Per ipotesi: se fosse concesso all'umanità la possibilità di massificarsi rinunciando alle proprie caratteristiche e particolari, quindi di far sì che l'immagine di un uomo riflessa in uno specchio sia perfettamente conforme a quelle degli altri uomini come a fondere tutte le immagini in una, io credo che tale esperimento verrebbe accettato con entusiasmo da una vasta percentuale di individui, seppure dopo poco quella stessa percentuale farebbe l'impossibile pur di trovare le sue differenze rispetto agli altri in uno specchio, per rinnegare inevitabilmente il suo desiderio ostile alla natura. Ogni individuo è un astro che si aggiunge all'universo e gli astri si distinguono, per caratteristiche differenti, l'uno dall'altro.
Ci è stato concesso di vivere in anteprima un sentimento metafisico, che ci sfugge poiché probabilmente il suo fine è quello di sostenere la longevità del cosmo che è imparagonabile alla longevità del cuore.
La forza motrice delle correnti trasporta un messaggio in una bottiglia, nel caos delle onde del mare e i miei sentimenti viaggiatori che sono pronti alla partenza ed al ritorno sono spinti dalla forza motrice delle mie capacità celebrali, condizionati da correnti variabili.
L'equilibrista cammina sulle sue punte, cercando il consenso del pubblico che nel mentre si chiede cosa succederebbe se cadesse giù da quell'altezza, e su quel filo si sente vivo, perché lo stare in bilico gli dà emozione e tormento. Le sue punte si consumano lentamente; lui crede che siamo tutti collegati da un filo invisibile, e che basterebbe attraversarsi, raggiungendosi con coraggio per essere meno distanti. L'equilibrista immagina di trovare la felicità dall'altro capo del filo, di dare orgoglio ad esseri umani che lo hanno amato e lo applaudono dal cielo; il faro resta acceso su di lui che resta concentrato, i suoi passi procedono a tempo di battiti di cuore. Lui è l'artista, lo scriba di quest'attimo, il suo circo è il suo stesso mondo, che egli intensamente ama e odia.
La libertà di pensiero è una facoltà che si rinnova ogni giorno in noi per poter essere condivisa, è un ponte che da qualsivoglia prospettiva lo si osserva è lì, creato per congiungere ed esplorare molteplici terre.
Siamo figli delle nostre città perché somigliamo al luogo in cui viviamo, da cui assimiliamo la cultura, il linguaggio, i gesti e le paure, le gioie e gli orgogli. Onoriamo e malediciamo quotidianamente la nostra città, e il nostro cuore assume le sembianze della vasta piazza principale.