremble and despoil themselves:—O hear!
If I were a dead leaf thou mightest bear;
If I were a swift cloud to fly with thee;
A wave to pant beneath thy power, and share
The impulse of thy strength, only less free
Than thou, O uncontrollable!—if even
I were as in my boyhood, and could be
The comrade of thy wanderings over heaven,
As then, when to outstrip thy skiey speed
Scarce seem'd a vision,—I would ne'er have striven
As thus with thee in prayer in my sore need.
O lift me as a wave, a leaf, a cloud!
I fall upon the thorns of life! I bleed!
A heavy weight of hours has chain'd and bow'd
One too like thee—tameless, and swift, and proud.
Make me thy lyre, ev'n as the forest is:
What if my leaves are falling like its own!
The tumult of thy mighty harmonies
Will take from both a deep autumnal tone,
Sweet though in sadness. Be thou, Spirit fierce,
My spirit! be thou me, impetuous one!
Drive my dead thoughts over the universe,
Like wither'd leaves, to quicken a new birth;
And, by the incantation of this verse,
Scatter, as from an unextinguish'd hearth
Ashes and sparks, my words among mankind!
Be through my lips to unawaken'd earth
The trumpet of a prophecy! O Wind,
If Winter comes, can Spring be far behind?
Ode al Vento Dell'Ovest
O Selvaggio Vento dell'Ovest, tuo è il respiro d'Autunno-
Tu dalla quale inosservata presenza le foglie morte
son guidate, come fantasmi che fuggano da un incantatore,
Gialle, e nere, e pallide, e rosso intenso,
Moltitudini colpite dalla pestilenza! — O tu
Che conduci al loro scuro letto invernale
i semi alati, dove riposano giù al freddo,
ognuno come un cadavere dentro la sua tomba,
finché la tua azzurra sorella Primavera soffierà
il suo corno sulla terra sognante, e riempirà
(Guidando i dolci germogli come greggi da nutrire nell'aria)
con vivide sfumature ed aromi la pianura e la collina -
Spirito Selvaggio, che si sposta ovunque —
Distruttore e Preservatore — ascolta, O ascolta!
Tu sul quale flusso, tra la scoscesa commozione del cielo,
nuvole sciolte come foglie marcescenti della terra son sparse,
scosso dai rami aggrovigliati di Cielo e dall'Oceano,
Angeli di pioggia e fulmine! Essi sono stesi
sulla superficie blu del tuo leggero ondeggiare,
come i luminosi capelli sollevati dalla testa
di qualche feroce Menade, perfino dal ciglio pallido
dell'orizzonte all'altezza dello zenith—
le chiuse della tempesta che si avvicina. Tu canto funebre
del morente anno, cui questo scorcio di notte
sarà la cupola di un vasto sepolcro,
coperto da una volta con tutta la tua adunata potenza
di vapori, dalla quale solida atmosfera
Nera pioggia, e fuoco, e grandine scoppieranno: —O ascolta!
Tu che svegliasti dai suoi sogni estivi
l'azzurro Mediterraneo, ove esso giace,
cullato dolcemente dalle spire dei suoi ruscelli cristallini,
accanto a un'isola di pietra pomice nella baia del Baiæ,
e vedesti nel sonno antichi palazzi e torri,
vibranti entro il giorno dell'onda più intensa,
tutti coperti di muschio azzurro, e fiori
cosí dolci, che il senso viene meno nel raffigurarli!
Per i cui percorsi i poteri d'equilibrio dell'Atlantico
si spaccano negli abissi, mentre lontano al di sotto
le infiorescenze marine e i fangosi boschi che indossano
il fogliame avvizzito dell'oceano, conoscono
la tua voce, e crescono subitamente grigi impauriti
e tremolano e si spogliano: —O ascolta!
Fossi io una foglia che trasporti, o vento,
fossi una nube che segue il tuo volo
fossi un'onda gonfiata dal tremendo
tuo soffio: e fossi anch'io potente, solo,
libero come te, che mai nessuno
ha incatenato! Un tempo, vagabondo,
correvo e ti seguivo lungo il cielo:
tu percorrevi a passi azzurri il mondo
e sognavo di starti al fianco. Ma ora
sanguino fra le acute spine, stanco:
ti prego, alzami, vento, come un'onda
o una foglia, o una nuvola! Io gemo,
da una catena d'ore imprigionato,
io che ero come te: orgoglioso e libero,
come te: coraggioso e mai domato.
Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie trarrà da entrambi
un profondo tono autunnale, dolce anche se triste.
Sii tu, o fiero spirito, il mio spirito!
Sii tu me, o impetuoso!
Guida i miei pensieri morti su per l'universo,
come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!
E, per l'incantesimo di questo verso, diffondi,
come ceneri e faville da un focolare inestinguibile,
le mie parole fra l'umanità!
Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata
la tromba di una profezia! O vento,
se viene l'Inverno, può esser lontana la Primavera?
Taluni mi seguono su questa strada: e arriviamo a risultati interessanti, talvolta importanti sia in sè, sia a livello di rapporto interpersonale, quantunque limitato dalla virtualità telematica.
Per altri, viceversa, sussiste quasi una sorta di timore, di pudore quanto al proseguire nel dialogo. Sono come anime cristallizzate sotto una campana di vetro, di loro natura diffidenti ad aprirsi all'altro. Ma vanno aiutati.
Mi fanno ridere soprattutto quelle (frequentissime) dichiarazioni di voto stereotipe, consistenti in un "bravo!", o poco più, seguito poco dopo da un "grazie!" dell'autore, come in un vecchio sketch di Petrolini, in cui il bravo e il grazie si succedevano a ritmo sempre più incalzante, finché il "grazie" giungeva addirittura a precedere il "bravo".. : )))
C'è sicuramente chiusura incomunicabilità, grande solitudine in tutto questo...
Tuttavia, non bisogna disperare, Marisa.
Chi non è un cristallo, e miracolosamente ha ancora un po' di sole dentro malgrado la vita sia dura per tutti, deve con santa pazienza mettersi là, e tentare di riscaldare gli altri, finché non si sciolgano.
E allora: delle 4 tattiche che ti sono venute in mente, l'urlo no, tanto meno il silenzio: insistere e scuotere, quello sì.
Con amore, e grande pazienza.
BEL PENSIERO, BRAVA !!! : )))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
Bene così. Soprattutto il vento che tira al giorno d'oggi, va preso di faccia, senza paura.
Mi fai venire in mente Danny Kaye, e il suo famoso film "Sogni proibiti".
In effetti, li si può fare anche ad occhi aperti.
Mah... può anche darsi che fosse realmente un respiro...
Assolta col beneficio del dubbio. : ))
Come dunque ha fatto la cernia a prendersela con il mare?
(Non c'è niente da fare, è sempre Giulio a portarmi fuori strada...)
Il problema è però individuare con certezza se si tratti o meno di errore…
Quanto al coraggio, mi sembra ce ne voglia sia per desistere, sia per andare avanti e lanciarsi nel burrone....
O forse no...
No, non ci siamo. Non è coraggio.
E' più probabile che l’una parli di muli, l'altra di ciechi.
Nel dubbio mi vien da pensare, alla maniera di Totò: chi è senza pietre, scagli il primo peccato... : (((
O (forse ancor meglio, in una prospettiva meno filantropica): fattela con chi è peggio di te, e fagli pagare le spese.!!
…Eziandìo..!! : //