Che tristezza. È triste, per davvero, che campiamo tutti quanti come idioti, e alla fine moriamo.
Composta mercoledì 12 giugno 2013
Che tristezza. È triste, per davvero, che campiamo tutti quanti come idioti, e alla fine moriamo.
È poca la gente con cui possa trovarmi in una stanza per più di cinque minuti senza sentirmi stomacato.
Per me scrivere è tirare fuori la morte dal taschino, scagliarla contro il muro e riprenderla al volo.
Quello che più mi piace, mi sa, è che nel tempo tutto si risolve, si aggiusta, si cicatrizza, indipendentemente da quel che penso o faccio...
La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno, mi sembra la soluzione più sensata.
Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare.
Era un buon momento. Quello che non riuscivo a tollerare era il pensiero che un giorno tutto sarebbe finito in niente. Gli amori, le poesie, i gladioli. Ci saremmo ritrovati imbottiti di terra come panini.
Guerra, guerra, guerra il mostro giallo, la divoratrice di anime e corpi. Guerra l'indescrivibile, il piacere del folle, l'ultimo argomento a disposizione degli uomini non cresciuti. Deve esistere per forza? E noi? E intanto ci avviciniamo all'ultimo lampo, all'ultima chance che ci resta. Resta soltanto un fiore, un solo istante per respirare così.
Gioventù, brutta stronza, dove sei finita?
La differenza tra l'arte e la vita è che l'arte è più sopportabile.