Sir Jo Black

Vincenzo, nella "non vita" non si sta! Quindi non starci bene significa rifiutare la vita e tutta la possibilità di "agire" che essa ci da o vorremmo ci desse. Io, razionalmente, non posso dire se si sta meglio da non esistiti, da m0rti o da vivi. Vedo solo che siamo quì senza ben saperne un perché, siamo quì cercando inutili spiegazioni e lamentandoci della nostra condizione... Che fosse veramente meglio non essere mai stati? Meglio il non sapere, non agire, non esistere? ... Meglio del pensiero di essere costretti ad andarsene vilmente e in silenzio? ... Non so!

Che ricordi lontani... Mi ricordo cose molto simili, compreso quando protestavo perché odiavo il fon il suo rumore ed il suo calore che mi infastidiva ... Ricordo che protestavo di fronte alla vasca piena d'acqua e poi, una volta entrato, non volevo più uscire ... anche perché sarebbe stato usato il fon malefico ...

Carino questo scorcio di ricordi ... ***/

Caro bluedeep, quella di Vincenzo è una risposta... Sarebbe ottimo se ognuno di noi fosse in grado di generare figli più "grandi" di noi stessi... Dovrebbe essere sempre così. Se noi seguiamo ed istruiamo i nostri figli essi saranno sicuramente più grandi di noi (nel bene o anche nel male) quantomenoperché non dovranno percorrere integralmente strade da noi già percorse.

Dici: "Non sempre!". Mi chiedo se intendi che non sempre sia sufficiente vivere con quel minimo indispensabile che indicavo al commento #12 o che non sempre si verificano le condizioni che indicavo.

Nel primo caso di risponderei, per esperienza, che è stolto chi non se ne accontenta. Io credo che l'essenza della vita sia nel poterla vivere con i compiti che la natura ci ha assegnato. "Stranamente" ogni volta che mi pongo in questa posizione sto bene, quando cerco di raggiungere mete superbe ed innaturali mi distruggo nel pensare a come ottenerle. Poi mi rendo conto che eguagliare la conquista della mega-villa con piscina è un piacere effimero rispetto ad amare la mia donna, i miei figli, il mio posto nel mondo.

Nel secondo caso non so bene che risponderti. Penso sia terribile pensare che ci sia qualcuno che non ha almeno un tetto, un giaciglio ed una minestra ... Credo che chi sia in questa condizione abbia la vera sofferenza. Non credo che la sofferenza sia quella di chi queste cose le ha è soffre guardando l'amico con la Ferrari e la mega-villa. Quest'ultimo dovrebbe guardare un attimo indietro e capire che quella roba è semplicemente ostentazione di inutile potere economico ...

Certo ... !!! ;)

Il mio dire è piuttosto sui cambiamenti sociali. Quando le cose vanno male sono richiesti cambiamenti anche forti. Nella storia ed osservando i anche i giorni nostri vediamo che cambiare rotta "repentinamente" non sembra portare risultati positivi, le rivoluzioni portano dolore. La "speranza" è un cambiamento "forte".

Ma probabilmente questa mia idea resta una chimera, quindi quando le cose vanno malissimo il finale diventa spesso la rivoluzione.