in Frasi & Aforismi (Libri)
L'ossessione del suicidio è propria di colui che non può né vivere né morire, e la cui attenzione non si allontana mai da questa duplice impossibilità.
dal libro "Il funesto demiurgo" di Émile Michel Cioran
L'ossessione del suicidio è propria di colui che non può né vivere né morire, e la cui attenzione non si allontana mai da questa duplice impossibilità.
Perdere il sonno e cambiare lingua. Due prove, l'una indipendente da se stessi, l'altra deliberata. Da soli, faccia a faccia con le notti e con le parole.
Annoiarsi è masticare tempo.
Il silenzio è insostenibile. È più facile rinunciare al pane che al verbo. Il moto dello spirito esige parole in massa, senza le quali, avvolto su se stesso, rimugina la sua impotenza. Disgraziatamente l'eloquio scivola nello sproloquio. Anche il pensiero vi tende, sempre pronto a espandersi, a gonfiarsi. Arrestarlo con l'acredine, contrarlo nell'aforisma o nella battuta, significa opporsi alla sua espansione, al suo movimento naturale, al suo slancio verso la prolissità o la dilatazione. Da qui i sistemi, da qui la filosofia, da qui la letteratura.
Ancora poche generazioni e il riso, riservato agli iniziati, sarà impraticabile quanto l'estasi.
Una lacrima ha radici più profonde di un sorriso.
Vivo perché le montagne non sanno ridere né i vermi cantare.
Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo.
Sono talmente appagato dalla solitudine che il minimo appuntamento è per me una crocifissione.
Ciò che non è straziante è superfluo, almeno in musica.