Solo ch'il valore di ciò che si cerca lo si scopre a posteriori, non per scienz'infusa prima del suo stesso rinvenimento. Anzi, l'esperienza più diffusa è proprio la discrepanza tra le aspettativ'e il risultato, tra il valor'atteso e quell'ottenuto.
Anche se la citazione così formulata non ha riscontro in alcun'opera di Voltaire, tuttavia secondo alcuni autori la frase sarebbe stata estrapolata dal "Trattato della tolleranza" (1763) e rappresenterebbe realmente una citazione dello scrittore francese. In tale "Trattato" infatti si trovano alcune frasi simili. Inoltre esiste anche un'altra frase di Voltaire piuttosto simile che potrebbe aver ispirato l'aforisma: «Non ho mai approvato né gli errori del suo libro, né le verità banali che afferma con enfasi. Però ho preso fortemente le sue difese, quando uomini assurdi lo hanno condannato...» (da "Questioni sull'Enciclopedia").
Penso che si possa tracciare un discrimine tra "fallito" e "perdente": il secondo è colui che rinuncia in partenza, mai contagiato dal desiderio di provarci, fare un tentativo, intraprendere la ricerca, cercare di riuscire nell'impresa. Si dà per sconfitto a priori.
Il premio Oscar Alex Gibney ha scritt'e diretto Steve Jobs - The Man in the Machine, un documentario sulla vita del fondatore dell'azienda di Cupertino. Ne emerg'il ritratto d'un personaggio "Bold, Brillant, Brutal" (audace, brillante e brutale), un visionario m'anch'un "leader spietato e senza scrupoli". Fin qui nulla di nuovo, mentre le sorprese risiedon'altrove: la "i" usata come prefisso nei prodotti di Jobs non è un corrispettivo di "smart", "clever", ecc., non è l'iniziale di "intelligent" né d'alcunché di simile. Quella "i" va intesa come singola parola, "io", e designa l'egotismo del suo imprenditore e dei suoi acquirenti, fruitori e fanatici, una setta d'adepti tecnocentrica ed elitaria per i prezzi esorbitanti disposti a sborsare pur di sfoggiar'il brand assurto allo status symbol più in voga del momento. Forse Gibney ha scelto questo soggetto subito dopo Scientology (sempre del 2015) per tali sconcertanti affinità. Second'elemento di sorpresa: si sapeva che Apple e il suo logo non facessero riferimento a Turing e al suo suicìdio. L'unic'alternativa residua è all'ofitismo adamitico e prometeico: a Cupertino sono convinti d'avere la sapienza di chi ha osato ribellarsi mangiando l'edenico frutto proibito. Parola di "monaco Zen" (sic).
Targa commemorativa:
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